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Polizia di Stato: parla il Questore di Macerata, Antonio Pignataro. Disciplina e Onore il suo motto. Piena vigilanza contro lo spaccio di droga. Preoccupante quello di marijuana

Macerata (dal nostro inviato). Antonio Pignataro, Dirigente Superiore della Polizia di Stato, è dal 12 febbraio 2018 il Questore di Macerata.

Il Questore di Macerata, Antonio Pignataro

Fu inviato dal Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli, dopo i tristi e crudeli eventi dell’omicidio della 18enne Pamela Mastropietro ed il successivo raid di Luca Traini.

I cittadini di Macerata ricordano così Pamela Mastropietro

 

La sua lunghissima esperienza in Polizia ha fatto sì che al città marchigiana, in poco tempo, cambiasse aspetto. E’ uno dei quei poliziotti vecchio stampo, sempre a fianco del personale della Questura.

Personale delle Volanti della Questura di Macerata su strada

Prima di intervistarlo, nel corso del nostro reportage a Macerata, avevamo letto molti articoli di giornali nazionali e locali che ne evidenziavano le particolari doti di investigatore e uomo delle Istituzioni.

Ecco cosa ha detto al nostro giornale.

Signor Questore, dal suo arrivo a Macerata la lotta allo spaccio di stupefacenti è aumentata. Che tipo di situazione ha trovato e cosa ha fatto per contrastarla?

Ho trovato una situazione particolarmente delicata e complessa per quanto riguarda l’ordine pubblico relativa alla percezione di sicurezza che aveva incrinato il rapporto di fiducia che deve sempre sussistere fra Stato e Cittadino.

Una città, quindi, molto scossa e dei cittadini particolarmente preoccupati, infatti, Macerata era balzata alla cronaca come “fabbrica della paura”, a causa della morte e del depezzamento  della ragazza Pamela Mastropietro, del raid di Luca Traini e principalmente della piaga dello spaccio di sostanze stupefacenti, da parte di gruppi di cittadini nigeriani .

Luca Traini arrestato dopo il raid

Avevano monopolizzato alcune aree della città, rendendole zone franche peraltro accettate e subite dai cittadini e dove si poteva acquistare droga di tutti i tipi una sorta di Emporio degli stupefacenti, dove si poteva acquistare qualsiasi tipo di sostanza sia di giorno che di notte e a qualsiasi ora e che, purtroppo, avevano originato delle condotte umane cosi barbare e crudeli che avevano effettivamente fatto perdere la fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni, provocando un’“Emergenza Nazionale” sentita in tutti gli strati sociali del Paese.

La mia mission è di rappresentare e servire lo Stato, come ormai da anni e in ogni occasione sottolinea il Signor capo della Polizia, Prefetto Franco Gabrielli con “Disciplina e Onore”, al fine di incrementare e rinsaldare quel necessario rapporto di fiducia che non deve mai venir meno fra Stato e Cittadino garantendo con i miei valorosi poliziotti come peraltro è stato fatto Libertà, Giustizia e Sicurezza.

Il ministro dell’Interno, Lamorgese con il capo della Polizia Gabrielli

La strategia messa in campo è stata indirizzata al massimo controllo del territorio, attraverso un’intensa attività di prevenzione e repressione sottraendo alla criminalità nigeriana quelle aree della città, sottratte al principio di legalità e diventate siti di spaccio e luoghi per consumare qualsiasi tipo di delitto.

Cosa ha portato qui a Macerata come bagaglio professionale, dopo i suoi precedenti incarichi?

Come bagaglio professionale a Macerata ho portato la mia esperienza operativa di 40 anni di servizio passati tutti in uffici particolarmente difficile e delicati che nella circostanza vale la pena menzionarli: la Squadra Mobile di Palermo con i miei colleghi che hanno offerto la vita per combattere la Mafia; un  ricordo forte pieno di emozione e commozione va al Vice Questore Ninni Cassarà, all’Agente Calogero Zucchetto, al Commissario Beppe Montana, all’Assistente Natale Mondo, all’Agente Roberto Antiochia.  La morte di questi “Eroi “ mi ha segnato profondamente, accrescendo il senso del dovere, la forza di volontà nel cercare la verità e garantire la sicurezza ai cittadini sino all’estremo sacrificio esponendomi sempre in  prima persona e, quindi, offrendo anche la mia vita  se è necessaria per tutelare la Comunità dove lavoro e che tuttora ispirano il mio operato.

