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Conflitto russo-ucraino: la Turchia e il blocco dello Stretto dei Dardanelli alle navi da guerra di Mosca

Di Giuseppe Paccione

Mosca. Come breve premessa, è necessario comprendere che cosa s’intende per nave da guerra.

Il Presidente russo Putin assiste a manovre navali

Essa è un bastimento che, ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (cosiddetta Convenzione di Montego Bay) appartiene alle Forze Armate di uno Stato, che porti i segni distintivi esteriori delle navi militari della sua nazionalità, poste sotto l’autorità diretta, il controllo immediato e la responsabilità dello Stato di cui issano la bandiera, i comandanti devono essere al servizio di loro Stati e debitamente commissionati dalle autorità competenti.

A seguito dell’inizio dell’operazione di invasione e occupazione russa sul territorio ucraino, le autorità di Kiev si sono rivolte a quelle di Ankara per chiudere lo Stretto turco dei Dardanelli alle navi da guerra, considerate una sotto-categoria delle navi pubbliche, applicando le norme contenute nella Convenzione di Montreux del 1936.

Mentre la reazione del governo turco ab initio era stata di forte perplessità, Kiev esercitava ulteriori pressioni sul governo turco affinché avviasse la chiusura dello stretto, con la sua recente dichiarazione, inizialmente intesa come l’annuncio di un accordo con la Turchia circa il blocco dello Stretto dei Dardanelli, che è stata prontamente smentita da Ankara.

Qualche giorno dopo la Turchia annunciava che di applicare la Convenzione di Montreux sia allo Stato russo che a quello ucraino, sebbene non si trattasse più di un’operazione militare, ma uno status bellico.

La Turchia aveva in precedenza asserito che non vi sarebbe stato nessuna chiusura dello Stretto, giacché le navi da guerra battente bandiera russa potevano tranquillamente attraversarlo per rientrare nei loro rispettivi porti.

Lo Stretto dei Dardanelli

Per comprendere la questione giuridica relativa alla Convenzione del 1936, bisogna constatare se essa autorizzi Ankara al diritto di chiudere lo Stretto alle navi da guerra russe.

Lo Stretto dei Dardanelli non ha fatto notizia nell’ambito dell’attività militare della Russia, quando, all’indomani del conflitto con la Georgia nel 2008, fu Mosca a dipendere dalla Convenzione di Montreux per accusare la presenza di navi da guerra della NATO nel Mar Nero.

Un braccio di ferro analogo alla presenza di navi militari battenti bandiera statunitense sorse fra Ankara e Mosca, il giorno dopo dell’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014.

La questione dello Stretto turco è stata considerata per secoli una parte fondamentale della geopolitica del Mar Nero e il transito delle navi da guerra venne regolato dal Trattato Hünkâr İskelesi firmato tra la Russia e la Turchia l’8 luglio 1833.

Entrambi gli imperi russo-ottomano s’impegnavano alla mutua difesa dei rispettivi territori in caso di aggressione di soggetti esterni. In un articolo segreto o a parte, la Turchia veniva esentata dall’obbligo di inviare supporto militare o navali alla Russia in caso di conflitto, purché chiudesse i Dardanelli alle navi da guerra, impedendo a qualsiasi nave straniera di entrarvi sotto qualsiasi pretesto, ad eccezione di quelle russe.

Questo trattato fece grande impressione in Europa, per la ragione che pareva conferire alla Russia zarista una posizione di privilegio presso la Sublime porta.

I governi francese e britannico protestarono ufficialmente, inviando nel frattempo le proprie navi da guerra nel Mar Egeo, per il timore che la Turchia sarebbe divenuta un satellite della Russia.

Nel 1841, il trattato precedente, veniva sostituito dalla Convenzione sullo Stretto di Londra del 1841, che inibiva alle navi da guerra non ottomane di attraversare lo stretto in tempo di pace.

Questa regola veniva preservata nei successivi trattati sino all’accordo di Losanna del 1923, che diede l’inizio alla caduta dell’impero ottomano, in cui venne determinato il passaggio libero alla navigazione di navi da guerra straniere, incaricando una commissione internazionale di vigilare che tale trattato venisse rispettato dagli Stati.

Purtroppo, il trattato di Losanna fu sostituito da quello di Montreux, firmato nel 1936, dove si determinava la sicurezza non solo della Turchia ma anche di Stati che si affaccia(va)no nel Mar Nero.

