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Guardia di Finanza: Frosinone, operazione “AutoRiciclo”, scoperta truffa multimilionaria nel settore del commercio auto. Arrestati 17 responsabili e disposto un sequestro di beni per oltre 13 mln. di euro

Di Antonio Leone

Frosinone. Evasione fiscale, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, frode in commercio ed estorsione, peraltro aggravati dal vincolo associativo. C’è finito un po’ di tutto nell’operazione “AutoRiciclo” che i finanzieri del Comando Provinciale di Frosinone hanno concluso alle prime ore di oggi eseguendo 17 custodie cautelari (delle quali 6 in carcere e 11 ai domiciliari), disposte dal GIP del Tribunale di Frosinone nei confronti di altrettanti soggetti facenti parte di due distinti sodalizi criminale attivo nel commercio di autoveicoli.

L’indagine delle fiamme gialle frusinati, coordinata dalla Procura della Repubblica del capoluogo ciociaro, ha infatti consentito di scoprire l’esistenza delle associazioni per delinquere ai cui vertici erano posti soggetti noti per il loro elevato spessore criminale; personaggi già gravati da numerosi precedenti penali nonché sottoposti a misure di prevenzione personali e patrimoniali, anche per i pregressi legami intercorrenti con esponenti di spicco del noto clan di camorra dei “Casalesi”.

Secondo quanto accertato nel corso delle indagini, condotte anche con l’ausilio dei più moderne tecniche d’investigazione, le due organizzazioni delinquenziali, operando attraverso una pluralità di reati (anche di natura fiscale), si erano nel tempo impossessate di notevoli porzioni di mercato occupando posizione dominante su un particolare settore commerciale come quello della vendita di auto nuove ed usate, che gli aveva così consentito d’imporsi sulla provincia in regime di quasi monopolio.

GdF controllo del territorio

I loro “successi” commerciali nel settore, con molte auto provenienti da Paesi dell’Unione europea, si fondavano però sulla sistematica adozione di una particolare forma di truffa ai danni dell’Erario e nota come “frode carosello”.

In buona sostanza si trattava di creare società-fantasma amministrate da semplici “prestanome”, le quali venivano interposte tra i venditori esteri ed i reali acquirenti (autosaloni ed anche soggetti privati), al fine di far ricadere sulle stesse gli obblighi IVA derivanti dalle cessioni di tali beni nonché le imposte dovute per i loro ricavi d’impresa, ma che poi venivano sistematicamente evasi perché le suddette società finivano sempre con lo sparire nel nulla.

Ovviamente le società poste a monte della frode (aventi sede nei comuni di Cassino, Castrocielo e Ceprano) erano rette dai “dominus” dei due gruppi delinquenziali i quali, proprio per effetto della “schermatura” fiscale creata ad hoc dalle suddette società-fantasma, sono riusciti ad occultare ricavi calcolati in oltre 19.000.000 di euro, ed evadere l’IVA per 5.000.000 di euro nonché le Imposte Dirette per altri 8.000.000 di euro.

A corollario di un’attività delinquenziale condotta in piena regola, non mancavano poi ulteriori raggiri come il classico “scaricamento” fraudolento dei tachimetri – eseguito da meccanici compiacenti al soldo delle due organizzazioni – il che gli consentiva di piazzare ancor meglio le macchine usate sul mercato in barba degli inconsapevoli acquirenti.

Stesso discorso anche per quel che riguardava le precedenti proprietà delle autovetture – fatte spesso risultare come “uniproprietario” – ma che invece erano reduci da diversi passaggi. Nell’occasione non mancavano poi nemmeno le fittizie revisioni, fatte risultare come avvenute poco prima della vendita ma in realtà mai eseguite, che venivano rifilate ai clienti attraverso false attestazioni.

Non c’è dunque alcun dubbio che tale modo di condurre gli affari abbia per di più causato una significativa alterazione del mercato locale ai danni delle società del settore che operano nel rispetto delle regole, e nel quale si sono inserite altre condotte criminose quali l’estorsione, il riciclaggio e abusiva attività finanziaria.

A conclusione delle attività l’Autorità Giudiziaria inquirente, sulla base delle chiare risultanze probatorie fornite dagli investigatori della GDF, ha altresì disposto il sequestro preventivo – finalizzato alla successiva confisca – di beni ed altre disponibilità per un valore che supera i 13 milioni di euro.

 

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