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Conflitto russo-ucraino: gli scatti dei fotoreporter testimoniano la guerra in corso. Report Difesa in alcune delle città colpite

Di Valeria Ferraro

Bucha (Ucraina) – nostro servizio particolare. Nel cortile della Chiesa di S. Andrea, sotto un cielo plumbeo, una squadra d’investigatori locale continua a procedere nell’identificazione dei cadaveri trovati dopo il 31 marzo scorso, a seguito del ritiro delle Forze Armate russe dalla regione a Nord di Kyiv.

Bucha – Chiesa di S. Andrea, investigatori con la scritta “War Crimes Prosecutor” impegnati nell’identificazione dei cadaveri. Chiesa di S. Andrea  (Foto dell’autrice)

“War crime prosecutor” è la scritta in evidenza sul retro della giacca di uno degli investigatori locali, impegnati ad indagare sui crimini guerra che avrebbero compiuto le Forze russe, secondo quanto denunciato dallo stesso Presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyy, a seguito della visita del 4 aprile a Bucha.

L’accusa di torture e violenze sugli abitanti della regione, da parte dei soldati russi, è stata però rifiutata dal Cremlino.

Per il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, le immagini diffuse sui media e sui social sarebbero frutto di una messa in scena.

Per cercare di far luce su quanto accaduto a Bucha e non solo, è giunto sul territorio anche Karim Khan, Procuratore capo della Corte penale internazionale (CPI), che ha dato il via ad un’indagine ufficiale, in base ad una precedente accettazione della competenza della Corte da parte dell’Ucraina che, ufficialmente, non ha ratificato lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale del 1998.

Per le strade di Bucha, intanto, fin dai primi giorni di aprile, diversi rappresentanti dei media e giornalisti indipendenti hanno cercato di documentare il macabro ritrovamento di corpi nelle strade, nelle abitazioni e in fosse comuni, oltre a raccogliere le testimonianze dei superstiti nei villaggi intorno a Kyiv.

Tracce dei combattimenti e degli attacchi si ritrovano intorno all’aeroporto internazionale Antonov, presso Hostomel (Gostomel), dove il 24 febbraio ha avuto inizio l’offensiva russa.

Aeroporto di Hostomel – Resti dell’Antonov-225. (Foto dell’autrice)

Qui, nell’hangar bruciato, si trova ancora una parte dell’enorme Antonov-225, areo-cargo tra i più grandi al mondo.

A circa 28 chilometri di distanza dallo scalo aereo si trova una delle città più colpite: Borodyanka.

Borodyanka – Squadre di vigili del fuoco e di emergenza di fronte ad uno degli edifici collassati (Foto dell’autrice)

Nella piazza centrale del piccolo centro urbano son ben visibili i resti di due edifici collassati e bruciati.

Secondo una prima stima del sindaco facente funzioni, Georgii Yerko, almeno 200  persone sarebbero rimaste sotto le macerie.

Tra i detriti, intanto, i soccorritori e gli operatori delle squadre di emergenza provano a cercare i corpi e rendere agibili appartamenti e strade.

Andriivka – Due militari rimuovono una cassa di munizioni da un’abitazione privata  (Foto dell’autrice)

L’accesso alle abitazioni è, però, possibile dopo una perlustrazione delle squadre di soccorso e dei militari che hanno il compito di trovare possibili munizioni inesplose o, peggio ancora, esplosivi collocati in ambienti domestici.

La sicurezza dei luoghi è diventata, fin da subito, una delle priorità per le squadre del Servizio di Emergenza Statale (SES) dell’Ucraina, anche al fine di permettere agli abitanti di tornare a prendere i propri effetti personali, cercare i corpi dei propri familiari o i luoghi di sepoltura improvvisati dai vicini.

La vista delle fosse comuni, dei corpi nei cortili e quella degli edifici bruciati porta, inevitabilmente, a porsi una serie di domande su quanto avvenuto in ogni singolo luogo e ad ogni persona.

Andriivka – Militari a casa di un civile.. Nel cortile dell’uomo è presente un cratere e resti di munizioni (Foto dell’autrice)

La raccolta delle testimonianze dei superstiti diventa, quindi, necessaria non solo per le indagini in corso e per la cronaca, quanto per restituire voce e umanità ai superstiti e per dare alle loro parole e ai loro volti un ruolo nella futura memoria sociale e collettiva.

E il nostro reportage fotografico lo conferma.

FOTO DI COPERTINA A CURA DELL’AUTRICE

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