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COVID-19, la Teoria della Complessità per capire il contagio. Quali soluzioni economiche per il nostro Paese?

Di Marco Pugliese

Roma. Per capire il contagio serve “La Teoria della Complessità”. Partiamo da una massima di un matematico fondamentale per la moderna “ scienza tecnologica”. Propongo di considerare questa domanda: “Le macchine sono in grado di pensare?” (Alan Turing)

Tentiamo tramite l’analisi di dati di dare visione a scenari utili alla crisi, utilizzando tre materie interconnesse tra loro: la matematica, l’informatica e la fisica.

Un’analisi matematica sui contagi per il COVID-19

Nella diffusione di quest’epidemia (fenomeno limitato nel tempo, l’endemia invece indica contagio radicato e diffuso in una popolazione) i dati, come sempre, hanno un ruolo fondamentale e vanno interpretati e sviluppati, oltre che analizzati a livello “computazionale”, di calcolo in parole povere.

Soprattutto vige una regola aure : non vanno mai presi singolarmente, il numero “assoluto”, “nudo” ha un valore rlativo.

Cercheremo di banalizzare discorsi molto complessi, partendo da uno scenario molto complicato, ma assai simile a quello cinese (a patto che fosse coerente, ma dobbiamo fidarci, perché abbiamo solo questo termine di paragone, oltre a quello italiano).

Peste nere, colera, morbillo furono mappate (in era moderna s’intenda) tramite modelli matematici SIR (suscettibili, infetti, rimossi) ovvero su costruzioni matematiche (o modelli) basati su equazioni differenziali. per poter spiegare la rapida crescita e la successiva decrescita del numero degli infetti.

I modelli SI e SIS (suscettibili, infetti, suscettibili) sono i più semplici e nel nostro caso, avendo solo due categorie (suscettibili e infetti), li scartiamo a priori.

Il modello SIR è applicabile all’epidemia in corso? Lo è, ma le variabili per “eludere la formazione dei focolai” sono molteplici e rischiano di far sballare il modello, che tenderà ad avere curve d’approssimazione notevoli e soprattutto risulta utilissimo per il “dopo”.

Una fotografia a pandemia conclusa, in matematica si definisce approccio deterministico, ovvero “determinato”, immaginate un linea con inizio e fine.

A noi serve altro, Big Data e IA?

Big Data da analizzare, ovvero una mappa d’ogni contagiato a ritroso tramite il cellulare (in Corea del Sud hanno pensato ad un braccialetto tracciante), il tutto ricostruendo tramite Intelligenza artificiale (IA) i movimenti “probabili” del resto della popolazione (a movimento minimo) per neutralizzare i cluster (focolai) con il contenimento d’anticipo, come giusto ieri la Cina ha fatto al confine con la Russia, mettendo una città in quarantena in sole 48 ore.

I.A. fantascienza?

Sembra fantascienza, ma non lo è. Nei modelli standard costruiti con equazioni differenziali il movimento delle persone era stimato “collettivamente” a livello deterministico (per farvi capire, schematico su modelli precedenti).

Nel caso del modello Big Data azzardiamo invece un sistema caotico (attenzione: non significa confuso), ovvero basato sull’individualità della variabile.

Le variabili sono gli individui che si muovono in un certo modo, s’infettano e si ammalano, poi guariscono o muoiono, ma non a gruppo, bensì come singoli, una singolarità che sfugge alla “determinazione”.

Seguendo tutto il percorso a ritroso, si possono avere dei modelli molto precisi da far elaborare all’IA applicata al movimento e di fatto “prevedere” i cluster.

Quindi, con questo tipo di modello possiamo tenere solo relativamente in conto la curva di contagi ed intervenire prima che il focolaio esploda del tutto, di fatto come la Cina su tutto il territorio nazionale, dove ha limitato i contagi.

