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Vertice Macron-Conte, l’immigrazione ed il rischio di destabilizzazione del modello economico, politico e sociale europeo

Di Pierpaolo Piras

Parigi. La conciliazione tra Italia e Francia non ha tardato a crearsi, rasserenando animi, stampa e Cancellerie. A parte le scuse della Francia, comunque mai arrivate, il problema scottante della migrazione rimane, e non solo per l’Italia.

Emmanuel Macron e Giuseppe Conte ieri all’Eliseo

 

Il Cancelliere Angela Merkel lo ritiene persino “un test definitivo per il futuro dell’Europa”, attribuendo, di riflesso, positività al rovesciamento del problema da parte di Salvini sul tavolo comune dell’Europa.

Urla e strepiti, soprattutto da parte dei più interessati, Spagna e Francia, consce di essere l’alternativa allo sbarco dei migranti sui propri porti e litorali.

Eppure tale giro di eventi, ampiamente annunciato e scritto nei programmi dei partiti vincitori delle ultime elezioni italiane, non avrebbe dovuto sorprendere questi tra i principali Paesi europei, sempre pronti a dare lezioni su tutto al resto del mondo. Tali governanti hanno ora preso atto che, in politica interna come in quella internazionale, gli equilibri possono cambiare, anche radicalmente, nel corso del tempo, anche sulle migrazioni.

In Europa sono riconoscibili due volontà e poteri, quello a favore e quello contro la immigrazione, entrambi in vario modo e misura sostenuti dal popolo.

I Paesi dell’Est sono stati i primi a respingere energicamente i migranti, percependoli come una minaccia alla propria sentita identità e cultura, mentre in quelli occidentali, importanti movimenti e partiti di sinistra li considera parte di una futura società europea multietnica, multiculturale e multi religiosa.

Il confine tra Serbia ed Ungheria

Nonostante questo “cannoneggiamento preventivo”, che raramente si era visto, si è, invece, creata una netta linea di demarcazione tra est ed ovest del Continente.

Negli ultimi anni l’Europa occidentale, sicura del proprio modello socio-culturale, ha prevalso su quella orientale imponendo, talvolta con arroganza, le proprie scelte strategiche nel campo dell’immigrazione.

Oggi questi Paesi, uniti e rinforzati dall’Italia ma anche dalla coalizione austriaca di destra, che il 1° luglio assumerà la presidenza dell’Unione Europea, hanno intenzione di rovesciare l’agenda e le intenzioni di Bruxelles.

Tutti sono ormai consapevoli che il fenomeno migratorio è solo al suo inizio. Già si parla (Sebastian Kurz, capo del Governo austriaco) della costituzione di centri di accoglienza in territori al di fuori dei confini geografici della UE, magari nella Libia occidentale sotto il controllo francese, tenendo conto che senza un gigantesco piano di aiuti economici nei Paesi africani più critici, sarà impossibile, se non con misure molto più forti ed autoritarie, far fronte alla crescente migrazione.

Avendo lasciato l’Italia a sbrogliarsela da sola, l’Unione Europea non appare in alcun modo pronta a raccogliere questa storica sfida su larga scala.

La questione migratoria è nei programmi delle forze politiche e sarà determinante, come lo è stato nel nostro Paese, nel determinare il risultato delle prossime elezioni nei vari Stati.

Essa potrebbe destabilizzare il modello economico, politico e sociale su cui si basa l’Europa.

Conte e Macron hanno parlato di questo? Sappiamo di sì.

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