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Guardia di Finanza: a Livorno sgominata una maxi-rete di spaccio composta da italiani, africani e sudamericani. Arrestati 19 trafficanti

Di Mariateresa Levi

Livorno. Infestavano la città dalla zona centrale di Piazza Garibaldi, passando per il lungomare, la zona industriale fino ad arrivare alla provincia pisana, con una rete di spaccio capillare quanto estesa della quale facevano parte cittadini italiani oltre ad immigrati africani e sudamericani, ma i loro affari criminali, documentati anche con intercettazioni telefoniche ed ambientali, sono stati finalmente interrotti dai Finanzieri del Comando Provinciale di Livorno che ha arrestato 19 responsabili.

Operazione della Guardia di Finanza a Livorno contro il traffico di droga

È questa l’essenza dell’Operazione “Time Out” che le Fiamme Gialle labroniche, agli ordini del Colonnello Gaetano Cutarelli, hanno oggi concluso rispondendo, tra l’atro, alle esigenze di una cittadinanza esasperata dalla spavalderia degli spacciatori ma anche preoccupata da una loro “clientela” costituita da minorenni e che, nello specifico di questa operazione, hanno rivelato 11 giovanissimi assuntori abituali di droghe.

Non è stato facile per gli investigatori della GDF “decriptare” i messaggi in codice che i pusher si scambiavano con i loro clienti.

Messaggi in cui si faceva riferimento ad ore e minuti (da questo particolare il nome dell’operazione) ma che in realtà, più che a misurare il tempo, serviva a stabilire il tipo di droga da acquistare nonché il suo costo per dose.

Per rendere un’idea di quanto minuzioso sia stato il lavoro d’indagine condotto dai finanzieri livornesi, basti appena considerare le 1.800 cessioni di droga che le Fiamme Gialle sono riuscite a documentare nonostante le cautele adottate dai trafficanti e che ben dimostrano quanto estesa e funzionale fosse la rete criminale messa in piedi nonché gli introiti che la stessa poteva garantirgli, anche grazie alla “varietà” delle droghe piazzate sul mercato tra le quali – oltre ai “classici” come hashish e marijuana – spuntava anche eroina e l’infido metadone che alcuni giovanissimi arrivano ad assumere miscelandolo con comuni bibite, ignorandone però gli effetti letali che ne conseguono.

Come spesso avviene i questi casi, alcuni giovani assuntori, per poter ottenere la propria dose di stupefacente, venivano a loro volta impiegati come pusher qualora i “titolari” della rete di spaccio fossero troppo impegnati in altre attività, oppure perché gravati dal sospetto di essere pedinati. Giovani che a loro volta venivano intrappolati da un “sistema” criminale, per il quale da clienti si tramutavano presto in dipendenti in cambio di qualche dose o di poco denaro.

Emblematico è stato poi il caso di un giovane padre, appena 26 enne, il quale si recava agli appuntamenti con i trafficanti munito di un “veicolo” molto particolare, ovvero un passeggino con dentro la figlia appena nata che in questo caso veniva utilizzata per dissimulare le sordide attività del genitore.

Con questo deprecabile sistema, infatti, l’uomo era riuscito a scambiare diversi quantitativi di droga sostanziatisi in oltre 9 chili di hashish nonostante si trovasse in regime di arresti domiciliari.

A conclusione dell’attività, protrattasi per circa 2 anni, sono state 100 le perquisizioni effettuate dagli uomini della Guardia di Finanza con 30 persone complessivamente indagate (19 delle quali arrestate), oltre a 16 persone segnalate alle competenti Prefetture per acquisto e detenzione di droga per uso personale.

Da rilevare come corso delle perquisizioni in parola (che hanno permesso anche il sequestro di 30 mila euro in contanti provenienti dall’attività di spaccio) un finanziere sia rimasto ferito da una testata improvvisamente ed improvvisamente inferta da uno dei perquisiti, che è stato però immediatamente immobilizzato ed arrestato dagli altri militari presenti al momento.

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