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Il mio Bari-Crotone: harakiri!

Tutto e il contrario di tutto. Il Bari fa, disfa e nel finale regala tre punti pesantissimi ad un Crotone, rimesso in partita da un orrore della premiata ditta Guarna-Donkor. Peccato, perchè il Bari, dopo aver gentilmente concesso un tempo ai calabresi, nel secondo ha digrignato i denti e caricato a testa bassa, mandando in tilt la difesa ospite e raggiungendo il, meritato, vantaggio. Poi, il fattaccio e l’incredibile kappao finale. Una sconfitta che, guardando la classifica, pesa come un macigno per il prosieguo della stagione.
In avvio, il solito Bari. Molle, timido e disattento. Sbagliare approccio alla gara è diventato ormai un marchio di fabbrica, di cui faremmo volentieri a meno. Sul primo gol ospite, è la sagra dell’errore: clamoroso quello di Donkor, preoccupato da una diagonale inconcepibile con i centrali di difesa in corretta posizione in marcatura, dimenticandosi l’esterno avversario. Meno evidente, ma ugualmente decisivo, quello di Jakimovsky, ingenuo nel coprire l’esterno su di un mancino puro dalla destra, concedendo spazio e tempo all’avversario per un comodo cross, dal quale è nato il primo vantaggio calabrese. Poi, la reazione veemente. Come a voler dire, scusate il ritardo. Una reazione dettata più dal cuore, che dalle idee. Cinque minuti d’assedio che hanno prodotto in serie: un gol annullato (giustamente), una traversa e due gol divorati. Poi, il nulla, in un primo tempo di molte ombre e poche, pochissime, luci. Centrocampo gentilmente concesso ai calabresi ed esterni messi in crisi dalle continue sovrapposizioni proposte dalla squadra di Juric sulle fasce. Fortunatamente lo zampino dell’arbitro, nel secondo gol annullato agli ospiti (ingiustamente) e nel graziare Donkor da un rosso meritatissimo, permette di andare al riposo con il minimo scarto. Nel secondo, il Bari cambia faccia con il 4-3-1-2. Squadra corta, idee chiare e baricentro alzato di trenta metri, condito da un pressing, a tratti indemoniato, coordinato e incisivo che porta ad una quantità industriale di palloni recuperati e un Rosina che, riportato trequartista e agendo tra le linee, crea enormi grattacapi ai due centrali di centrocampo ospiti. Il, meritato, ribaltone di metà secondo tempo è solo la semplice conseguenza di quanto di buono la squadra ha saputo offrire nella prima metà del secondo tempo. E quando tutto sembrava incanalarsi nel verso giusto, ecco arrivare l’ennesima fatale disattenzione. Prima, Donkor si fa attirare ingenuamente dal pallone, scordandosi in marcatura Budimir, che grazia Guarna con un colpo di testa centrale da due passi. Poi, la premiata ditta Guarna-Donkor affossa definitivamente le speranze biancorosse con due orrori in sequenza, difficili da poter digerire in una serata del genere e da poter mettere in atto persino in una terza categoria.
Quanto ai singoli, Donkor da film horror. Va bene la giovane età (classe ’95),  ma compiere tre/quattro errori grossolani ed uscire mentalmente dalla partita dopo appena due minuti è troppo. Indisciplinato tatticamente, mai una diagonale degna di esser chiamata tale e sempre irruento negli interventi difensivi. Avrebbe meritato il rosso per la scriteriata reazione su Stoian, avrebbe meritato il cambio dopo la prima mezz’ora di gioco, peccato non ci fossero alternative in panchina. Male anche Jakimovsky, seppur condizionato dalla febbre. E qui, sorge spontaneo un interrogativo. E’ un terzino o un esterno offensivo? Completamente in balìa della catena di destra formata da Zampano e Ricci, poco propositivo in fase di spinta, nullo nell’economia del gioco della squadra. Giusto cambiarlo a metà tempo. Tra i nuovi arrivati, semaforo verde per Cissokho e Dezi. Il primo, garantisce corsa e fisicità sull’esterno. Non a caso, l’asse Zampano-Ricci nella ripresa non ha prodotto nulla di pericoloso dalle sue parti. L’altro, ha saputo imprimere dinamismo alla manovra e offrire dialogo ai compagni di reparto per creare la necessaria superiorità a centrocampo che ha più volte disorientato gli avversari. Gentsoglou, al rientro dopo un lungo stop, è parso in netto ritardo di condizione. Al Bari di oggi, per un’ora, è mancato il collante tra i reparti, nonchè il faro del gioco dal quale far partire la manovra. Da promuovere l’attacco. Il Rosina trequartista del secondo tempo è tutt’altro giocatore rispetto all’esterno offensivo del primo tempo. Appare ormai necessario impiegarlo tra le linee per incrementare l’incisività della manovra offensiva biancorossa. Bravo anche De Luca nel pungere sul rigore propiziato per il momentaneo 2-1 e nel creare scompiglio nella retroguardia ospite. Anche in questo caso,  farlo giocare al fianco di una prima punta e vicino alla porta appare la soluzione più logica per chi è un attaccante e non un esterno offensivo. Nota a parte merita lo stoico Maniero: segna, va in porta, fa un miracolo incredibile su Budimir e, dopo aver gettato il cuore oltre l’ostacolo, deve inchinarsi ad una manciata di secondi dal traguardo. Indescrivibile la sua prova, da strappalacrime il suo impegno.
Mettendo da parte per un attimo la rabbia per una sconfitta immeritata, ciò che consola è vedere una squadra finalmente viva. Avellino, di certo, dirà molto (se non tutto) su dove questo Bari potrà arrivare in questo campionato. E dunque, ad Avellino l’ardua sentenza…

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Written by Alberto Stasi

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