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Difesa. il capo di SMD Generale Claudio Graziano alle Commissioni Difesa di Camera e Senato. Preoccupa il ritorno dei foreign fighters nei Paesi di origine

Roma. Audizione delle linee programmatiche, oggi, del capo di Stato Maggiore della Difesa alle Commissioni riunite di Difesa della Camera e del Senato, nell’Aula della Commissione Difesa di Montecitorio,

Il capo di Stato Maggiore della Difesa, Claudio Graziano

Graziano ha parlato della trasformazione delle Forze Armate, partendo dal progetto scritto nel Libro Bianco della Difesa. Ma il processo di trasformazione ha origine dalla fine degli annuo ’90. “Un lungo processo di trasformazione – ha spiegato . che se da un lato ha generato grandissima flessibilità, dall’altra parte richiede ora un periodo lungo di stabilità programmatica ed ordinativa nell’interesse del nostro personale, che è magnifico ma soggetto a troppi cambiamenti”.

Il capo delle Forze Armate italiano ha evidenziato come la spending review e la legge 244 del 2012 abbiano definito “un taglio di personale da 190 mila a 150 mila unità nelle dotazioni organiche, con l’eccezione dei Carabinieri, da conseguire entro il 2024, salvo ritardi dovuti al non conseguimento degli obiettivi”.

E per rispondere alle minacce sempre più evoluzione, come aveva detto il 30 luglio il ministro della Difesa Elisabetta Trenta alle stesse Commissioni parlamentari occorrono risposte efficaci. “Esse – ha spiegato Graziano – trovano espressioni sempre più difformi e subdole, dimostrando continuamente una capacità di sorprendere la comunità internazionale che si dimostra spesso impreparata e disorientata di fronte alla necessità di garantire una risposta rapida, unitaria e globale.  Tra queste, quella che preoccupa di più i cittadini è senza dubbio quella “terroristica di matrice confessionale che, dopo una lunga parentesi in cui ha assunto una marcata connotazione geografica, continua a costituire una minaccia diffusa e immanente”.

Secondo Graziano, tale sfida “continuerà a essere pericolosa, nel tempo a venire, per il carattere di evanescenza e pervasione nel campo virtuale, con cui continua ad attrarre, fidelizzare e reclutare”. D’altronde, ha rimarcato il capo di Stato Maggiore, “il ritorno dei foreign fighters nei loro Paesi d’origine, così come i fenomeni di proselitismo e radicalizzazione via Web, potrebbero contribuire ad esportare tecniche e tattiche terroristiche all’interno dei nostri territori, se non adeguatamente affrontate con strategie mirate”. Ciò coinvolge evidentemente il cyber-spazio, un altro campo su cui il ministro ha già spiegato di voler dedicare particolare attenzione. “È necessario – ha rimarcato Graziano – assicurare una capacità di risposta anche in ambiti che fino a pochi anni fa erano solo una remota possibilità, ma che ora sono una concreta arena di intervento anche della componente militare”.

Combattenti jihadisti

Il Generale Graziano ha ricordato, poi, come il nostro Paese sostenga la NATO con il supporto di misure per rafforzare la deferenza dell’Alleanza atlantica sul suo “fianco Est”. ma non dimenticando però quello meridionale.

Il “Fianco Sud”, infatti, per il nostro Paese è molto importante e per questo l’Italia ha sempre sostenuto “la necessità di affrontare in modo sistematico le minacce emergenti” da qui con un’azione di tipo prevalentemente preventivo per proiettare stabilità e sicurezza oltre i nostri confini.

Un ruolo fondamentale viene rivestito dall’Hub per il Sud della NATO.  Esso, ha proseguito Graziano , “costituisce una vera e propria cabina di regia, da cui sviluppare un sistema di analisi e di prevenzione delle crisi nell’area mediterranea”. E’ uno strumento che la NATO ha a sua  disposizione proprio “per meglio coordinare le molteplici linee di azione per la sicurezza del Fianco Sud e dell’Unione europea e dei singoli alleati”, in modo da catalizzare al “gli sforzi già avviati nel contesto multilaterale e laterale”.

Su questa linea di azione, nell’ambito delle strategie dell’Italia legate sempre al “Fianco Sud”, Graziano ha evidenziato nel corso dell’audizione come sia importante “attivare un Comando multinazionale, da costituirsi sul frame-work di una Divisione dell’Esercito con capacità joint (aero-navale, stability policing) per potenziare l’architettura di comando e controllo necessaria al miglior coordinamento di eventuali attività ed iniziative alleate”.

Parlando poi dei rapporti con l’Unione europea, il capo di Stato Maggiore della Difesa ha ricordato come i nostro Paese abbia svolto e continua a farlo “un ruolo partecipativo ed attivo in seno alle dinamiche di sviluppo della politica di Difesa e Sicurezza della Ue ed al fermento di attività e di iniziative discese dall’adozione della Eu Global Strategy”.

Tra esse, emerge lo strumento politico-istituzionale della “Cooperazione permanente strutturata (PESCO) che, secondo una logica di apertura anche a Stati non membri, consente di individuare gap capacitivi e avviare un framework di stabile cooperazione per costruire assieme quelle capacità che nessun Paese europeo è in grado oggi di sviluppare da solo”.

E l’Italia, in questo contesto, riveste ancora una volta un ruolo di Paese leader in quattro progetti e contribuisce ad altri 11. “Fornisce – ha aggiunto il Generale – un apporto determinante al passaggio storico dalla semplice cooperazione alla concreta integrazione capacitiva, rappresentando anche per il Sistema Paese italiano l’opportunità di proporre in ambito europeo le proprie eccellenze industriali”.

Graziano ha parlato di due “archi di crisi”, con particolare riferimento all’Europa. La percezione di rischio, sul fianco Est, “derivante dalla rinnovata assertività militare convenzionale ed ibrida che può influenzare la sicurezza collettiva dell’Unione europea e della NATO” ha reso necessario, secondo il capo di SMD, negli ultimi anni, “un profondo riesame della prontezza operativa, della struttura e della dimensione qualitativa delle forze e delle capacità comuni di difesa, dissuasione e deterrenza”. Le misure adottate dall’ultimo Summit dell’Alleanza atlantica a Bruxelles sono ad considerarsi un segnale in questo senso.

Il secondo arco di crisi è stato, anch’esso, oggetto del vertice dell’Alleanza Atlantica. “Assistiamo – ha spiegato Graziano – ad una situazione di complessa emergenza per la convergenza di fenomeni quali flussi migratori incontrollati, attivismo di movimenti terroristici di matrice confessionale e proliferare di organizzazioni criminali transnazionali dedite allo sfruttamento dei traffici illeciti, tra cui quello di esseri umani”. Tale situazione, ha concluso il Generale Graziano, “favorisce il radicarsi di network criminali, fortemente competitivi e flessibili, non di rado collegati ad ambienti radicali islamici”.

 

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