In esso, si statuì che per poter navigare in quel lembo di mare era necessario inoltrare la richiesta di transito alle autorità turche, come pure il limitato numero di navi da guerra e il periodo di permanenza.

La Convenzione di Montreux regola il transito delle navi straniere attraverso gli stretti turchi, costituiti dallo Stretto dei Dardanelli, del Mar di Marmara e dal Bosforo o Stretto di Istanbul.

La Convenzione determina disposizioni separate per le navi mercantili e quelle da guerra e statuisce differenti regimi in tempo di pace e in tempo di guerra.

La Turchia, pertanto, è libera dagli obblighi posti a suo carico in relazione alle navi da guerra nel caso in cui si considerasse minacciata da un pericolo di guerra imminente.

In tempo di pace, le navi mercantili godono della piena libertà di transito e di navigazione negli stretti.

Il regime relativo al transito delle navi da guerra è piuttosto dettagliato e restrittivo, per cui sono stati concessi alcuni privilegi agli Stati costieri che si affacciano nel Mar Nero al fine di garantire la sicurezza.

Il passaggio in transito delle navi da guerra, in tempo di pace, viene circoscritto per congetture tecniche, stazza dei cannoni et aliae necessita di una preventiva nota alle autorità turche.

Ancora, la Convenzione prevede che le navi da guerra degli Stati non costieri del Mar Nero non possano “restare in tale mare per oltre una ventina di giorni, qualunque sia l’oggetto della loro presenza”.

Dal punto di vista geopolitico è importante il ruolo svolto dai Paesi che si affacciano sul Mar Nero

D’altro canto, nel momento in cui la Turchia diventa belligerante in un conflitto, ad Ankara viene data piena autorità sul transito delle navi da guerra.

Le stesse autorità turche sono, di regola, ammesse quando si ritengono minacciate di un imminente pericolo di guerra, ad eccezione di navi da guerra separate dalle loro basi che hanno diritto a farvi rientro.

Tuttavia, qualora le navi militari, le quali siano distaccate delle proprie basi, appartengano allo Stato la cui condotta minacci la Turchia, le autorità turche possono negare il diritto di farvi ritorno.

Conseguentemente, il Consiglio della Società delle Nazioni – che andrebbe letto secondo la dottrina turca riferendosi ovviamente all’attuale organo politico onusiano – può adottare una decisione con una maggioranza dei due terzi, che le misure adottate dal governo di Ankara non sono da ritenere giustificate, per cui la Turchia, in questo caso deve sospendere le adeguate misure.

Infine, sempre ai sensi della Convenzione di Montreux, in tempo di pace, sebbene la Turchia non sia belligerante, le navi da guerra degli Stati non belligeranti sono soggette a regolamenti nel periodo di pace.

Viceversa, le navi da guerra di qualsiasi potenza belligerante non avranno il diritto di attraversare lo Stretto.

Le navi da guerra delle potenze belligeranti, costiere o non costiere fino al Mar Nero, separate dai loro principali porti di ancoraggio, possono fare ritorno a tali porti.

Nella crisi attuale russo-ucraino, bisogna domandarsi se possa essere fattibile chiudere gli stretti turchi alle navi da guerra battenti bandiera russa.

Ritenendo che lo Stato turco non è coinvolto nel conflitto fra lo Stato russo e quello ucraino, le autorità di Ankara devono considerarsi minacciate da un imminente rischio di guerra o dipendere dall’esistenza di un conflitto bellico russo-ucraino per una eventuale e possibile chiuso dello stretto alle navi da guerra russe.

Per quanto concerne la prima possibilità, è evidente la nazione turca non è minacciata da un imminente pericolo di guerra.

Di conseguenza, la Convenzione del 1936 fornisce alla Turchia la totale discrezionalità di adottare la decisione confacente.

Ergo, nella cornice prettamente giuridiche, è possibile che le autorità di governo di Ankara ritengano di essere minacciati da un reale rischio di un conflitto.

In questo scenario, Ankara rientrerebbe nella sua titolarità di poter negare il transito alle navi da guerra, comprese quelle russe che sono distaccate dalle loro basi, sebbene il comportamento di Mosca è la ragione di fondo della chiusura.

L’unica procedura giuridica alla quale il Cremlino possa applicare e portare il problema sul tavolo del Consiglio di Sicurezza, se si dovesse attendere il supporto della maggioranza di due terzi che le misure così adottate che le misure così adottate dalla Turchia sono irragionevoli, ai sensi del quadro della Convenzione di Montreux.

