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Guardia di Finanza: a Reggio Calabria Operazione “Magnifica”. Eseguite misure cautelari nei confronti di 6 docenti e 2 dipendenti dell’Università Mediterranea

Di Massimo Giardinieri

Reggio Calabria. E’ una brutta storia, l’ennesima che investe un ateneo, quella che emerge all’esito dell’Operazione denominata “Magnifica” che i finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria – sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica – hanno portato a termine eseguendo diverse misure cautelari personali interdittive, emesse queste dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria nei confronti di 6 professori ordinari e 2 dipendenti amministrativi dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, provvedimenti che hanno raggiunto anche l’attuale Rettore nonché il suo predecessore, attualmente Prorettore vicario, i quali sono stati sottoposti a misure interdittive rispettivamente di 10 e 12 mesi (per il Prorettore il GIP ha altresì disposto l’esecuzione di un sequestro preventivo del valore di circa 4 mila euro).

Le indagini della GDF

L’operazione è il frutto di un’indagine condotta dagli specialisti del Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF) di Reggio Calabria, la quale ha fatto emergere – fatte salve successive valutazioni di merito – ripetute condotte illecite peraltro commesse in un arco temporale piuttosto ampio (dal 2014 al 2020), oltre all’esistenza d’una vera e propria struttura associativa dedita alla commissione di delitti contro la Pubblica Amministrazione e contro la fede pubblica, realizzati questi proprio nella direzione e nella gestione della citata Università calabrese oltre che nelle sue articolazioni compartimentali.

A dare avvio al tutto è stato l’esposto presentato da una candidata che aveva partecipato ad un concorso pubblico indetto per l’Ateneo ma che alla fine non l’aveva vista tra i vincitori; per questo ha pensato d’informare la competente Autorità Giudiziaria alla quale ha dettagliatamente segnalato le condotte irregolari che aveva dovuto subire e che l’avevano danneggiata  durante la procedura di valutazione per un posto di ricercatore universitario.

In presenza di tale esposto l’esponente dell’Ateneo, al fine di tutelare la propria posizione professionale, aveva così promosso appositi giudizi presso i competenti organi di Giustizia Amministrativa, ma poi (come emerso agli atti delle indagini) aveva comunque suggerito alla stessa concorrente di rinunciare all’azione giudiziaria intrapresa ed “aspettare il proprio turno” per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del Dipartimento in questione.

A sviluppare il tutto sono poi stati gli investigatori della GDF reggina che, sulla base delle risultanze probatorie prodotte, hanno dimostrato agli inquirenti l’esistenza di un vero e proprio “sistema” fatto di molteplici quanto ripetuti atti contrari ai doveri d’ufficio, ciò a chiaro detrimento degli imprescindibili criteri di imparzialità, lealtà, correttezza e fedeltà richiesti nelle procedure concorsuali, oltre che nella selezione dei membri delle commissioni esaminatrici che debbono garantire i candidati accertandone competenze e titoli ma che, in questo caso, si preoccupavano invece di riservare trattamenti favorevoli a taluni candidati scelti a seguito di “segnalazione”.

Le indagini svolte dalle fiamme gialle si sono infatti accentrate su procedure comparative e concorsuali che hanno riguardato le posizioni di ricercatori, di professori ordinari e associati, di assegnisti di ricerca nonché sulle selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca ed ai corsi di specializzazione, ma che durante il periodo in esame erano state “viziate” da modus operandi decisamente illeciti.

Allargando lo spettro delle indagini – grazie agli specifici poteri di polizia economico-finanziaria attribuiti al Corpo – i finanzieri operanti hanno altresì portato alla luce altre diffuse irregolarità sostanziatesi nell’indebito utilizzo delle autovetture di servizio che, invece di essere impiegate per fini esclusivamente istituzionali, venivano invece adoperate per motivi privati.

Irregolarità sono state accertate anche su alcuni appalti riferiti a lavori edili di manutenzione dei locali universitari, i quali erano stati assegnati in assenza delle apposite procedure di gara nonché sulla base di false rappresentazioni della realtà, integrando peraltro il reato di peculato venutosi a concretizzare con l’indebito uso di carte di credito intestate all’Università, ma che anche in questo caso venivano impiegate dai responsabili per coprire spese di natura prettamente personale.

Un quadro davvero inquietante dunque, e nel quale gli inquirenti contestano ora in capo agli indagati non pochi reati quali: associazione a delinquere, concussione, corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e peculato.

Da rilevare come nella medesima vicenda i finanzieri abbiano altresì eseguito perquisizioni domiciliari e personali nei confronti 23 soggetti, con ispezioni tecniche che hanno riguardato anche i sistemi informatici in uso alla citata Università, nonché richiesto l’immediata consegna di documentazione ritenuta essenziale ai fini delle indagini.

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