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Alleanza Atlantica, dopo il vertice di Londra sarà la diplomazia che dovrà impegnarsi a costruire una nuova NATO

Di Pierpaolo Piras

Londra. Nella capitale britannica, l’Alleanza Atlantica (NATO) ha celebrato, nei giorni scorsi, il 70° anniversario dalla sua nascita, sancita a Washington il 4 aprile 1949.

Il quartier generale della NATO a Bruxelles

Il suo scopo era quello di fronteggiare il pericolo di invasione proveniente dall’Unione Sovietica ed i suoi Stati satelliti, riuniti nel “Patto di Varsavia”.

Un secondo obiettivo strategico venne espresso con chiarezza da Lord Ismay, suo Primo Segretario Generale : “Tenere dentro gli Americani, fuori i russi e sotto i tedeschi”.

Oggi, la NATO è profondamente cambiata: i 12 fondatori, tra cui l’Italia, sono diventati 29. Così come è radicalmente cambiato l’assetto geopolitico e strategico.

Oggi, i problemi più importanti, e talvolta acuti, sono più politici che militari: la questione russa, quella nucleare e, non ultimo, il problema del terrorismo.

Un chiaro esempio è giunto negli ultimi tempi dal governo turco che ha intrapreso un’azione militare in Siria in totale autonomia. In quell’occasione, Recep Tayyip Erdogan, Presidente della Turchia, è giunto, molto arditamente, ad invocare l’articolo 5 del trattato costitutivo della NATO, generando non poco imbarazzo tra gli alleati.

Il Presidente turco, Erdogan

Come membro della NATO, ha anche minacciato di porre il veto alla protezione militare (missili anti-missile Patriot) dei Paesi baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) contro il loro vicino orientale: la Russia.

La stessa che più volte ne ha invaso abusivamente lo spazio aereo e ancora ne detiene e controlla la maggior parte delle fonti energetiche.

Inoltre, ha contrattato l’acquisto di importanti sistemi d’arma (missili S 400) dalla Russia e preteso che l’Alleanza atlantica consideri apertamente i curdi come terroristi, nonostante che siano considerati positivamente dagli USA.

Una batteria di missili S400

In quest’ultimo vertice londinese, Emanuel Macron, Presidente della Repubblica francese, ha rimarcato apertis verbis l’indisciplina turca nei confronti della NATO, ottenendo l’approvazione di altri alleati.

Il Presidente francese, Macron

Nell’ambito di tale cacofonia vocale, prima ancora di dare inizio al vertice, Donald Trump ha attaccato Macron per aver definito la NATO in una condizione di “morte cerebrale”, quasi facendo intendere la sua inutilità.

Il Presidente francese ha risposto provocatoriamente, propugnando la sovranità europea su quella americana.

La risposta di Trump non si è fatta attendere: “È stato molto offensivo. Una dichiarazione molto, molto spiacevole per i 28 Paesi alleati.

Un momento dei lavori del vertice NATO di Londra

I toni accesi hanno probabilmente indotto questi due protagonisti ad essere più sereni e consapevoli delle loro responsabilità e delicatezza di ruolo. In un successivo incontro con la stampa, essi hanno calmierato le proprie posizioni.

La controversia, seppur attenuata, rimane e segue alle minacce USA verso la Francia di aumentare del 100% i dazi verso alcune merci come gli champagne per l’intenzione di tassare le grandi corporation USA per i profitti realizzati sul territorio europeo francese.

Macron forse ha ragione in alcuni aspetti: da diversi anni, il vertice dell’Alleanza atlantica è stato, anche se informalmente, allietato e completato dalla presenza dei leader delle istituzioni europee.

Stavolta, l’incontro di Londra ne ha fatto a meno, anche se minimizzato dalle varie diplomazie. Probabilmente hanno influito sia i continui scontri francesi con altri alleati europei che il Paese ospitante sia il Regno Unito, il quale prevede di lasciare l’Unione Europea il 31 gennaio prossimo.

All’ordine del giorno doveva essere affrontato anche lo spinosissimo problema del contributo dovuto da ogni singolo stato alle spese dell’Alleanza Atlantica.

Il contributo di ognuno deve essere di almeno il 2% del proprio bilancio.

Attualmente, solo 9 dei 29 alleati raggiungono questa percentuale. Gli altri, compresa l’Italia, non raggiungono questa percentuale, fino a casi estremi come la Spagna (0,92%) e il Lussemburgo (0,56%).

Al termine del vertice londinese ben poco è stato trattato di questi temi cruciali, compresa la questione del terrorismo, un problema che trascende ragguardevolmente dagli aspetti militari e richiede la cooperazione di ulteriori ed esiziali attori della politica internazionale, come la NATO, l’Unione Europea, la Russia e la Cina, pur nell’ambito di eventuali conflitti reciproci.

Le diplomazie dovranno lavorare a lungo per rivalutare e rinvigorire la NATO, la più grande e potente alleanza politico-militare del mondo, guidati sempre dalla consapevolezza che non esiste una valida alternativa ad essa.

Il pessimismo di Macron, per quanto provocatorio, va contraddetto tramite una maggiore determinazione ed unità nelle politiche governative generali, evitando se possibile, incontri vani e vuoti come quest’ultimo di Londra.

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