Due punti giuridici possono rendere tale scenario irrealistico. In primo luogo, è chiaro che la Turchia non si può considerare minacciata da un possibile e imminente rischio di essere trascinata nel conflitto russo-ucraino, giacché il conflitto in itinere fra Russia e Ucraina possa mutare la geopolitica del Mar Nero e porre in pericolo alcuni interessi turchi, tali osservazioni non possono essere equiparate a un immediato rischio bellico ed una dichiarazione non veritiera sulla posizione di Ankara andrebbe in contrasto al principio di buona fede e costituiscono una violazione della Convenzione di Montreux.

In secondo luogo, la Turchia rischierebbe la denuncia del mancato rispetto della Convenzione, che considera un sistema giuridico essenziale per la sicurezza del mare de quo, da parte della Russia.

Circa la seconda possibilità, ciò che deve essere determinato è il significato di guerra ai fini della Convenzione di Montreux e se il conflitto in corso sia inquadrabile nel perimetro della guerra.

Sebbene si possa affermare che la parola “guerra” debba essere intesa come elemento rientrante nel conflitto armato internazionale, nel mondo contemporaneo, visto che gli Stati evitano di dichiarare la guerra, la prassi odierna comporta che alcun Stato possa asserire che la Turchia avvii per chiudere lo stretto alle navi da guerra mentre è in corso come conflitto armato internazionale.

La possibilità di chiusura dello Stretto non è mai stata portata in rilievo nei conflitti russo-georgiano nel 2008 e russo-ucraino nel 2014.

Un conflitto dall’ottica giuridica inizia con una dichiarazione di guerra, per cui viene accolto che ci possa essere, dunque, uno status di guerra senza ricorrere allo jus ad bellum (cioè all’impiego della  forza militare) o che l’azione coercitiva armata sia cessata oppure può esserci l’utilizzo del pugno di ferro armato senza uno status di guerra.

Inoltre, la III Convenzione dell’Aia del 1907, concernente l’apertura delle ostilità – menzionando che la Russia e l’Ucraina sono contraenti – prevede che le ostilità fra esse non devono cominciare senza un avvertimento preliminare e non equivoco, che avrà sia la forma d’una dichiarazione di guerra motivata, sia quella di un ultimatum con dichiarazione di guerra condizionale.

Ergo, nell’attuale situazione di crisi, la Russia non ha dichiarato guerra, ma aveva descritto le attività russe come un’operazione militare speciale, che, a parere di chi scrive, non rientra nella classificazione giuridica.

Sebbene lo Stato ucraino non abbia fatto alcuna dichiarazione formale di guerra, il fatto che il Presidente ucraino Zelensky abbia designato come guerra il conflitto in corso ed abbia proclamato l’interruzione delle relazioni diplomatiche con Mosca sta ad indicare che l’Ucraina, in quanto nazione aggredita, potrebbe essere riconosciuta come in guerra nel conflitto ancora in corso.

La Turchia ha, invece, dichiarato che il conflitto attuale non è da considerare una guerra e, pertanto, le autorità turche hanno continuato ad applicare il regime di pace sullo stretto, restando nella cornice della Convenzione di Montreux.

Qualche giorno dopo, la Turchia ha etichettato il conflitto russo-ucraino come una guerra ingiusta e illecita, tanto che è stato deciso che le pertinenti norme della Convenzione di Montreux verranno applicare alle navi da guerra russe e ucraine, nel senso che spetta alle autorità di Ankara di chiudere lo stretto alle navi di guerra delle parti belligeranti russo-ucraina.

Lo stesso Presidente turco Erdogan ha asserito che il suo Paese attuerà un patto internazionale che potrebbe limitare il transito delle navi da guerra russe dal Mediterraneo al Mar Nero.

Il Presidente turco, Erdogan

Conseguentemente, è possibile per la Turchia chiudere lo stretto alle navi da guerra a entrambi i Paesi in conflitto, nel caso in cui dichiari l’esistenza di uno status bellico.

Pertanto, la Convenzione di Montreux autorizza le autorità turche a chiudere lo stretto alle navi da guerra russe, sebbene sia in corso una guerra tra Kiev e Mosca.

Ovviamente, la Turchia è obbligata a non ostacolare il rientro delle navi russe ai loro porti.

 

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