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Guardia di Finanza: Rimini, operazione “Dirty Cleaning”, infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore delle sanificazioni. Sequestrata un’azienda e denunciate 4 persone

Di Mariateresa Levi

Rimini. Intercettato dai finanzieri aveva definito il COVID-19 “un buon affare”, tant’è che era entrato in maniera occulta nel remunerativo settore delle sanificazioni di veicoli, degli esercizi commerciali e delle strutture alberghiere della provincia riminese nonché di quella pesarese-urbinate, anche se pregiudicato per reati gravi ed in odore di camorra.

Questo è quanto hanno scoperto i finanzieri del Comando Provinciale di Rimini – Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, sul conto di E.S., soggetto già coinvolto anni addietro in una importante operazione anti-droga denominata “Drugstore” e già raggiunto dalla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale in considerazione della sua conclamata pericolosità sociale; pericolosità che connota anche la personalità del fratello (anch’egli pregiudicato) nonché ritenuto un affiliato al noto clan camorristico dei “Di Lauro”, egemone nella zona nord di Napoli.

Alla scoperta di tale infiltrazione malavitosa gli investigatori della GDF riminese sono giunti dopo specifiche indagini condotte sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, finalizzate proprio al contrasto delle fittizie intestazioni di beni, ovvero uno degli escamotage normalmente utilizzati dagli esponenti della criminalità organizzata per re-impiegare i proventi delle loro attività delinquenziali in attività produttive legali.

Guardia di Finanza al lavoro

Anche in questo caso, infatti, i militari delle fiamme gialle hanno accertato come E.S., con l’evidente fine di aggirare le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, ad aprile scorso – dunque in periodo di piena emergenza sanitaria – era divenuto socio (occulto) di una ditta individuale attiva nel richiestissimo campo delle sanificazioni ambientali, partecipandone così agli utili nonché utilizzando le autorizzazioni rilasciate alla stessa.

In tal modo il pregiudicato operava indisturbato rilasciando certificazioni sanitarie e fatture, grazie alla fittizia intestazione a terzi della ditta di cui – a tutti gli effetti – era però “socio”.

Lo stratagemma utilizzato, secondo le ricostruzioni effettuate dai finanzieri, gli aveva così permesso di realizzarsi senza troppe preoccupazioni un fiorente giro d’affari.

L’operazione in parola, oltre al sequestro della ditta ed a quattro persone indagate per il reato di intestazione fittizia, ancora una volta testimonia il ruolo ricoperto dalla Guardia di Finanza nella difficile azione di contrasto alle infiltrazioni delle grandi organizzazioni criminali, e dei loro esponenti, nel tessuto socio-economico del Paese, a tutela della libera concorrenza delle imprese e soprattutto di un’imprenditoria che lavora nel rispetto delle regole e che sia scevra da pregressi criminali d’ogni tipo.

 

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