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Gli MVP silenziosi. (Parte 3)

SAN ANTONIO, TX - JUNE 15: Tiago Splitter #22 of the San Antonio Spurs hugs teammate Manu Ginobili #20 at the end of Game Five of the 2014 NBA Finals against the Miami Heat at AT&T Center on June 15, 2014 in San Antonio, Texas. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and/or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2014 NBAE (Photo by Nathaniel S. Butler/NBAE via Getty Images)

Arriviamo ora alla terza parte di questa “rubrica”, in cui non tratterò un singolo giocatore ma un’intera panchina. Questa volta è il turno della “San Antonio Spurs Bench“. Può sembrare assurdo inserire addirittura una panchina intera o quasi in un contesto questo, ma in un sistema come quello dei texani, l’impatto dei giocatori che non fanno parte del quintetto risulta essere un fattore estremamente determinante.
In questo caso occorre fare un brevissimo refresh su quello che è il sistema NBA e su quello che vuol dire essere riusciti ad essere una contender per oltre un decennio. L’NBA è un sistema estremamente complesso, infatti esso impone delle regole e delle scelte da prendere che obbligano tutte le franchigie, al termine di un periodo più o meno lungo, a riniziare quasi da zero (vedi i Lakers o i Celtics per citare due nomi storici, anche se questi ultimi sono già più avanti). Questo processo definito “tanking“, è un meccanismo in cui una squadra per un anno rinuncia a quasi ambizione di titolo/playoffs facendo giocare i più giovani per farli crescendo, perdendo un numero di partite tali da riuscire poi ad avere una scelta alta al draft. Ricominciando poi a ricostruire sui giovani e sui free agent di un certo livello rispettando però il “salary cap” ovvero un tetto salariale entro cui le squadre devono rimanere per firmare i contratti dei giocatori. Nel caso in cui questo non venga rispettato la franchigia è costretta a pagare una sovratassa. Questo processo non è ancora stato pienamente appreso dai Philadelphia 76ers che non riescono a ricominciare a causa di infortuni e scelte sbagliate, e proprio dagli stessi San Antonio Spurs. Questi ultimi infatti hanno sostanzialmente “aggirato” il sistema rinunciando al tanking perchè in grado di continuare a vincere grazie alle scelte estremamente efficaci attuate dalla franchigia.
Non si rimane una contender per così tanti anni senza un sistema efficace, e quello dei San Antonio Spurs viene chiamato “Spurs System” (come sfottò), anche se ci sarebbe solo da elogiare una squadra che è riuscita a creare una tale mentalità, una voglia di vincere e rimanere al vertice. Nulla è da dato dal caso, e lo si è visto con l’innesto di LaMarcus Aldridge quest’estate. Secondo molti avrebbe dovuto sconvolgere un po’ quelli che erano gli equilibri all’interno di questo sistema ma così non è successo, anzi.
In un sistema del genere risulta quindi ovvio che ogni giocatore si inserisca perfettamente e dia il suo contributo quando viene chiamato in causa. Infatti, con Tim Duncan costretto a stare seduto obbligatoriamente un certo numero di minuti in panchina (circa 20 su 48 totali) e Manu Ginobili che in uscita della panchina ha 20 minuti per esprimersi completamente, il resto del roster ha tanti minuti e responsabilità.
Ginobili infatti è quello, insieme a Patty Mills e Boris Diaw, che gioca più minuti in uscita dalla panchina (circa 20 per tutti e tre). E’ difficile pensare davvero che addirittura 3 giocatori escano dalla panchina con un numero di minuti tali e con una qualità simile. usa-today-8909978.0Ma è ancor più assurdo in generale pensare che tutti e 12 i giocatori del roster hanno giocato almeno 13 partite questa stagione. Inoltre l’inserzione di un giocatore con le capacità e il tiro di David West, anch’esso dalla panchina, è davvero fondamentale. Gli stessi Anderson, Simmons e soprattutto Marjanovic (nelle ultime apparizioni) danno un contributo utilissimo, senza far rimpiangere minimamente il quintetto che si riposa in panchina.
Parlando in termine di statistiche, su 102 punti totali di media a partita, la panchina produce quasi sempre dai 40 ai 50 punti. Numeri pazzeschi.
Ma è proprio grazie al sistema Spurs e alla capacità di tutti i giocatori di contribuire in maniera determinante che la franchigia texana ha il secondo miglior record NBA, secondo solo ai Golden State Warriors.
Anche quest’anno, penseranno al tanking il prossimo. Anche quest’anno sono lì, sono una contender con il probabile miglior gioco di tutta l’NBA e la squadra che significativamente può impensierire di più i Warriors nella corsa al titolo.

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Written by Francesco Novello

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