Il Commissario Bepep Montana ucciso dalla mafia

Ricordo ancora Squadra Mobile di Genova, il Nucleo Antisequestri di Bovalino in Calabria, in Aspromonte durante il sequestro dei ragazzi Celadon e Casella, la Questura di Roma come dirigente della Squadra di Polizia Giudiziaria, l’Ispettorato Viminale “Reparto Speciale scorte”, Dirigente dei Servizi di Sicurezza nell’Isola di Pianosa dove erano ristretti i boss della Mafia, la Criminalpol nazionale con il Gruppo Operativo Speciale con l’arresto di alcuni noti latitanti, la Direzione Centrale Anticrimine per poi tornare alla Questura di Roma come Dirigente dei Commissariati Casilino, Romanina, Salario-Parioli, Viminale .

L’esperienza romana, d’altra parte, è stata molto impegnativa e mi ha consentito di raggiungere importanti risultati operativi, dandomi nel contempo molte soddisfazioni.

Ricordo che, con i miei valorosi poliziotti del Commissariato Romanina, sono riuscito a infliggere un duro colpo ad alcuni affiliati del clan Casamonica, contestando loro, “per la prima volta “ la fattispecie di associazione a delinquere e ricevendo il plauso delle istituzioni, del Signor Ministro dell’Interno, del Signor Capo della Polizia, della Magistratura e delle forze politiche anche con atti ufficiali ma, soprattutto, della comunità che abita in quell’area.

Ricordo ancora la lettera fattami pervenire dal presidente Sandro Medici del Comune di Roma di Rifondazione Comunista con cui esplicitava le seguenti parole che in questa sede appare significativo e doveroso scriverle per intero “Elogio l’importante e lodevole attività condotta che ha portato all’arresto di importanti esponenti del Clan Casamonica finalmente si è agito con la necessaria risolutezza verso un contesto criminale che da tempo impunemente spadroneggiava nei nostri territori .

Successivamente come Dirigente il Commissariato Viminale, avente competenza su Roma Termini, sono riuscito ad allontanare dalla stazione spacciatori, ladri, borseggiatori, minori rom e tassisti abusivi, ricevendo  molteplici compiacimenti formali da tutti i cittadini lì residenti dal presidente delle Ferrovie dello Stato dal Direttore della Compagnia Aerea Alitalia, dai Comitati di Quartieri, dall’Associazione dei Tassisti, dall’Associazione delle Agenzie di viaggi, dall’Associazione dei commercianti e dal direttore della Caritas per aver ripulito quella zona da ogni forma di criminalità e illegalità.

Circa due anni fa, il terribile omicidio della 18enne Pamela Mastropietro scosse non solo la città, ma tutto il Paese. Dopo questo fatto, che tipo di collaborazione è stata instaurata con le istituzioni politiche e sociali per la prevenzione dal consumo della droga?

Mi preme sottolineare che si tratta di una tematica cui attribuisco molta importanza, perché la prevenzione, quando le giovani generazioni sono vittime, è indispensabile. Nei vari incontri tenuti in Prefettura cui ho partecipato, ho ribadito, d’accordo con gli altri rappresentanti delle Istituzioni politiche e sociali coinvolte, la necessità di una collaborazione di tutti nella lotta al consumo della droga da parte dei giovani e giovanissimi.

Perciò non solo le Forze di Polizia, presenti sul territorio, devono interagire con la comunità, anche e soprattutto tramite l’uso dei social e, in particolare, tramite l’app Youpol, ricevendo tutte le segnalazioni che sul tema provengono dagli utenti, ma anche le famiglie “che spesso sono assenti per variegati motivi e qui occorre l’istituzione di nuovi, validi e mirati Servizi Sociali che devono svolgere la loro parte, insieme alle Istituzioni scolastiche, costituendo entrambi un punto di riferimento per i giovani altrimenti siamo destinati a originare una società malata di gravi patologie fisiche e psicologiche che porteranno la nostra civiltà all’autodistruzione.

Se potessimo fare una classifica, qual è lo stupefacente che ha più mercato qui a Macerata e perché?

