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Niente poker, assenze pesanti: che fine ha fatto Di Cesare?

Niente poker. Dopo un’ora di sonno profondo, sovrastati fisicamente dal Como, gli innesti di Di Noia e Boateng suonano la sveglia e rivoltano la partita come un calzino. Ed è risaputo. Questo tipo di partite con poco calcio e tanti calci, tutto fisico e niente spettacolo, è importante non perderle.
Ma venti minuti d’assalto non possono giustificare un’ora di sonno profondo. Per un’ora, il Bari di oggi è pigro, a tratti svogliato. Fraseggi elementari errati, ritmi blandi e poca cattiveria (agonistica). Quella stessa cattiveria che permette ai padroni di casa di dettar legge a centrocampo e sovrastarci fisicamente in ogni, singola zona, del campo.
L’approccio alla gara e buoni 60′ di gioco sono da mettere subito nel dimenticatoio. La B è questa. La B è anche il Como che sopperisce alla scarsa qualità tecnica, imponendo fisicità alla gara e dando precedenza alla concretezza, piuttosto che lo spettacolo. Ma I biancorossi hanno dimostrato di non saper interpretare il match nel migliore dei modi. Molli, timidi e poco reattivi.
Male il centrocampo, dicevamo. Avulso dal gioco Donati. Lento, macchinoso e poco intraprendente in fase di costruzione. Il centrocampo biancorosso sembra porgere l’altra guancia ad un Como che, di certo, non dispensa carezze. Per gennaio, sarebbe doveroso guardarsi intorno per trovare un metronomo, che faccia da rincalzo all’ottimo Gentsoglou. Ah, quanto ci è mancato oggi…
Discorso a parte merita Romizi. Non è una mezz’ala, ma un interno di centrocampo. L’ennesima dimostrazione arriva in terra lombarda. In affanno nei primi 45′, protagonista negli ultimi 20′, quando Nicola impartisce il tanto atteso cambio di modulo (4-2-4 con l’ingresso di Boateng per Donati) e Marco torna nel suo ruolo naturale.
Difesa balbettante. Una dormita colossale del reparto arretrato (Rada perde l’uomo e Gemiti si dimentica della diagonale) e lo scarso apporto di Contini e Sabelli mettono in luce le pesanti assenze di Donkor e Di Cesare. A proposito, Di Cesare che fine ha fatto?
Gli ingressi di Di Noia, in luogo di un poco intraprendente Gemiti, e di Boateng hanno ravvivato la manovra biancorossa e cambiato il volto al match. Bravo Nicola nel saper leggere la gara in corso e a privilegiare gli esterni, poco sfruttati nella prima ora di gioco. Ed è proprio sull’esterno che arrivano i maggiori pericoli, nonchè il gol dell’1-1 finale. Peccato aver perduto tanto tempo prima di cambiare modulo e atteggiamento. I lombardi schieravano terzini bloccati e dediti alla fase difensiva, Sabelli e Gemiti dovevano e potevano dare molto più. Ed il primo a soffrire dei pochi cross dalla fascia è stato proprio Maniero, costretto al solito lavoro sporco spalle alla porta e poco incisivo in zona gol.
Prossima fermata, Ascoli.

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Written by Alberto Stasi

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