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Libano: un’analista esamina i fatti del 2020. “Dall’esplosione nessun politico ha avuto il coraggio di recarsi al porto.”

Di Giusy Criscuolo

Beirut. A distanza di un anno dall’esplosione al porto di Beirut, arriva una pungente risposta, da parte di chi il Libano lo vive sulla pelle quotidianamente. Maya Yamout, co-fondatrice e vice direttrice assieme alla sorella Nancy, direttrice dell’associazione no profit Rescue Me. Un lavoro che le vede impegnate soprattutto nel mondo del sociale, dell’estremismo, delle vittime dello stesso e delle vittime di guerra. Le prime donne ad avere intervistato negli ultimi 10 anni, più di 100 prigionieri nelle prigioni di Roumieh e Barbar al Kazin. Analiste dei comportamenti estremisti, con lo scopo di sviluppare profili di analisi comportamentale legati a questi individui.

Un momento dell’esplosione di ieri a Beirut – Credit Twitter

Due donne, due sorelle concrete, che con grande coraggio, si sono lanciate in un’avventura non semplice, soprattutto in posti come quelli del Medio Oriente. Scelte che portano a numerose rinunce, ma che ti fanno guardare in dietro con la soddisfazione di poter dire, qualcosa di concreto è stato fatto e che ti fanno guardare avanti con la certezza che qualcosa di buono può ancora accadere.

Con un team di professionisti alle spalle, cercano di dare sostegno al proprio popolo e alla propria terra, pur rischiando in prima persona.

A un anno dall’esplosione al porto di Beirut, quanto è peggiorata la situazione?

“La situazione è peggiorata molto dall’esplosione. Non abbiamo ancora capito a chi apparteneva questo nitrato di ammonio. Per sedare gli animi, hanno arrestato molte persone. Ma a distanza di poche ore molti (probabilmente coinvolti) sono stati scarcerati. Da poco invece, sono state liberate alcune persone che si è scoperto non avevano nulla a che fare con quel magazzino. – continua – Nessun responsabile è stato trovato e degli alti esponenti politici nessuno è stato incriminato. Dall’esplosione nessun politico ha avuto il coraggio di recarsi al porto. Anche per questo è cresciuta la rabbia dei libanesi. All’epoca dell’esplosione la valuta valeva 8/9mila lire, ad oggi è valutata a 21mila.

Ad aggiungersi alla crisi attuale c’è stato il carico da mille del Covid-19. Per l’impossibilità di poter lavorare, mille dottori e cento infermieri hanno lasciato il Libano. Una catastrofe sulla catastrofe.”

Propagazione dell’onda d’urto dopo le due esplosioni – Credit Twitter

Il Libano era in ripresa, chi ha beneficiato di questa catastrofe?

“Di certo non è il popolo ad averne beneficiato. Chi ha avuto “fortuna”, sono quei pochi che hanno potuto spostare i loro conti bancari, i loro guadagni e beni all’estero ancor prima del 17 ottobre 2019.

La cosa peggiore è che a trovarne giovamento c’è Hezbollah, che è contento nel mantenere questa situazione di disagio. In questo modo, non contribuendo alla soluzione, ma evidenziando la debolezza del governo si presenta come soluzione e alternativa all’attuale catastrofe socio/economica. Chi ha anche beneficiato di questa crisi sono le ONG.”

I politici giocano con la pelle dei libanesi, come può reagire la popolazione per tornare a vivere?

“Entrambe le coalizioni politiche stanno giocando sulla pelle dei libanesi. Ma le colpe sono numerose e da ricercare in più ambiti. In primis la colpa è dei libanesi stessi che hanno smesso di farsi sentire. Questo anche a causa del Covid che ha bloccato le proteste. Inoltre i cittadini libanesi con doppia cittadinanza sono già andati via tutti. Quelli che sono rimasti, soprattutto i giovani, sono quelli che stanno aspettando il permesso di lavoro per trasferirsi a Dubai, Abu Dhabi o in altri Paesi del Golfo.

Chi è rimasto in Libano, appartiene alla vecchia generazione, quelli che hanno votato gli attuali politici. Ormai disillusi, non credono che la situazione potrà cambiare. E’ per questo che le proteste si sono sciolte piano piano.”

Tu che vivi sulla tua pelle i disagi causati da questo crollo economico e sociale, cosa ti senti di dire a chi non è sicuro di cosa succede?

“La crisi economica che stiamo vivendo, non si risolverà per i prossimi 10 anni. La gente ha perso qualsiasi speranza e fiducia nello Stato. Chi può abbandona il Libano o è già andato via. Chi non ha questa fortuna, cerca di andare a lavorare nei paesi arabi. Chi è rimasto è abbandonato a se stesso.

La cosa più triste è che anche i giovani hanno perso la speranza. Coloro che volevano sposarsi, mettere su famiglia, comprare la prima casa, hanno capito che non avranno mai la possibilità di prendere un prestito. Tutto il sistema bancario è collassato.”

