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Cesare morì con 23 pugnalate, per Marino 25 consiglieri

Ignazio Marino ha ritirato le dimissioni, presentate il 12 ottobre.
La notizia è arrivata alle 16.28, il sindaco della Capitale dunque ha ufficializzato la decisione che per giorni è stata soltanto una ipotesi.
Il ripensamento di Marino è giunto a poco tempo dalla ‘scadenza definitiva‘ dei venti giorni concessi per legge, infatti le sue dimissioni sarebbero state effettive dal 2 novembre.
“Ritengo che ci sia un luogo sacro per la democrazia che è l’aula, un consiglio comunale e io sono pronto a confrontarmi con la mia maggioranza per illustrare quanto fatto: le cose positive, gli errori e la visione per il futuro. Alla presidente del consiglio Comunale Valeria Baglio esprimerò la mia intenzione di avere una discussione aperta, franca e trasparente nell’aula Giulio Cesare”, ha dichiarato Ignazio Marino.
Intanto il Partito Democratico ha ordinato ai propri consiglieri di lasciare in massa la giunta romana. Orfini, commissario del PD Roma, ha minacciato: “I consiglieri dem si dimetteranno in massa”.
Così senza battere ciglio l’assessore ai trasporti Stefano Esposito e il vicesindaco di Roma Marco Causi hanno rassegnato le loro dimissioni, mentre sarebbero in arrivo quelle di Alfonso Sabella (Legalità), Marco Rossi Doria (Istruzione), Luigina Di Liegro (Turismo), Maurizio Pucci (Lavori pubblici) e Giovanna Marinelli (Cultura).
Lo sconto Marino vs Renzi raggiunge oggi il livello più alto. Il ripensamento sulle dimissioni, del Sindaco di Roma, paventato dai suoi oppositori nei giorni scorsi, si è materializzato spiazzando i piani di chi ha creduto che la vicenda Marino fosse giunta al termine.
Adesso toccherà al Partito Democratico sfiduciare in aula il proprio Sindaco. Renzi avrebbe di certo preferito le dimissioni ovvero il suicidio politico di Marino, indolore per il PD. Mentre la strada da percorrere conduce allo scioglimento del consiglio comunale romano.
Sarà la riproposizione delle Idi di marzo. Una nuova congiura targata 2015, con l’uccisione politica di Ignazio per mano dei suoi stessi ‘compagni’.
Cesare morì sotto i colpi di ventitré pugnalate, per Marino ci vorranno 25 consiglieri pronti a dimettersi.

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