Il modello può funzionare, a patto si riescano a tracciare i movimenti a ritroso dei contagiati tramite cellulare o altro, ricostruendo le catene di trasmissione che sono iperveloci rispetto, ad esempio, ad un modello di diffusione applicato cent’anni addietro.

Le persone oggi toccano punti di movimento più estremi e numerosi, quindi diventano metaforicamente biglie su un tavolo da biliardo, sul quale si muovono caoticamente, influenzandosi ad ogni scontro tra loro.

Poniamo d’avere tre scontri A-B-C. Le due biglie si scontrano in A, influiscono sulle tre in B, oltre alle cinque in C, creando una serie di variabili, quindi non “a gruppi di biglie”, bensì ogni biglia diventa variabile tra variabili, il tutto all’interno di un sistema che dal punto P tornerà a condizione simmetrica iniziale, ovvero P. In pratica, punto di partenza e d’arrivo coincidono. Noi analizziamo la parte centrale, la creazione di movimento (e quindi la diffusione dell’infezione).

La densità di popolazione in rapporto ai movimenti di persone è simile (in proporzione) tra Wuhan e Milano, due zone produttive, densamente popolate, con lavoratori da tutto il Paese (ipermovimento).

Importante il contenimenrto del coronavirus

I Big Data servono quindi per mappare i singoli movimenti, l’IA per ricostruirli.

Attualmente si potrebbe (e se già in corso, sarebbe interessante saperlo) provare con il tracciamento a ritroso di tutti i contagiati.

Di fatto, con questo sistema, si potrebbero trovare i contagiati nascosti (tramite i modelli ricostruiti artificialmente) e stimare un numero più ampio, che però porterebbe all’inversamente proporzionale, soprattutto nella mortalità, probabilmente facendo schizzare all’insù anche i guariti e dandoci un numero alto come contagi, ma assai rassicurante come evoluzione.

Questi modelli andrebbero a ricalcare i ragionamenti della virologa Ilaria Capua, che suggeriva appunto di far presente che i casi fossero più elevati, di fatto “riproporzionando la mortalità”, che con i numeri forniti dalla Protezione civile oggi ha una percentuale notevole.

Letalità e mortalità: la matematica aiuta a capire

Il tasso di letalità si ottiene dividendo il numero delle persone decedute a causa della malattia con il totale dei malati.

Un dato oscillante, che dipende dai parametri utilizzati: la letalità ora ci appare evidente in confronto agli altri paesi europei (che hanno classificazioni più larghe).

Il tasso di mortalità, invece, si ottiene dividendo il numero delle persone decedute per la malattia con quello del totale degli esposti (cioè l’intera popolazione interessata).

Un reparto di terapia intensiva

Quindi è ovvio che il tasso di letalità sia una percentuale più consistente rispetto a quella del tasso di mortalità, che riporta un dato più rilevante, in realtà, per la valutazione dei rischi che comporta un’epidemia per tutta la popolazione, quindi da non sottovalutare.

Alan Turing si chiedeva se le macchine fossero in grado di pensare. In realtà, per ora, è molto utile che riescano a “copiare” e sviluppare movimenti che partono dall’originale, evitando di farci guardare uno scenario da miopi utilizzando lenti da presbiti.

La Teoria dell’ ipermovimento introdotta in un modello matematico applicato alle epidemie (in quel caso la Sars) fu discussa (con annesso modello) in sede d’esame universitario dall’ autore dell’ articolo (esame con il Prof. Pregliasco, virologo)

Covid-19: modelli e costi economici

I mercati non vedono di buon occhio l’oscillazione numerica dei contagi; del resto, un paese in preda al caos numerico non può essere affidabile. La comunicazione è molto importante nel mondo attuale, infatti la Cina si è affrettata a rimodulare lo scenario e il Presidente americano, Donald Trump di fatto agisce allo stesso modo.

Ma se i numeri del contagio possono anche fare ben sperare, quelli economici mettono ansia al governo. Nel grafico qui sotto abbiamo simulato il volume di miliardi che servono per stare a galla, più o meno ad ogni trimestre economico, da qui al 2021.

