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Tarantino: "I miei film sono tutti correlati tra loro. Ne farò solo altri due o tre e vi spiego il motivo"

Quentin Tarantino, genio, visionario, folle o eccessivo? Checché se ne dica, il regista americano riesce sempre a far parlar di sé e a non passare inosservato grazie alle sue incredibili pellicole.  La sua ultima opera, The Hateful Eight, si è immediatamente rivelata un successo (l’ennesimo), grazie ai notevoli incassi, come ha testimoniato Luigi Lonigro, ovvero il Direttore di 01 Distribution: “In appena tre giorni di programmazione ha raggiunto un incasso pari a 107.828€ e la media è stata di circa 9.239 presenze!”.
E a proposito di numeri, Tarantino non lascia mai nulla al caso dato che, il suo 8°film parla di 8 furfanti ed è stato presentato in anteprima a Roma agli studi di Cinecittà davanti a 888 persone, su richiesta dello stesso regista, ben lieto di far ritorno nel Bel Paese, patria di Sergio Leone ed Ennio Morricone, da sempre considerati da Quentin rispettivamente miglior regista e miglior compositore in assoluto. L’autore di successi quali Pulp Fiction e Le Iene, non ha effettivamente mai fatto mistero della sua passione viscerale, nutrita fin dall’infanzia per gli Spaghetti western e per le impareggiabili melodie create dal musicista italiano.
Spaghetti western
Proprio in occasione dell’ultima cerimonia dei Golden Globe, verificatasi il 10 gennaio scorso, Tarantino è salito sul palco del Beverly Hilton Hotel di Beverly Hills a nome di Morricone, per ritirare il premio vinto da The Hateful Eight nella categoria miglior colonna sonora. Durante il consueto discorso di ringraziamento, il regista americano ha così omaggiato il lavoro del compositore: “Questa cosa è fantastica, riuscite a capire che Ennio Morricone è il mio compositore preferito? Lui è come Beethoven, Schubert o Mozart!” Riguardo al suo retaggio culturale e alle sue origini, Tarantino già in passato aveva candidamente ammesso di essere stato influenzato dalle opere Made in Italy per la realizzazione dei suoi film: “Credo che il mio dna abbia contribuito a farmi innamorare della cinematografia italiana. Sergio Leone è un maestro assoluto ed è stato capace attraverso il cinema d’azione, di esprimere quel cambiamento che si percepiva nell’aria ai suoi tempi, un po’ come ho fatto io negli anni ’80 attraverso un genere poliziesco rivisitato.”
Personaggi Tarantino
Cosa si nasconde dunque dietro alle pellicole di Tarantino, oltre ad uno spassionato amore per il nostro Paese? “Semplicemente” uno scenario interamente partorito dalla sua mente con logica. E’ stato proprio lui a spiegare in quale maniera le sue opere riescano ad essere collegate tra loro tramite i personaggi: “In realtà io ho creato due universi, uno nel quale si vive la realtà e l’altro dove invece si svolge una finzione cinematografica. Ad esempio immagino che i protagonisti di Pulp Fiction o de Le Iene, vadano in sala per vedere Dal Tramonto all’alba o anche Kill Bill, che sono a sé stanti. Mia Wallace sogna di essere una Beatrix Kiddo, i fratelli Vega intraprendono la stessa strada sebbene in momenti diversi e perfino in The Hateful Eight, c’è un personaggio legato da un vincolo di sangue ad un altro di un film precedente”. In questo caso si fa riferimento a Oswaldo Mobray/Pete Hicox alias Tim Roth, imparentato alla lontana con Archie Hicox di Bastardi senza gloria, interpretato da Michael Fassbender.

Intervista a Quentin Tarantino:

