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Guardia di Finanza: Varese, sequestrati all’aeroporto di Malpensa 7 kg di “coca liquida”. Arrestati due trafficanti

Di Massimo Giardinieri

Varese. Esistono vari quanto fantasiosissimi metodi per occultare ai controlli una droga particolarmente “remunerativa” come la cocaina, e tra questi figura anche la “coca liquida” che i finanzieri del Comando Provinciale di Varese hanno sequestrato per un quantitativo di 7 kg, eseguendo al contempo due arresti.

La vicenda giunge a conclusione di un’indagine che ha peraltro consentito di bloccare un traffico di stupefacenti proveniente dal Sud America con destinazione finale nel Continente europeo.

Sono stati i finanzieri in servizio presso l’aeroporto di Malpensa – in collaborazione con i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – a scovare l’insolita partita di droga, rinvenuta tra gli effetti di un passeggero di nazionalità italiana proveniente da Montevideo (Uruguay), il quale aveva nascosto la citata “bevanda” in alcune bottigliette recanti l’etichetta di olio di cocco e sciroppo di agave.

Le successive indagini scaturite da quell’episodio, costantemente dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio, hanno svelato l’esistenza di un sodalizio criminale tra i cui componenti spiccava anche la figura di un trafficante ecuadoregno, peraltro già ricercato in ambito europeo.

La droga sequestrata

Le indagini di polizia economico-finanziaria messe in atto dalla GDF varesina, supportate da approfondite analisi che hanno riguardato trasferimenti di denaro, studio dei tabulati telefonici, osservazioni, pedinamenti nonché dall’utilizzo dei cani antidroga, hanno così permesso agli investigatori di svelare le comunicazioni che intercorrevano tra i soggetti indagati per il tramite di complesse applicazioni criptate, nonché di eseguire una seconda misura di custodia cautelare in carcere che ha raggiunto un soggetto ecuadoregno residente a Milano.

Proprio sul conto di quest’ultimo, gli investigatori hanno accertato il suo diretto coinvolgimento nel tentativo di organizzare un’importazione di sostanza stupefacente nella quale avrebbe assunto il ruolo di “referente” in territorio italiano per i “narcos” sudamericani.

Per cartelli a capo della produzione di cocaina trasformare la comune “polvere bianca” in forma liquida è un processo abbastanza semplice, poiché di tratta di una droga altamente solubile che può essere miscelata con diversi altri composti che poi vengono camuffati come liquori o vino.

La finalità di ciò sta principalmente nelle caratteristiche “radiologiche” della cocaina liquida, decisamente diverse rispetto a quelle della polvere ingerita dai corrieri c.d. “ovulatori” o dalle spedizioni suddivise nel classici “panetti”, rendendo così più complessa la sua individuazione alle apparecchiature di controllo ai raggi X, senza considerare che il composto può tornare al suo stato originario di polvere attraverso un procedimento di filtraggio che consente di recuperare circa il 90% del prodotto.

Un escamotage che però stavolta è fallito miseramente grazie all’indiscusso know how operativo dei finanzieri, impedendo così che sulle piazze clandestine dello spaccio locale potessero giungere almeno 7.000 dosi.

 

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