Abbiamo dato per assodato il volume indicato da Giuseppe Conte, ovvero quei 350 miliardi di euro generati come base di partenza dalle ipotetiche misure messe in campo.

La Cina di fatto ha perso un trimestre e ha dovuto ovviare con 700 miliardi di euro circa. L’Italia con una base di partenza a 350 miliardi ed uno sviluppo costante, in rapporto ai propri asset dovrebbe mantenere una linea abbastanza buona, ma siamo al minimo sindacale.

Francia e Germania calcolano volumi assai più elevati, come anche Giappone (le Olimpiadi rinviate pesano) e Russia, pur attualmente non avendo crisi sul proprio territorio. Gli Usa hanno messo sul piatto la cifra più consistente (insieme alla Cina) e trascinano la Gran Bretagna a rimorchio.

Mentre la Cina studia la creazione di sue agenzie di rating mondiali ed abbandona i sistemi Microsoft per i propri software, di fatto creando alternative agli Usa, l’Europa implode, con Olanda e Germania che, ancorate a logiche ormai superate, spingono l’Italia (la Spagna non è nel G7). Sono scenari complessi: forse il destino di Roma, tra numeri e previsioni, è molto più vicino a Pechino di quel che sembra.

Il dopo: una soluzione per l’Italia

“Andrebbe sospeso il Patto di stabilità e crescita. Con l’emergenza che sta attraversando, non puoi dire all’Italia: ‘No, non puoi costruire gli ospedali perché sfori sul bilancio’. Questa è una questione di vita o di morte per molti italiani. Non puoi mettere a rischio gli italiani solo per difendere delle regole che, tra l’altro, non hanno mai avuto giustificazioni economiche. Sono arbitrarie. Che qualcuno debba addirittura morire per rispettare questi numeri mi sembra davvero eccessivo”. Non lo afferma uno qualunque.

Joseph Stiglitz pensa che il Covid-19 ci consegnerà una crisi economica anche peggiore di quella del 2008 e suggerisce “libertà di bilancio”.

Keynes in campo e paradigma: deficit + avanzo primario. Rischio default? In realtà l’esatto contrario, dato che l’investimento shock porta a rilancio economico.

I 25 miliardi messi in campo dal governo dovrebbero essere la prima di una serie di rate (almeno tre).

Serve però che la Ue ci svincoli dai parametri, serve che noi evitiamo il Mes (una trappola mortale: si accede al fondo ma gli interessi sono altissimi e la liquidità per un paese come il nostro insufficiente) o inutili misure.

Per ora si potrebbe impegnare la Cassa depositi e prestiti al pari della Germania come “banca di sviluppo”, quindi come “ente d’investimento”.

Con questo sistema ogni Regione italiana (comprese le Province autonome) potrebbe uscire dal Patto di stabilità e immettere liquidità per evitare fallimenti, contrazione e collasso degli acquisti soprattutto nel dopo-crisi (in Cina, oltre a Bank of China che immette denaro per aziende di Stato e non, la liquidità arriva direttamente sul conto corrente).

I Brics nacquero nel 2002 in Asia. All’inizio India, Cina e Russia promossero una cooperazione economica alternativa, alla quale s’aggregarono in seguito il Sudafrica e il Brasile.

L’apparato così strutturato venne creato in contrapposizione all’egemonia occidentale politica e sui mercati, cioè di Usa e Ue.

Tra il 2002 e il 2013 l’Occidente ha rafforzato la propria presenza militare in quasi tutti i teatri mondiali, e oggi, oltre al Pacifico a trazione Usa, vi sono truppe occidentali in Afghanistan, Iraq, Libano, Africa occidentale.

I Brics fino a tutto il 2013 non hanno assunto altra forma che quella economica sul modello della vecchia Cee, ma dal 2014 vi è stata un’inversione di tendenza, cioè il proposito di creare in parallelo una forza militare in grado di bilanciare il blocco occidentale.

