Di Giusy Criscuolo
Tel Aviv. Dal Jerusalem day (10 maggio) ad oggi, non ci si aspettava un’escalation del genere. Chiunque ha vissuto a Gerusalemme, sa che in questo periodo, soprattutto nel giorno che commemora la presa della Città Vecchia di Terra Santa (JDAY), gli scontri sono all’ordine del giorno.
Soprattutto quando la folla evoca con le bandiere di Israele la corsa dentro la città, passando da Jaffa Gate e New Gate. In quei momenti la parte araba delle mura e Damascus Gate diventano le linee di confine con il resto del “mondo”, passando per la moschea di Al Aqsa fino alla Lion Gate.
In quel giorno in particolare, gli scontri passano nel giro di poco dall’uso degli idranti, a quello dei manganelli per finire con quello dei pallettoni di gomma (sempre vivo il ricordo di quei giorni), ma a parte ciò che per loro è “pane quotidiano”, non si valica il limite più di tanto.
Ma questa volta Hamas forte del supporto missilistico “esterno” ha deciso di calcare la mano, facendo vacillare quelle certezze sulla potenza militare di Israele e sull’affidabile Iron Dome, che ad oggi sembra aver fallito già 3 volte.
Secondo il Gen di Brigata Itzik Bar, Capo di Stato Maggiore del comando del fronte interno, dalla serata di ieri ad oggi: “1369 missili sono partiti da Gaza su Israele. 1031 sono caduti sul territorio israeliano, di cui 264 hanno impattato aree residenziali, 167 hanno creato danni, di cui 4 particolarmente gravi” e 4.447 allerte rosse attivate. Senza contare l’utilizzo di nuovi razzi, in forze ad Hamas, che ha da poco lanciato l’ “Ayyash 250” (con un presunto raggio di 250 km) contro l’aeroporto di Ramon vicino ad Eilat. Aeroporto dove erano stati dirottati i voli provenienti da Ben Gurion (Tel Aviv). Ad ora tutti gli aeroporti israeliani sotto scacco della controparte.
“Ci rivolgiamo al nemico: i vostri aeroporti e ogni punto dal nord al sud della Palestina sono alla portata dei nostri missili”.
Una delle frasi estrapolate dal discorso pronunciato poche ore fa, dal portavoce della Brigata Al Qassam (ala militare di Hamas) Abu Ubaida, che oltre ad aver minacciato una risposta senza precedenti, invita alla guerra i civili, gli arabi israeliani, soprattutto quelli che vivono a Gerusalemme, utilizzando la liberazione di Al Aqsa e della Palestina come elemento di incitazione.
Abu Ubaida: “Siamo disposti a pagare ogni prezzo per la dignità del nostro popolo e la nostra santità (con il sangue degli altri e degli innocenti è facile). Vale la pena entrare in guerra, per le anime dei martiri. La battaglia della spada di Gerusalemme”. Incitando il popolo alla lotta, gli spiega che è tutto corretto, che è un popolo eroico, che ha resistito fino ad oggi e che adesso è giusto che paghi con il prezzo del sangue la gioia della liberazione. “Resistenza al nemico arrogante e saluti al nostro popolo ribelle di Gerusalemme, Cisgiordania e Palestina occupata dal 1948, in prima linea nella difesa del territorio”. Elogiando la bellezza di questi razzi, di questi missili che dai cieli palestinesi cadono sul territorio israeliano inneggiando follemente alla guerra.
Ma il loro risultato lo stanno ottenendo. Ciò che volevano era sommuovere il popolo, gli uni contro gli altri. Il tutto sta accadendo a pochi giorni dalle elezioni, senza dimenticare un periodo che ha visto l’agognata normalizzazione dei rapporti tra alcuni Stati arabi e Israele. A questi terroristi, non va proprio giù questa nuova proiezione, e con molta probabilità, tutti gli sforzi e le aperture fino ad oggi operate anche con gli EAU, rischiano di essere vanificati per il desiderio di guerra di pochi etremisti. Chi vuole la guerra e vive di guerra non può accettare la normalizzazione di rapporti definiti “innaturali”.
Le strade da ieri sera sono testimoni di indicibili scontri tra uomini che fino a poche ore prima vivevano fianco a fianco. A colpi di manganelli, bastoni, coltelli, pietre, calci e pugni gli uomini si accasciano a terra inermi. Atti vandalici ovunque, moschee e sinagoghe prese di mira, in un caos che regna sovrano tra la folla che fugge impietrita dai rumori. Un video agghiacciante, dove a farla da padrone le urla di una ragazza che assiste ad un omicidio in diretta e che viene portata via di corsa da qualcuno che comprende l’assurdità di questi scontri.
Le linee ferroviarie nella città di Lod, che collegano la zona a Tel Aviv sono state bloccate.
