Di Antonio Leone
Salerno. Cinquanta milioni di euro in debiti insoluti tra cui 28 maturati verso l’Erario, eppure continuavano
nella loro attività imprenditoriale grazie a numerosi artifizi contabili e fallimentari ai quali i
finanzieri del Comando Provinciale di Salerno hanno stavolta posto fine arrestando due fratelli
titolari di una catena di supermercati.
Le indagini della GDF
L’ennesimo raggiro ai danni delle casse dello Stato e dell’economia legale, portato definitivamente
alla luce dagli investigatori delle Fiamme Gialle, si basava su un ben rodato sistema che aveva come
scopo essenziale quello di seguitare nella propria attività commerciale nonostante la pesantissima
esposizione debitoria, ciò grazie a continui passaggi di proprietà tra società formalmente diverse ma
comunque riconducibili allo stesso gruppo familiare.
La chiara regia posta dietro tali manovre fraudolente mirava infatti a realizzare una serie di
distrazioni delle disponibilità materiali finalizzati a mandare a vuoto le legittime pretese dei creditori, che venivano messe in atto attraverso continui trasferimenti di beni strumentali, merci ed
anche dello stesso personale dipendente.
Qualora necessario in tali trasferimenti di “facciata” rientravano anche interi rami d’azienda, e tale
stratagemma consentiva così ai supermercati del gruppo di rimanere comunque attivi in quanto
risultavano gestiti da soggetti giuridici appena costituiti, dunque senza alcuna pendenza di natura
fiscale ed apparentemente avulsi dalla precedente (ed indebitatissima) proprietà.
Lo scenario nel quale si sono trovati ad indagare gli uomini della GDF salernitana è apparso dunque particolarmente complesso, soprattutto per la grande confusione patrimoniale creata ad hoc dai responsabili, con un contestuale groviglio nell’effettiva proprietà delle quote sociali, al quale si è
aggiunta una gestione accentrata della contabilità aziendale e del lavoro, per di più con continui
fuoriesci delle proprie maestranze tra i diversi punti-vendita ed altrettanto frequenti movimentazioni
finanziarie all’interno del gruppo, pur senza giustificate ragioni di carattere economico.
L’intervento delle Fiamme Gialle salernitane
Ad alzare un’ancor più fitta cortina fumogena sulle attenzioni degli investigatori, non è poi mancato
il ricorso a particolari prove concorsuali come i concordati preventivi, il che veniva organizzato in
maniera impropria sia pur con un dichiarato intento di “risanamento sociale”.
Anche in questo caso il raffinato artifizio escogitato dai due fratelli aveva quale target quello di
evitare il fallimento di imprese peraltro già svuotate di tutte le loro attività, ma i cui relativi punti-vendita erano gestiti da un’altra realtà societaria estranea (solo sulla carta) ai due stessi responsabili.
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