Nel settore militare e strategico, i russi in pratica si comportano come gli Usa in Europa, con il vantaggio però d’avere una rappresentanza nell’organizzazione più globale.

La strategia Brics infatti è “a cascata”, ovvero la Cina si occupa, ad esempio, d’investimenti infrastrutturali in Sudafrica e Brasile, la Russia opera per una copertura militare, già molto più della Ue in soli 18 anni.

Il progetto è ambizioso e l’attuale conflitto siriano è diventato un test molto importante: Mosca andava con la Grecia ormai a fondo, Putin tentò nel 2015 un colpo di mano economico, proponendo ad Atene l’entrata nei Brics, ma i greci preferirono non rompere con Bruxelles.

E l’Italia? Non è un mistero che il presidente russo Vladimir Putin vorrebbe per l’Italia un ruolo di baricentro e di congiunzione nel Mediterraneo, un progetto a lungo termine che valorizzerebbe ulteriormente, nella sua ottica, Eni e Leonardo, come pure il mercato agroalimentare e il settore del turismo.

Il Presidente russo, Vladimir Putin

Siamo forse alla fantapolitica, perché l’Italia dovrebbe sganciarsi da Bruxelles sul modello inglese, agganciarsi alla Banca Centrale Brics, con sede in Cina dal 2016.

Tale banca, attualmente “Banca di sviluppo”, ha un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari e potrà contare su un fondo strategico di capitali di riserva per far fronte a eventuali crisi valutarie e alle pressioni a breve termine sulla liquidità, il Contingent Reserve Arrangement (Cra, Accordo sui Fondi di Riserva), con un potenziale di 100 miliardi di dollari, si badi, praticamente a fondo perduto e totalmente a disposizione per investimenti congiunti, soprattutto nel settore navale.

L’Italia potrebbe entrare su circa 18-19 miliardi di dollari (il costo di una fornitura d’aerei, più o meno) e operare da zero, ovvero creandosi un proprio mercato d’area.

Roma potrebbe svincolarsi dalla Bce (che non ha funzioni di sviluppo keynesiano), tornando ad avere una sovranità monetaria non individuale ma agganciata al circuito economico Brics, quindi coperta. Ma tutto questo andrebbe concordato con gli Usa.

Il caso “paziente zero”

Il paziente zero, un uomo di 33 anni, il 20 e il 21 gennaio aveva partecipato ad un meeting insieme  ad una collega di Shanghai.

La donna, in Germania dal 19 al 22 gennaio, era asintomatica. Accusò primi malori il 26 gennaio, proprio durante il volo di ritorno in Cina, e risultò positiva al virus 2019-nCov. La donna informò tempestivamente i colleghi tedeschi della propria positività.

Cosa accadrà dopo la pandemia, anche in Cina?

L’uomo, reduce da una breve influenza, era già rientrato al lavoro. Fu trovato positivo, anche se ormai asintomatico.

Oltre a ciò, in data  28 gennaio risultarono positivi altri tre impiegati dell’azienda. Il caso creò scalpore, per il fatto che fossero presenti soggetti privi di sintomi. Questo l’episodio chiave all’origine della diffusione europea.

Le sequenze genetiche del coronavirus ottenute dalla ricerca italiana non sono ancora numerose, ma attestano una certezza: non è colpa degli italiani se l’infezione si è diffusa.

Una mappa genetica pubblicata da http://www.nextrstrain.org evidenzia inoltre come lo stesso caso potrebbe essere stato all’origine di una catena di contagi, ed essere collegato a molti casi in Europa e in Italia.

Le  infezioni in Messico, Finlandia, Scozia e Italia, e perfino i primi casi in Brasile, appaiono geneticamente simili al focolaio di Monaco. Uno scenario totalmente capovolto rispetto a quello narrato nell’ultimo periodo.