Alcune delle città colpite nella zona costiera d’Israele sono: Judea, Givat Shmuel, Siphon, Peta Tikva, Kiryat Ono, Rshon, LeZion, Ramat Gan, Tel Aviv Jaffa, Givatayim, Herzliya, Holon, Ramat, Hasharon, Bnei Brak, Hod Hasharon, Bat-Yam, Nis Ziona, Ashkelon Beach, South Sharon, Sdot Dan, Jan Rafiah, Yosheviya, Mutreb, Ayed, Efim, Negev occidentale, Ber Sheba… ma il numero cresce di ora in ora sulla costa.
Nel mentre, ciò che molti ipotizzavano sulla forza di fuoco in essere ad Hamas e utilizzata in questi giorni, sembra prendere forma tra i canali ufficiale delle diverse organizzazioni sulle pagine Telegram, alcune lanciate dalla Brigata e dalle varie “Resistenze” … I droni e molti degli armamenti che stanno mettendo la costa israeliana sotto assedio, sembrerebbero di origine iraniana.
Si legge sulle pagine Telegram: “Zero possibilità che l’entità sionista illegittima sopravviva all’inevitabile operazione di liberazione di Hezbollah, dell’Iran e dei loro alleati regionali – Anche le loro centinaia di armi nucleari semi-segrete e il loro piano “Opzione Samson” non potranno salvarli…”.
Ad essere colpiti da aerei israeliani alcuni tunnel, due tra le più importanti banche di Hamas (come al Antaj Bank nella zona di Khan Yunis), il suo quartier generale e alcuni luoghi dove venivano tenuti numerosi munizionamenti.
Senza paura, la Brigata al Qassam rende noto sui propri canali che sta utilizzando: Missili Sejjil, anche se l’origine non è certa sia iraniana o Home Made. In caso sarebbe la prima volta che Hamas dichiara le sue capacità, missili Q20, Badr 3 potenziati, con i quali è stata colpita anche la piattaforma di gas nella costa settentrionale di Gaza, come risposta all’uccisione di numerosi dei loro leader e per finire A120, J90, J80, M75 e SH85 .
A corollario di questa giornata ancora lunga, i funerali dei capi di Hamas. Israele reagisce in modo incisivo, mirando all’appartamento operativo, a nord della striscia di Gaza, del vice comandante del battaglione di Jabalya, altra ala operativa dell’organizzazione terroristica di Hamas. Obiettivo dei caccia israeliani sono stati altri appartamenti operativi, costruiti in centro città e come sempre utilizzando i civili come scudi umani.
Ad essere colpiti anche i centri operativi, relativi al battaglione chiamato Sajaiya e uno legato al comandante della brigata Shabura, entrambe nel nord della Striscia di Gaza, più un comandante della compagnia a Deir al-Balah nella zona centrale di Gaza.
Secondo quanto riportato dal Lion Udler, stratega indipendente, da questi tre appartamenti, sarebbero stati condotti gli ultimi attacchi e alcuni di loro sarebbero stati utilizzati per attaccare Israele anche in passato.
Oltre ai nuovi colpi inferti all’organizzazione, ad essere colpito dai caccia dell’Aeronautica Militare israeliana un complesso militare del quartier generale dell’intelligence di Hamas. Si tratterebbe della principale unità di osservazione dell’organizzazione che si trova presso la postazione. Sempre secondo Udler durante l’attacco, dozzine di terroristi di Hamas erano all’interno del complesso.
Dal Libano confermato il lancio di 3 razzi sulla Palestina, Hezbollah ha immediatamente negato di essere coinvolto. Il lancio dei razzi dal Libano, sarebbe stato operato da una fazione palestinese, prontamente identificata ed arrestata dalle LAF (Libanes Armed Forces).
Alla luce della continua escalation, il portavoce dell’IDF non esclude per questa sera un’operazione terrestre: “Stiamo dispiegando le truppe” e il ministro della Difesa israeliano Gantz avrebbe autorizzato il richiamo di altre 9000 riserve, oltre alle 7000 già impiegate nel primo pomeriggio (per un totale di 30mila riservisti).
La tattica prevedrebbe l’arrivo di carri armati (già in viaggio verso la striscia) sul confine, prima di un attacco via terra. L’aeronautica e l’artiglieria “ammorbidirebbero” gli obiettivi favorendo così l’ingresso delle truppe.
L’IDF avrebbe ad ora identificato centinaia di nuovi razzi, il cui lancio sarebbe fallito, cadendo ed esplodendo sulla stessa striscia dove a rimanere colpiti sono stati gli stessi civili di Gaza, ferendo numerosi bambini. E mentre il Primo Ministro Benjamin Netanyahu dichiara: “Non posso dire che non siamo difronte ad una escalation. L’intelligence dice che è molto probabile che la violenza aumenti nei prossimi giorni”.
Per le strade di Boca Raton in Florida, a molestare i sostenitori di Israele appare un furgone con le bandiere della Palestina e con la scritta “Hitler war Right”. Di certo le prossime non saranno notti serene.
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L’articolo Israele: Netanyhau è molto probabile che la violenza aumenti nei prossimi giorni proviene da Report Difesa.
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