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Covid-19: la scoperta dell’antibiotico come farmaco salva vita nel Paziente affetto in forma grave

Di Pierpaolo Piras*

Roma. Ogni fonte d’informazione ci comunica che la malattia da coronavirus è caratterizzata da un interessamento patologico prevalente di tutte le vie respiratorie.

L’antibiotico è un’importante risorsa nell’infezione da COVID-19

Sono acutamente coinvolte le vie inferiori  con la trachea, i bronchi sino alle più piccole diramazioni e gli alveoli dove avvengono gli scambi respiratori di anidride carbonica VS l’ossigeno molecolare.

Il tratto respiratorio superiore vede interessate le due fosse nasali con i seni paranasali ad esse collegati e la mucosa faringo-laringea.

Di fronte ad una sintomatologia, specie quella polmonare, così preoccupante è stato immediatamente posto il problema della necessità o meno di somministrare un antibiotico.

Le prime difficoltà terapeutiche e sulla definizione prognostica sono apparse per la totale assenza di precedenti terapeutici precedenti, scientificamente già studiati ed approvati dalla comunità scientifica.

Infatti, il Covid 19 non era mai apparso sulla scena di questo mondo.

Come in tutte le forme di infezione respiratoria virale, nel solo timore di una complicanza da sovrapposizione batterica , sospetta o confermata che sia, si considera tutt’oggi l’opportunità d’inserire l’antibiotico nella terapia anti-Covid 19.

Un’utile premessa epidemiologica si ricava dalla natura delle morti avvenute nel corso della Influenza Spagnola ad altissima perniciosità del 1919.

L’elevata letalità durante tale pandemia (50 milioni di morti in totale) venne in parte attribuita alle polmoniti acute insorte secondariamente a superinfezioni batteriche, ulteriormente dimostrata dai migliaia di riscontri autoptici.

Che nella pandemia Covid ancora mancano.

Una Task force sanitaria Covid al lavoro

Appartiene ormai alla scienza consolidata il fatto che una precedente infezione da virus influenzali (o il Covid-19) ha il potere di ridurre le difese antibatteriche innate e adattative della persona ospite. In tali circostanze patologiche è dimostrato che batteri come lo Streptococcus Pneumoniae e lo Staphilococcus Aureus (o altri più rari) sfruttano questa compromissione funzionale causata temporaneamente a danno delle “difese innate” per causare polmoniti acute conclamate, spesso mortali.

Oppure, in altre circostanze cliniche, la stessa infezione entra in sommatoria con gravi morbilità preesistenti conseguendo il medesimo e tragico exitus del Paziente.

Attualmente, i dati relativi alle superinfezioni batteriche nel Covid-19 stanno ancora emergendo, ma è già stata stabilita un stretta correlazione tra la presenza di una crescita batterica e la gravità clinica della malattia respiratoria.

Le polmoniti batteriche, specie se sono rilevate in fase iniziale, possono essere trattate in modo sicuro ed efficace.

L’unico pericolo è rappresentato dalla eventuale selezione di ceppi batterici resistenti alla antibioticoterapia.

Il fenomeno della resistenza batterica è ben conosciuto dalla comunità medica e dagli organismi sanitari internazionali.

Da questi arriva l’informazione che sono oltre 700 mila l’anno i decessi causati dalla antibiotico-resistenza.

Pertanto, l’utilizzo di un antibiotico deve essere assunto in considerazione sin dalle prime fasi della malattia da Covid-19.

Esso è indicato nei Pazienti in gravi condizioni respiratorie ricoverati in ospedale, anche quando la superinfezione respiratoria è incerta.

In queste circostanze si configurano come farmaci salva vita.

Le molecole da utilizzarsi e delle quali è dimostrata l’efficacia sono:

  • Antibiotici beta-lattamici, inibitori diretti dell’enzima transpeptidasi responsabile nella sintesi della membrana batterica

La formula chimica del Beta Lattamico

  • Macrolidi, chimicamente sono dei lattoni che agiscono inibendo la sintesi proteica dei ribosomi cellulari

La formula chimica del Macrolide

  • Fluorochinoloni, sono derivati chimici della più antica “clorochina”, utilizzata in passato nella terapia della malaria. Essi agiscono inibendo la replicazione del DNA del batterio infettante.
  • Nei Pazienti in terapia intensiva è in uso la potente associazione piperacillina/tazobactam per via endovenosa.

La formula chimica del Tazobactam

*Specialista in Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale

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