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Guardia di Finanza: contrasto al fenomeno delle finte partite IVA. Chiesta la chiusura di 229 partite del napoletano utilizzate per fini illeciti e sequestrati crediti fiscali per 117 milioni di euro

Di Valentina Giambastiani

NAPOLI. Sono 229 le partite IVA – riconducibili ad altrettante attività d’impresa – per le quali la Guardia di Finanza di Napoli, a seguito di una complessa attività d’indagine, ha richiesto la chiusura presso i competenti Uffici dell’Agenzia delle Entrate.

Per gli investigatori della GDF partenopea si tratterebbe infatti di compagini imprenditoriali in realtà prive di un’effettiva consistenza economico/imprenditoriale, dunque utilizzate con lo scopo di commettere frodi fiscali a danno del bilancio dello Stato.

I titolari delle imprese finite nell’indagine, già a giugno scorso, erano stati raggiunti da un provvedimento di sequestro emesso a seguito di un’indebita fruizione di crediti in materia di aiuti alla crescita economica (i cosiddetti “SuperAce”), nell’ambito di un parallelo filone d’indagine affidato ai finanzieri del Gruppo di Frattamaggiore.

Finanzieri impegnati nel lavoro d’ufficio

Nella citata circostanza erano stati così sottoposti a sequestro oltre 117.000.000 di euro di crediti, questo nei confronti di 800 entità (tra società e imprese individuali) delle quali 229 esistenti solo sulla carta, inadempienti agli obblighi fiscali nonché del tutto prive di fatturato.

I provvedimenti di cessazione in parola saranno adottati d’ufficio dall’Amministrazione Finanziaria secondo quanto previsto dal D.P.R. 633/1972, recentemente modificato dalla Legge 197/2022.

In base alla citata normativa, dal 1° gennaio di quest’anno, la stessa Agenzia delle Entrate può dunque invitare il contribuente a comparire di persona per esibire la documentazione comprovante l’effettivo esercizio dell’attività, oltre che per dimostrare l’assenza dei profili di rischio fiscale eventualmente emersi.

Qualora il contribuente non aderisca all’invito ed ometta di presentarsi, o nel caso in cui i riscontri eseguiti sui documenti oggetto di controllo abbiano dato esito negativo, l’Ufficio competente emana il relativo provvedimento di cessazione della partita IVA irrogando contestualmente una sanzione amministrativa da 3.000 euro.

Si tratta dunque di un vero e proprio strumento di carattere preventivo che da un lato permette di eliminare dal sistema economico nazionale le imprese che sistematicamente violano gli obblighi fiscali, mentre dall’altro va a prevedere (per l’eventuale avvio di nuove iniziative imprenditoriali) la presentazione di un’adeguata garanzia per l’Erario, ciò sotto forma di polizza fideiussoria o fideiussione bancaria della durata di tre anni per un importo non inferiore a 50.000 euro.

In estrema sintesi l’attività in cronaca, oltre alla tutela degli interessi finanziari dello Stato, va ad inserirsi in un più ampio contesto operativo di contrasto all’economia illegale, azione in cui i reparti della Guardia di Finanza possono proporre la cessazione di partite IVA utilizzate per fini chiaramente illeciti, le quali vengono ad essere disvelate proprio a seguito di verifiche o di controlli fiscali come anche a seguito d’indagini di polizia giudiziaria.

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