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Guardia di Finanza: l’addestramento tecnico-militare degli allievi del Corpo

Di Massimo Giardinieri

Roma. La Guardia di Finanza nasce nel 1774 con il nome di “Legione Truppe Leggere”, e le sue sono funzioni di supporto all’esercito del Regno di Sardegna nonché di polizia di frontiera, a significare un campo d’impiego che – oltre a svolgersi nei territori prevalentemente collinari/montani a ridosso della Francia – era quello tipico di una fanteria molto mobile equipaggiata con sciabole, fucili e baionette, per questo particolarmente adatta a funzioni di avanscoperta, intervento rapido sui campi di battaglia ed acquisizione di obiettivi.

Con il tempo il Corpo ha conosciuto una graduale trasformazione dei suoi compiti sempre più orientati alla tutela degli interessi finanziari dello Stato, ma anche l’affinamento delle tecniche militari (non più vincolate allo scontro in campo aperto tra schieramenti frontali) nonché la continua evoluzione delle armi, hanno visto i militari delle fiamme gialle riadattarsi di volta in volta al mutare dell’arte della guerra.

Allievi GDF – esercitazione ambiente campale Scuola Fanteria EI

Giungendo in epoca moderna ecco dunque che la Guardia di Finanza, nella veste di Corpo militare, è stata chiamata a fornire il suo contributo in entrambi i Conflitti Mondiali ed i suoi battaglioni mobilitati furono così ad essere inglobati in quelli dell’Esercito, più precisamente tra i Reparti della Fanteria, dando prova di grandissimo valore come ad esempio dimostrato nella c.d. “Battaglia del Solstizio” nella quale furono proprio le fiamme gialle a penetrare per prime nei territori occupati dagli austriaci dopo la rotta di Caporetto, annientando la resistenza nemica e dando così modo ai Bersaglieri di sfondare in forze sul fronte del Piave per avviare quella controffensiva che porterà l’Italia alla vittoria.

Lo stesso avverrà anche durante la seconda Guerra Mondiale dove i finanzieri continuano ad affiancare i Reparti di Fanteria dell’Esercito (ma anche ad essere presenti sul naviglio della Marina) dando a più riprese prove di autentico eroismo, in special modo sul fronte greco-albanese dove pagheranno un elevatissimo tributo di sangue.

Allievi GDF (esercitazione di coppia con arma lunga)

Nel secondo dopoguerra, con la prorompente trasformazione sociale ed economica di un Paese che tuttavia impiega qualche decennio per divenire una potenza industriale, le esigenze di addestramento degli allievi del Corpo si spostano sempre più verso gli specifici compiti della polizia tributaria, ma il fenomeno del contrabbando – allora diffusissimo – richiede ancora militari addestrati ad operare in territori impervi, caratterizzati da dislivelli importanti e talvolta in condizioni climatiche proibitive.

Tutto ciò non può dunque prescindere da una formazione militare che rimane particolarmente “severa” per tutti i suoi allievi, giacché i finanzieri – specie tra gli anni ’50 e ’60 – continuano a combattere una guerra sul confine nord-est contro i terroristi altoatesini, mentre più ad ovest sono duramente impegnati contro gli “spalloni” che incessantemente attraversano il confine con la Svizzera carichi d’ogni genere di merce di contrabbando, perdendo così in incidenti, scontri a fuoco ed attentati dinamitardi non pochi dei suoi militari.

Allievi GDF – esercitazione in arrampicata libera

Giunti ai giorni nostri la preparazione delle giovani leve del Corpo continua ad avere un segmento addestrativo che rimane spiccatamente tecnico-militare, per questo ogni allievo dell’Accademia, della Scuola Ispettori e Sovrintendenti e della Legione Allievi sa che in una parte del suo impegnativo percorso formativo dovrà temporaneamente svestire i panni del finanziere per indossare quelli del soldato.

Sia pur nella continua ed oculata ricollocazione delle risorse economiche e di quelle logistiche destinate a questo tipo di addestramento, ecco dunque che gli allievi GDF si trovano a scendere sugli scenari operativi che sono tipici delle specialità della Fanteria, e sono proprio gli istruttori dell’Esercito Italiano a trasfondergli quelle nozioni e quelle tecniche di base che gli sono necessarie per operare in ambiente campale, mentre con gli istruttori del Corpo affineranno quelle maggiormente adatte ad operare nei contesti urbani.

Per tali motivi le giovani fiamme gialle, oltre a conoscere perfettamente il funzionamento delle armi lunghe e corte di cui sono dotati durante queste esercitazioni, debbono saperle utilizzare con più che sufficiente padronanza sparando da terra (in postazione fissa o subito dopo uno sbalzo) oltre che in movimento.

Allievi GDF – esercitazione per assalto a fuoco

I c.d. “assalti a fuoco” divengono così una parte importante di questo specifico iter formativo, e l’allievo può dunque trovarsi a dover indistintamente utilizzare una mitragliatrice come l’MG 42/59, un fucile come l’SC 70/90, una pistola mitragliatrice come l’M12 per finire con la propria dotazione individuale d’arma (il personale della Guardia di Finanza è stato recentemente dotato della pistola semiautomatica Beretta PX4 Storm), implementando al contempo le proprie capacità psicofisiche con tecniche di movimento tattico sul campo, percorsi nei campi di addestramento ginnico-sportivi militari (CAGSM), tecniche di difesa personale, tecniche di camuffamento e pattugliamenti che possono avvenire anche in ambiente alpestre oltre che in orario notturno.

Ecco così che abbiamo rivelato un aspetto forse inedito nel divenire un finanziere, certamente distante dallo stereotipo del verificatore fiscale vestito in abiti borghesi, dotato di valigetta ed impegnato nel contrasto della criminalità economica in tutte le sue forme.

La Guardia di Finanza, infatti, fa ancor oggi della “militarità” un suo carattere distintivo, e questa non può dunque prescindere da quei canoni addestrativi che accomunano tutto il personale dello Stato che indossa le stellette, indipendentemente dai sui compiti e dalle sue specialità.

La storia con il suo passato ha già insegnato molto da questo punto di vista ma è sempre verso il futuro che bisogna guardare, per tali motivi rimane ancor oggi assolutamente necessario formare realmente a 360° i giovani finanzieri, trasmettendogli – sin dai primissimi anni delle loro carriere – quell’imprinting tipicamente “tecnico-militare” che potrebbe un domani consentirgli di risolvere positivamente una situazione operativa rivelatasi del tutto imprevista, o comunque particolarmente difficile.

 

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