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Francia, i segreti del CFA. Parla l’economista Antonio Maria Rinaldi: “Viene impedito alle economie africane di svilupparsi”

Di Marco Pugliese

Roma. Report Difesa ha intervistato l’economista Antonio Maria Rinaldi, professore di Economia Politica alla Link Campus University di Roma e docente di Finanza aziendale all’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara.

L’economista Antonio Maria Rinaldi

Per Rinaldi siamo di fronte ad una fase delicata che attende l’Europa, uscita in queste ore a pezzi dall’accordo tra Francia e Germania che di fatto mina l’Unione dalle sue fondamenta.

A questo, poi,  si aggiunge la polemica tra il nostro Paese e quello francese sulla poco nota (al grande pubblico) politica in Africa occidentale e centrale.

Una Banca, quella nazionale francese, che ancora stampa moneta in chiave neocoloniale e di fatto lega alla propria economia ben 14 Stati africani in via di sviluppo.

La situazione politica pare, dunque, sempre più buia. Da una parte decisioni prese senza consultazioni reali, dall’altra proteste infinite come in Francia.

In mezzo la cancelliera tedesca Angela Merkel ed il Presidente francese, Emmanuel Macron che cercano di blindare le decisioni prese per il futuro.

I due amici Emmanuel Macron ed Angela Merkel

Senza Londra e con l’Italia smarcata possono incidere, Roma, oltre la “polemica coloniale” deve decidere se abbracciare del tutto la NATO (Donald Trump aspetta Giuseppe Conte negli Stati Uniti) insieme a Londra (il caccia Tempest ad esempio, la politica navale) o tuffarsi in un progetto europeo rischiosissimo che potrebbe obbligare la nostra industria pesante a fare scelte di produzione a favore di Parigi e Berlino. L’ affaire Stx-Fincantieri insegna.

Trump e Conte, lo scorso anno in Sicilia

Fincantieri attualmente è un competitor fortissimo per tedeschi e francesi ed è un pilastro, un vero asset per la nostra economia. Future regole “europee” potrebbero limitarne la forza?

La partita è appena iniziata e l’Italia deve decidere velocemente dove giocare. La logica ci spinge con Gran Bretagna ed Usa, ma ciò significherebbe andare in trincea in Unione europea, anche se, dopo le elezioni, lo scenario potrebbe cambiare.

Il tasto coloniale? L’ Italia ha scoperchiato un vaso di Pandora, tutti sapevano ma nessuno parlava, ora la questione va affrontata. Un Paese membro dell’Unione che gestisce di fatto l’economia di 14 Stati africani è una distorsione dei valori fondanti la Ue che di fatto non può accettare al suo interno un mantenimento, neanche troppo velato, di regimi neocoloniali.

Professor Rinaldi, quanto guadagna la Francia dalla propria posizione in Africa?

Moltissimo. Di fatto la Francia non permette con questa moneta (d’assoluto stampo coloniale e creata nel 1945) alle economie africane di svilupparsi come dovrebbero e di commerciare con Parigi in primis. Anzi, le monete sono due, una per la parte occidentale ed una per quella centrale. E’ una vera fregatura per questi Stati che non godono di sovranità monetaria.

Siamo di fronte ad una situazione simil euro?

In realtà simile, ma peggiore perchè trattasi di Paesi non ancora sviluppati che non crescono sicuramente senza flessibilità. Il cambio è fisso e lo decide Parigi.

La mancanza d’acqua e di cibo preoccupa molti Paesi africani.

Qualcuno ha scambiato questo sistema per “aiuto”…

Il sistema avrebbe dovuto essere di transizione. Finito ufficialmente il colonialismo nel 1945 si presentò il problema della gestione di quei territori che, di fatto, la Francia controlla tramite basi e perfino trasferendo ricchezze.

Intende il deprezzamento delle materie prime presenti in questi Paesi, di fatto comprate da Parigi a prezzo creato a tavolino tramite il Franco Cfa?

Non solo, c’è di peggio. Parigi obbliga i Paesi Cfa a depositare il 50% delle entrate valutarie. Quale sarebbe il motivo se non il guadagno della Banca Nazionale di Francia? Questo approccio distorce le economie africane che non si diversificano in base alle proprie risorse ma sono uniformate formalmente in grandi territori, appunto l’occidentale ed il centrale. Come l’Euro frena le iniziative di vari Stati, causa differenze strutturali e di risorse, il Franco Cfa opera in pratica a favore di chi emette e gestisce il cambio, cruciale per il commercio in area, tutto a vantaggio di Parigi.

La Francia convoca, per le dichiarazioni su questo tema di un rappresentante del nostro Governo, l’ambasciatrice italiana a Parigi…

Noi avremmo dovuto convocare l’ambasciatore francese, ma sa per cosa? Per il nuovo asse Parigi-Berlino, del tutto inappropriato per l’Unione europea.

Ora quale strategia va attuata, alla luce di quest’accordo tra Berlino e Parigi?

La strategia è cambiare l’ Europa. Mi spiegate come può Berlino, con export in surplus, dialogare con l’economia in deficit francese? Che politica può uscire da quest’accordo? Di sicuro non applicabile all’Unione odierna. Pare un direttorio.

Un direttorio che supera la Ue?

In un certo senso la delegittima. Francia e Parigi faranno incontri con delegazioni miste, Esteri e Difesa dove rilanciano l’Esercito europeo, ma gestito da loro. Non ci siamo. L’Europa non può esser la casa di tutti, così come è stata disegnata. Va cambiata.

Ma l’accordo in questione piace agli europei?

E chi lo ha chiesto al popolo? Come al solito la democrazia non conta. Si decide nelle “segrete stanze”, escludendo il resto. Abbiamo vari problemi da risolvere, oltre alla questione africana francese.

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