Non si ferma l’epidemia di Ebola in Guinea. Il numero di persone che si ritiene siano state uccise dal virus ha ormai superato quota 100, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Si tratta di “uno dei focolai peggiori di Ebola che abbiamo mai affrontato”, e lo sforzo per contenere l’epidemia potrebbe “richiedere altri quattro mesi”, secondo l’Oms. Il virus ha ormai ucciso 101 persone in Guinea e 10 in Liberia, precisano gli esperti. L’Ebola si trasmette attraverso il contatto stretto. Molti Stati dell’Africa occidentale hanno confini laschi, e le persone viaggiano frequentemente tra i diversi Paesi, cosa che complica il lavoro dei sanitari. La Guinea meridionale è l’epicentro del focolaio: qui il primo caso è stato segnalato il mese scorso. La diffusione geografica dell’area colpita continua a rendere particolarmente difficile da contenere questa epidemia. “Ci aspettiamo di essere impegnati a contrastare questa epidemia per i prossimi due-quattro mesi, prima di potercela gettare alle spalle”, ha detto Keiji Fukuda, assistant Director-General for Health Security, da Ginevra. Secondo l’Oms 157 casi sospetti sono stati registrati in Guinea, e di questi 20 nella capitale Conakry.
Esistono concrete possibilità che il virus giunga in Sicilia attraverso gli sbarchi di clandestini provenienti dall’Africa. Occorre un’adeguata profilassi che tenga in considerazione le coordinate sintomatiche del virus letale. La Sicilia, per ragioni puramente geografiche, è maggiormente esposta agli sbarchi d’immigrati dal Continente africano rispetto alle altre regioni italiane; la storia insegna (vedi epidemia di ‘peste nera’ nel XIV secolo). Tra l’altro, i più importanti aeroporti europei hanno immediatamente attivato il codice rosso per i voli provenienti dall’Africa; a differenza dell’Italia che sembra temporeggiare in merito. Tuttavia vista la maggiore esposizione della Sicilia a contatti con migranti, spesso privi di adeguati controlli sanitari, e considerato lo statuto speciale del quale gode la Regione, sarebbe auspicabile un provvedimento normativo che imponga la giusta profilassi. Talvolta il buonismo estremo può cagionare danni irreversibili. Nessuna crociata contro gli immigrati; non siamo mica leghisti! Tuttavia una certa dose di razionalità in questa vicenda potrebbe preservare i siciliani da spiacevoli controindicazioni.
Auspichiamo maggiori controlli perché l’isolamento dei casi non basta, è fondamentale tracciare la catena della trasmissione.
La Sicilia merita più attenzione e meno passerelle elettorali.
Vincenzo Priolo
in Agorà
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