Per quanto riguarda la mia esperienza operativa e investigativa lo stupefacente, oggi più utilizzato risulta la marijuana anche in conseguenza dell’apertura dei “negozi denominati di Cannabis legale” che hanno dato una visione falsata della realtà facendo credere ai giovani di essere davanti ad una sostanza innocua spalancando successivamente, in maniera pianificata da parte  delle organizzazioni criminali  la porta a giovanissimi all’uso della cocaina e dell’eroina come peraltro si verica e si rileva da tutti gli studi condotti  e dalle statistiche delle Comunità di recupero delle tossicodipendenze, tra cui merita essere menzionata la Comunità di San Patrignano di Muccioli e la Comunità Incontro di Don Gelmini.

A proposito della tutela della salute dei giovani e giovanissimi, Lei ha recentemente chiuso un bar che somministrava alcol a chi non aveva l’età per bere. Il consumo dei superalcolici è la nuova “frontiera” dove magari la microcriminalità potrebbe inserirsi per fare soldi?

Non posso escluderlo. Intanto posso dire che il provvedimento di sospensione della licenza che ho adottato è volto alla tutela delle giovani generazioni, ma anche dei residenti, per evitare situazioni di degrado urbano legate all’ebrezza alcolica. Dunque, non è repressione ma prevenzione, perché voglio evitare i fatti gravi che si sono verificati in altre città e che coinvolgono i giovani.

Nello stesso tempo, però, è anche un modo per cercare la collaborazione degli esercenti, perché facciano il loro lavoro con serietà e nel rispetto delle regole evitando in modo assoluto di dare da bere a minori pena la chiusura definitiva dell’esercizio.

I giornali hanno scritto che Lei è stato oggetto varie volte di minacce. Perché?

Le  minacce nei miei confronti sono apparsi sui muri della città di Macerata e nei paesi della provincia sin da maggio del 2018. Ancora perdurano anche se siamo riusciti ad individuarne 4 con relativa denuncia all’Autorità Giudiziaria.

Tutti sono collegati al mondo della droga a seguito dell’allontanamento da tutta la provincia di Macerata degli spacciatori nigeriani e, quindi, della criminalità nigeriana collegata alle Mafie italiane calabrese, campana e pugliese, alla chiusura degli esercizi commerciali che vendevano cannabis i cosiddetti negozi di “Cannabis legale” sempre in una certa forma collegate alle mafie e che, peraltro, ribadisco ancora una volta, a Macerata sono stati tutti chiusi.

Oltre alle chiusure di molteplici discoteche e di una miriade di locali, dove si svolgevano attività di discoteca e di mescita di sostanze alcooliche senza alcuna autorizzazione.

Sento il dovere come uomo dello Stato a cui sono affidate pubbliche funzioni  e che svolgo  con “Disciplina e Onore “ che le minacce e le scritte offensive rivolte alla mia persona non hanno mai scalfito la mia passione e il mio senso dello Stato volto a tutelare la Comunità.

I controlli della Polizia

Anzi le posso assicurare che queste minacce hanno permesso di rafforzarlo ulteriormente e, dunque, continuerò imperterrito, insieme ai miei  valorosi poliziotti, a contrastare senza sosta ogni forma di criminalità e illegalità in ogni circostanza in ossequio alla normativa vigente esercitando tutti i poteri che la legge i conferisce, per vincere la battaglia che combattono molti genitori per estirpare queste dipendenze odiose di cui sono vittime i loro figli e che procurano sofferenze  e una infinita di morti .

Parlando di criminalità, di che tipo è quella che si muove su Macerata e sulla provincia?

Focalizzando l’attenzione su Macerata e sulla provincia, è la criminalità straniera che opera nella gestione dello spaccio di stupefacenti.

Da questo punto di vista, possiamo suddividere il territorio della provincia in tre macro aree.

La macro area citta di Macerata: dove era presente monopolizzando la spaccio della droga  la criminalità nigeriana con un gruppo di loro affiliati tutti spacciatori  cittadini che gestiva, in particolare, lo spaccio di eroina, affiancati dai ghanesi e alcuni guineani che sono stati dopo una solerta attività di tutte le Forze di Polizia allontanata da Macerata e della Provincia.

C’è poi la macro area costiera, con epicentri a Porto Recanati e Civitanova Marche dove operano spacciatori tunisini, marocchini, pakistani e alcuni dell’Est con spaccio di hascisc, marijuana ed eroina e alcune volte cocaina con la presenza della criminalità calabrese, pugliese e campana.

