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Guardia di Finanza, Torino: operazione “Labirinto”, frode fiscale da 40 milioni di euro scoperta nel commercio dei prodotti informatici e della telefonia. Eseguite 18 ordinanze di custodia cautelare

Di Mariateresa Levi

Torino. Sono 150 i finanzieri impegnati dall’alba di stamani in una vasta operazione che vede l’esecuzione di decine di perquisizioni in diverse località site in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Sicilia, con sequestri di conti correnti, quote sociali, immobili e beni vari, nonché nell’esecuzione di 18 misure cautelari emesse dalla Procura della Repubblica di Torino nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti gli appartenenti ad un’associazione a delinquere dedita all’evasione fiscale che veniva realizzata nella commercializzazione su larga scala di prodotti informatici.

Le indagini, che i militari del locale Gruppo della Guardia di Finanza hanno condotto avvalendosi di intercettazioni telefoniche e telematiche, hanno permesso di portare alla luce il business criminale messo in piedi da due imprenditori piemontesi (uno dei quali già gravato da precedenti giudiziari), sostanziatosi nella creazione di un vero e proprio “labirinto” di società (almeno 10 e tutte esistenti solo sulla carta), gestite dai due arrestati ma intestate ad altri soggetti tra i quali figurano anche alcuni pregiudicati che avevano il classico ruolo di “prestanomi”, funzione per la quale venivano naturalmente ben ricompensati.

L’intento criminoso in casi come questo ha infatti uno schema piuttosto noto ma comunque efficace, ovvero l’acquisto o la cessione di merci tra diverse società fittizie sulle quali far ricadere gli obblighi da imposta sul valore aggiunto; obblighi che però non vengono poi assolti in quanto le società “fantasma” scompaiono puntualmente nel nulla, mentre i loro “titolari” sono peraltro nullatenenti (dunque senza possibilità economiche attaccabili dagli eventuali provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria).

Volante GDF

Con l’IVA fraudolentemente abbattuta diviene così possibile esercitare il commercio senza alcuna pressione fiscale – dunque a prezzi decisamente sottocosto – il che determina un grave squilibrio nel mercato a tutto danno delle altre aziende del settore le quali, operando nelle regole e corrispondendo quanto dovuto al Fisco, non possono praticare prezzi così bassi con un conseguenziale grosso danno per i loro ricavi.

Con un vero e proprio carosello di finte società alle quali addossare gli obblighi tributari, infatti, i responsabili della frode non solo avevano realizzato una maxi-evasione fiscale da 40 milioni di euro ma erano altresì divenuti autentici leader nella vendita di prodotti informatici e della telefonia.

Nel corso delle indagini, i finanzieri torinesi hanno altresì scoperto come tre dei principali responsabili delle società coinvolte nell’ingente frode percepissero da tempo il Reddito di Cittadinanza mentre i loro “soci”, i due imprenditori piemontesi, avevano persino ottenuto l’indennità di sostegno alle imprese erogata durante l’emergenza sanitaria da COVID-19 della primavera scorsa.

Da evidenziare come per la ricostruzione dell’intera “filiera criminale” in questione sia stata fondamentale l’attività di coordinamento tra gli inquirenti nonché l’apporto dell’Unità di Cooperazione Giudiziaria europea “Eurojust” che ha sede a l’Aja (Olanda); collaborazione questa che ha permesso di acquisire il materiale probatorio necessario a delineare la dimensione internazionale che aveva raggiunto la frode.

Per tutti gli arrestati si delinea ora un prossimo processo penale nel quale saranno chiamati a rispondere dei reati di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, utilizzo ed emissione di fatture false.

 

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