in

L'Italia si ferma a 11 metri dalla finale

Va in finale la Spagna, dopo una partita sofferta contro un’Italia bella e coraggiosa. Non è stato il massacro che la maggior parte delle persone si aspettava, non si son viste le due storiche filosofie di gioco (da una parte il tiki-taka spagnolo, dall’altra il classico catenaccio e ripartenze in contropiede).
Volevamo la rivincita dopo la batosta subita l’anno passato all’Europeo in Polonia e Ucraina, un 4 a 0 che lasciava pochi spazi alle recriminazioni. Eravamo stanchi quella sera di 12 mesi fa, non c’era stato nulla da fare fin dal calcio di inizio. Questa volta invece i nostri azzurri hanno provato a fare la partita tenendo il campo per tutti i 120 minuti arrendendosi solamente ai tiri dal dischetto. Mettendo paura alle furie rosse in più di un’occasione, specialmente nel primo tempo supplementare quando Giaccherini ha colpito il palo alla sinistra di Casillas, ritrovando energie fisiche che nelle ultime partite non avevamo.
Un 7-6 finale che aumenta i rimpianti per quello che poteva essere ma non è stato, per quella maledizione che ci portiamo dietro quando si tratta di calciare i rigori ( abbiamo sì vinto i mondiali 2006 in questa maniera, ma i tiri dagli undici metri ci hanno spesso visti sconfitti). Stesso epilogo di cinque anni fa durante gli Europei in Austria e Svizzera, quando venimmo estromessi ai penalty durante i quarti di finale, in quella partita indicata da tutti come l’inizio del ciclo spagnolo che li ha visti conquistare la vittoria nella manifestazione del 2008, il Mondiale in Sudafrica nel 2010 e un altro titolo europeo due anni dopo.
Usciamo a testa alta, unica squadra da un po’ di tempo a questa parte ad aver impensierito seriamente gli spagnoli, apparsi sinceramente un po’ diversi dal solito, bisogna sottolinearlo. Ed è un mix di emozioni contrastanti quello che si prova dopo questa eliminazione, un misto tra la soddisfazione di poter dire “siamo stati grandissimi, abbiamo fatto qualcosa di incredibile, li abbiamo fatti soffrire dall’inizio alla fine” e la tristezza del “peccato, dopo una partita del genere forse meritavamo di più”.
Il calcio è anche questo e nonostante la miglior prestazione in Confederations Cup non siamo riusciti ad ottenere la vittoria, ma la strada da seguire per essere competitivi al Mondiale dell’anno prossimo in Brasile è quella giusta: grinta, coraggio e piedi buoni.
Ora tutti in vacanza prima di riprendere la stagione con i propri club per inseguire trofei nazionali ed europei in attesa di rituffarsi l’estate prossima alla caccia di un sogno, sperando di non svegliarsi a 11 metri dal traguardo…
 
 
 

What do you think?

Written by Marco De Rinaldis

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

GIPHY App Key not set. Please check settings

L'involuzione della commedia all'italiana dal 1970 ad oggi

Il dottore torna alla vittoria dopo tre anni. Eroico Lorenzo.