In aumento il traffico di eroina

Infine, c’è la macro area dell’entroterra, composta da Tolentino, Camerino, Matelica e Castelraimondo, dove lo spaccio, soprattutto di marijuana, è gestito da albanesi e in parte da nord africani e non mancano anche spacciatori occasionali del luogo, sempre collegati agli stranieri che hanno il monopolio in queste piccole cittadine, dove abbiamo rilevato un tenore di vita agiato con disponibilità di acquistare droga.

Civitanova Marche è considerata un po’ una zona molto “calda”. Come operate lì?

 La presenza della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza  che operano in questa macro area costiera è stata particolarmente ferrea sin dal mio arrivo ed ha coinvolto oltre alle Forze di Polizia appena citate anche la Polizia Locale, la Guardia Costiera e soprattutto le amministrazioni comunali ,con in prima persona i sindaci, che hanno sempre collaborato ripristinando ogni forma di legalità e allontanando o assicurando alla Giustizia, con arresti e denunce, soggetti criminali dediti ad ogni forma di crimini e in guisa particolare allo spaccio ottenendo i massimi risultati conseguibili.

In tale delicato contesto sento il dovere professionale e morale di sottolineare che il controllo del territorio, come ormai da tempo evidenzia il Signor Capo della Polizia Gabrielli deve essere l’obiettivo primario di ogni Questore  in un quadro di coordinamento che permetta anche di programmare interventi operativi specifici laddove eventi particolare lo richiedano, come nella fattispecie in esame, relativa all’emergenza nazionale che si era creata nella provincia di Macerata per i noti fatti.

Le line guide che ho indirizzato a tutte le Forze di Polizia come Questore e , quindi, come autorità di Pubblica Sicurezza sono state e sono ancora in atto ossia quelle di una lotta dura e costante.

Contro ogni forma di illegalità, nessun passo indietro. I risultati vanno non solo consolidati ma anche rinsaldati e incrementati per dare una fiducia incondizionata ai cittadini nei confronti delle Forze di Polizia permettendo, ad ogni costo, la massima percezione di sicurezza.

L’insediamento di Porto Recanati con l’alto numero di immigrati, dal punto di vista dell’ordine pubblico e della sicurezza, come viene attenzionato dalla Questura?

 Quando si parla del palazzone multietnico di Porto Recanati, bisogna sottolineare che l’approccio della Polizia di Stato verso quella situazione è – e deve essere – globale.

Cioè non solo limitato alla gestione dell’ordine pubblico, per via della presenza di 35 etnie diverse tra le 2 mila persone alloggiate nei 480 appartamenti distribuiti su 17 piani dell’edificio, ovvero alla prevenzione e repressione dei reati, ma anche e soprattutto sociale.

Intendo dire che i residenti di quel “piccolo paese” devono sentire la presenza, il sostegno e la vicinanza degli uomini della Polizia di Stato, nel momento del bisogno.

Per quanto riguarda, in particolare, l’ordine pubblico e la sicurezza, ho disposto specifici servizi, con ordinanza, soprattutto durante la fase di emergenza sanitaria, in virtù dei quali, insieme ai militari dei Carabinieri , della Guardia di Finanza e della Polizia locale di Porto Recanati, ho assicurato la pacifica convivenza tra i residenti, cercando di contenere nel contempo la diffusione dei contagi e l’eliminazione di qualsiasi attività di spaccio

Tale intensa attività di repressione, prevenzione, di istruzione, di aiuto materiale e di collaborazione con i residenti da parte delle Forze di Polizia, ha permesso di conseguire i massimi risultati che sono stati  elogiati dall’ Amministrazione Comunale e da tuti gli esponenti politici locali e anche nazionali appartenenti a tutti gli schieramenti politici.

Abbiamo avuto modo di fare un reportage su una vostra Volante. Abbiamo avuto modo di riscontrare l’alta professionalità degli operatori e il fatto che comunque Macerata sembra una città molto tranquilla. Ma cosa deve essere fatto ancora per renderla di nuovo una città salotto, buttandosi alle spalle il caso di Pamela?

L’attività finora svolta ha segnato, sicuramente, un punto di rottura rispetto al passato, portando i suoi buoni frutti rendendola, e perdonate la mia presuntuosità, veramente una città salotto migliore di prima. Questo non è il giudizio non del Questore ma esplicitato dall’intera Comunità come si può rilevare dalla stampa e da tutti i mass media

Occorre con forza ribadire che non bisogna, però, abbassare la guardia.

Dunque lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti e repressione di ogni forma di illegalità devono continuare a essere le parole d’ordine, anche per il futuro.

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