La Germania ha però comunicato con una certa furbizia il tutto, giocando con le parole. Proviamo a smontare: il primo contagio descritto come “unicum scientifico”, abilmente veicolato come “scoperta di contagio asintomatico”. Vero, ma eludendo si trattasse d’un focolaio.

Berlino poi, tramite il ministro della Salute, ha parlato di pandemia, ma descrivendo il tutto come “problema mondiale”.

Una narrazione in cui la Germania “scopre” ed “avverte”. In realtà ha in casa un focolaio mal controllato (e non apertamente comunicato) e delle dichiarazioni fumogene riguardo possibili pandemie.

Tutto questo senza esporre la Germania alla dura legge del mercato, che nel frattempo non utilizzava tamponi e classificava contagi e decessi dovuti all’influenza classica di fatto puntando la pistola fumante verso Roma. Molti tedeschi in ferie, soprattutto in Italia, vennero tamponati al ritorno in Germania e trovati positivi.

Dando la notizia in questo modo, l’intento era di far passare gli italiani come responsabili del contagio europeo, almeno indirettamente.

Mentre l’Italia finiva sott’acqua con un Conte incredulo e frastornato dinanzi all’aumento dei casi, con il governo in discussione e sotto accusa.

In Borsa il crollo ha fatto il resto. Mercati e mezzo mondo hanno iniziato a sfiduciare il Paese, all’improvviso solo e considerato poco affidabile.

Una narrazione tremenda che ha fatto crollare l’economia italiana tramite uno scossone peggiore a quello dovuto all’11 settembre.

Germania (ed anche Francia) hanno continuato con una politica mediatica d’omissione, che di rimbalzo ha portato l’Italia sull’orlo del baratro.

Il governo tedesco non ha solo cercato di contenere il morbo, ma anche il nefasto effetto economico prodotto dall’immagine di un “Paese in quarantena”.

Dopo la scoperta del paziente zero, anche l’Ecdc (European center for disease prevention and control), infatti, lascia intendere che anche altri Stati Ue siano già nello stessa situazione dell’Italia ma non lo dicano.

Ora non interessa colpevolizzare chi s’ammala e diffonde, ma sottolineare una pessima quanto faziosa comunicazione europea, che in aggiunta a qualche errore del nostro governo ha trasformato l’Italia nella nazione untrice per antonomasia (una situazione simile alla Cina).

L’Italia si è vista quindi caricata di un doppio fardello: da una parte contenere il virus con misure forti, dall’altra evitare di passare come “grande focolaio europeo”, a tutto discapito della salute e della borsa. Uno scenario deleterio da cui in queste ore si sta cercando di uscire grazie ad uno studio che di fatto scagiona il nostro paese, ma ci fa capire quanto la Ue sia in pezzi, visto che quel che ha subito l’Italia avrebbe potuto essere evitato.

Una Ue sempre più a pezzi ed una Germania non  proprio affidabile sono le due certezze partorite da questa crisi, che è sempre più logorante.

Note bibliografiche d’approfondimento

Bertagna A., Il controllo dell’indeterminato. Potëmkin villages e altri nonluoghi, Quodlibet, Macerata 2010

Bischi G. I., Carini R., Gardini L., Tenti P., Sulle orme del caos. Comportamenti complessi in modelli matematici semplici, Mondadori, 2004

I Quaderni della complessità – Rivista scientifica di filosofi, scienziati, esperti e intellettuali sulla complessità

Sitografia

https://www.ilsussidiario.net/news/inchiesta-coronavirus-linganno-della-cina-80-milioni-di-contagi-e-il-3-di-morti/2003698/

https://www.ilsussidiario.net/news/numeri-coronavirus-ecco-perche-milano-frena-la-discesa-della-lombardia/2009857/

https://www.ilsussidiario.net/news/coronavirus-fase-2-serve-il-contenimento-intelligente-o-londa-stavolta-non-perdona/2007109/

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