UNIFIL sent a team from the Force Commander Reserve to assess the magnitude of yesterday’s explosion at Beirut port. As a result of a huge explosion that rocked Beirut Port yesterday evening, one of the UNIFIL ships of the Maritime Task Force docked in the port was damaged, leaving some UNIFIL naval peacekeepers injured – some of them seriously. Beirut port, 5 August 2020. Photo by Pasqual Gorriz (UN)

In questo momento di crisi, le distanze tra cristiani e musulmani si sono allargate?

“Non esiste più differenza tra cristiani, musulmani o drusi ultimamente. In questo anno la divisione sembra far parte di un vecchio linguaggio. Tutti si sono resi conto che sono stati vittime della corruzione, della pandemia e del 4 agosto. Non esiste più distanza. Sono tutti uniti nel far cadere questa classe politica. Cercando di far arrivare al potere una classe di uomini più qualificata e meno corrotta.”

A livello sociale, qual è il pericolo che si corre?

“La situazione è molto pericolosa. E’ ritornata la teoria di Carl Marx. La Classe scelta, quella ricca appartiene al circa 2% della Nazione, mentre la classe povera appartiene alla maggioranza. Questo è molto pericoloso, perché la classe media è stata spazzata via e non esiste più chi può fare da intermediario tra i ricchi e i poveri. La classe media è quella che ha abbandonato il paese. Regnano i ricchi che sono al Governo e la classe povera, non ha più supporto neppure dalla parte politica. La classe media era fondamentale per il dialogo tra le parti.

Purtroppo non abbiamo ancora numeri definitivi e certi sullo stato di povertà della popolazione, perché ci sono molte famiglie povere o che hanno raggiunto la povertà, che non dicono di essere in difficoltà per una questione di dignità.”

Manifestazione di protesta a Beirut

Quanto è probabile che la situazione dei rifugiati nei campi profughi sfugga di mano?

“Già nel passato le relazioni tra libanesi e rifugiati, non sono mai state rosee. Ad oggi è aumentato in modo esponenziale l’astio ed i rancori nei confronti dei rifugiati siriani e profughi palestinesi. Molti rifugiati siriani, avendo visto che non c’era più nulla su cui fare affidamento, sono tornati in Siria o hanno cambiato paese. Chi è rimasto lo ha fatto per convenienza. Questo perché sia l’ONU, che l’UNHCR e la Croce Rossa Internazionale pagano in dollari i rifugiati siriani e i profughi palestinesi. Pagano spese, interventi medici, medicine e questo in modo completamente gratuito da sempre.

Loro non stanno attualmente soffrendo come i libanesi, che non possono neppure accedere a questi sussidi, perché non sono considerati né rifugiati, né profughi. Questo sta implementando il rancore.”

Cosa pensano i libanesi della politica attuale?

“Il sistema politico è completamente andato. Non esiste più. Hezbollah dovrebbe dare le armi all’Esercito Libanese. Se questo non accadesse il Libano diventerà una succursale dell’Iran. Se Hezbollah non cederà le armi all’esercito, non si potrà mai fare un nuovo governo. Rischiamo di perdere la nostra indipendenza.”

A breve ci sarà la Conferenza Internazionale sul Libano, quanto diranno i libanesi?

“Il popolo libanese avrà molto da dire. Il problema è, sarà ascoltato? La colpa è anche dell’Europa e del resto del mondo, che non hanno inserito Hezbollah nella lista dei terroristi. Se l’Europa, che sembra voglia spendersi per il Libano, non agirà bene, la nostra terra finirà nelle mani dell’Iran. Hanno cercato di fare la stessa cosa in Iraq, in Siria e adesso in Libano. Se tutto cadrà nelle mani di Hezbollah questo porterà a numerose proteste e manifestazioni di piazza.

Questo perché ancora siamo un Paese indipendente. Ma se l’Iran prenderà il controllo dello Stato attraverso Hezbollah, cadremo in una dittatura e in un regime a base di terrorismo. L’Europa deve capire che è arrivato il momento di intervenire in modo deciso.”

Volontari a sostegno della popolazione di Beirut – Credit Twitter

Attraverso l’Associazione che gestisci con tua sorella, cosa puoi dire dei gruppi terroristici ed estremisti? C’è il rischio che il Libano diventi per loro una terra libera?

“Il Libano non è una terra per l’estremismo. Bin Laden ci aveva provato nel 2008 nel campo palestinese di Nahr al Bared. Lui dopo aver studiato la situazione aveva confermato che il Libano non era un territorio in cui si poteva sviluppare il terrorismo religioso. Questo perché dal 2006, nel campo profughi palestinesi, si è insediato il movimento armato jihadista salafita, Fatah al Islam.

A tal proposito e collegandomi al mancato obiettivo di Bin Laden, quest’ultimo aveva mandato un militante di al Qaeda dentro il campo di rifugiati Nahr al Bared. Quest’ultimo avendo parlato con uno degli esponenti del movimento, aveva capito che, per certo, la parte nord del Libano non poteva essere un territorio adatto a far proliferare il terrorismo religioso. Così nel 2008 fecero recapitare, in Afghanistan, un messaggio per Bin Laden dicendo di non provare neppure ad avvicinarsi al Libano.

Ne segue che la risposta alla tua domanda è che il Libano non è una terra adatta all’estremismo religioso.”

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