*Attenzione spoiler su The Hateful Eight!*

A far ulteriormente luce sull’universo tarantiniano celato dietro alle sue 8 pellicole, è stato proprio il regista del Tennessee durante un incontro con Francesco Castelnuovo, avvenuto per registrare lo speciale dedicato a The Hateful Eight, trasmesso da SkyCinema.
“In questo film c’è molta atmosfera teatrale, è stato concepito così..Mentre scrivevo la sceneggiatura sapevo che una volta arrivati all’emporio, sarebbe finita lì, nessuno sarebbe mai andato oltre, anche se avessero superato la bufera di neve. Non sapevo nemmeno chi sarebbe rimasto vivo, alla fine. L’idea era quella di inchiodare quella porta e rimanere a guardare il resto. C’è senza dubbio una meccanica teatrale come ho detto, che domina i dialoghi e contribuisce ad accrescere la tensione e questo è un aspetto che ovviamente si riflette sui rapporti tra i personaggi, che sono il vero cuore del film. Tra di loro, è un po’ come una partita a scacchi in cui i pezzi vivono, respirano, pensano e possono anche sanguinare. Per tutto il film non fai altro che osservare le mosse di queste pedine umane che si mangiano a vicenda.
Il confronto tra gli otto personaggi di “Ombre rosse” e gli otto del mio? Io ho cercato di riproporre quello che avevo apprezzato in quella pellicola, in modo però diverso. E’ giusto fare un parallelo tra i due film dato che, anche se Ombre rosse uscì nel ’39, risultò comunque molto moderno, grazie allo stile registico che lo caratterizza. Non è semplice evidenziare quale siano gli elementi che conferiscono modernità, ma di sicuro possiede questa grande qualità mentre invece nel mio film, c’è un aspetto classico e anche in questo caso, non saprei dire quali sono tali elementi classici. Ad ogni modo, sembra che i due film si intersechino e vadano in direzioni opposte. Gli otto personaggi in entrambi i casi, appaiono come degli stereotipi di protagonisti già visti, ed è come se li riconoscessimo a prima vista, in un certo senso. Con lo scorrere delle storie comunque si rivelano essere ben altro ed escono fuori le loro diverse capacità. I personaggi interpretati da Kurt Russell, Samuel L. Jackson e Tim Roth, scena dopo scena, mostrano le varie sfaccettature dei loro caratteri e di conseguenza si cambia idea rispetto alla considerazione che si aveva inizialmente di loro.
La musicalità dei miei dialoghi? Sì, è fondamentale per me e un attore come Samuel L. Jackson recita le mie battute come nessun altro. In verità anche Christoph Waltz le interpreta perfettamente; entrambi le cantano alla loro maniera. Effettivamente c’è una certa componente musicale nei miei dialoghi e loro la rendono bene, per cui a volte li chiamo scherzosamente “le superstar di Tarantino”. Sai cosa è che li rende tali? Semplicemente il fatto che capiscono il copione. I dialoghi che scrivo non sono poesia allo stato puro, ma restano comunque molto poetici. Non sono pura musica, ma sono molto musicali così come non sono battute da cabaret ma spesso hanno i tempi tipici della commedia e quindi, c’è bisogno degli attori giusti per ottenere questo risultato. Attori capaci appunto di cantare quei dialoghi, di farli diventare hip-hop se serve o farli diventare poesia. Non è una cosa che tutti sanno fare, puoi anche essere un premio Oscar ma o ti ci trovi con i miei dialoghi oppure no. Devi capirne l’umorismo: anche se non sono gag comiche, devi comprendere che dietro le battute c’è la risata!
Se una delle prime cose che faccio quando scrivo un nuovo film è pensare alla musica per la scena iniziale? E’ vero, lo faccio e questa volta, aver avuto l’occasione di lavorare finalmente con Morricone, è stato bellissimo. Lui è sicuramente il primo compositore di cui abbia imparato il nome e con il passare del tempo, ho imparato ad apprezzare così tanto la sua musica che è diventato il mio musicista preferito e lo dico per ciò che crea in generale, non solo a livello cinematografico. Nei miei vent’anni di carriera ho sempre cercato di usare la sua musica, sebbene fosse stata ideata per altri film e ogni volta, capivo quanto potesse essere evocativa. Non importava se era stata composta per un film italiano di un ventennio precedente, il forte impatto emotivo suscitato era perfetto per Bastardi senza gloria o per un altro. Forse non riesco a rendere al 110% le emozioni che esprimono le mie scene, io prendo un po’ le distanze da quei sentimenti, mi viene naturale e ad ogni modo, è la sua musica che aggiunge quella componente emotiva che manca! Aver potuto finalmente collaborare con lui, lavorarci a stretto contatto e soprattutto potergli parlare da amico, beh..E’ stato estremamente gratificante. Anche io la notte degli Oscar, tiferò per lui!
Quale scena ho preferito girare in questo film? Quella che mi ha divertito di più è sicuramente quella del rallenty dei cavalli che corrono sulla neve, diciamo perché era impressa con precisione nella mia mente: questi nasi grossi infreddoliti che invadono lo schermo li avevo in mente ma non credo di aver visto prima un’immagine così, quindi quando abbiamo ragionato su come farla, l’abbiamo girata, vista ed aggiustate ed è stato tutto molto divertente, come le scene della diligenza del resto. Partendo dalla battuta di Michael Madsen “il lavoro di un bastardo non finisce mai”, sì vi posso confermare la mia volontà di fermarmi dopo aver realizzato il mio decimo o undicesimo film.
Il motivo per cui cesserò l’attività di regista? Ogni volta mi servono almeno tre anni per farne uno e per arrivare a dieci, ce ne vogliono almeno sei di anni, quindi ne deve passare di tempo prima di dire «smetto». A me piace fare un film dopo l’altro, senza pianificare la carriera. C’è chi pensa solo a quella e cerca di fare di tutto per allungarla il più possibile ma a me, piace l’idea di una serie di film, che formino un unico insieme. Ognuno correlato con l’altro attraverso un vero e proprio filo conduttore che li lega. E’ bello vedere questo film che parte dall’opera di debutto e arriva fino all’ultima pellicola. Cosa farò dopo? Anche se non farò il regista, non significa che dopo mi darò all’ozio, sono uno scrittore! E’ questo il mio lavoro. Posso darmi ai saggi, alle sceneggiature anche a livello teatrale o qualsiasi altra cosa ma, per quel che riguarda il complicato mestiere di regista, credo che debba essere delimitato nel tempo. Ritengo che la maggior parte dei registi siano convinti di poter realizzare molti più film di quelli che poi riescono effettivamente a fare. Io so che il mio tempo è limitato e voglio usarlo nel miglior modo possibile.”
Quentin regia
 

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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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