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Anarchici: dalla “Propaganda con i fatti” dell’800 alla violenza dei giorni nostri. Quando la storia si ripete e punta alla destabilizzazione della democrazia. Una ricerca di EURISPES spiega evoluzione e atti dell’antagonismo

ROMA (nostro servizio particolare). Il fatto che gli anarchici usino la violenza, espressa in vari modi, ha inizio nell’800.

Scriveva il russo Pëtr Alekseevič Kropotkin, uno dei massimi teorici dell’anarchia, che la rivolta pemanente va fatta “con la parola, con gli scritti, col pugnale, col fucile, con la dinamite. Per noi è buno tutt quello che non è legale“.

L’anarchico russo Piotr Aleksejevic Kropotkin

Era il dicembre 1880 e queste frasi uscirono sul giornale “Le Revolté” (La Rivolta).

Stiamo accennando a quella che gli anarchici chiamano la “Propaganda con i fatti”.

Questo termine si fa risalire al 1877 e precisamente ad un articolo dal titolo “La propaganda con i fatti” di Paul Brousse, un medico francese che aveva partecipato alla Comune di Parigi del 1871 e che nel Bollettino della Federazione del Giura (una Federazione anarchica fondata nel 1871 a Basilea, dove i seguaci di Michail Aleksandrovic Bakunin (russo, considerato il padre del cosiddetto “socialismo antiautoritario”) hanno il predominio sulla tendenza marxista.

Michail Aleksandrovic Bakunin

Nel settembre 1871 al congresso de L’Aia i libertari (anarchici) rompono con i marxisti.

Ora ricostruire storicamente punto per punto la storia della “Propaganda con i fatti” non è lo scopo di questo articolo.

Basti, però, solo citare il fatto che in nome di questa propaganda e con l’uso di ogni tipo di arma sono stati commessi, in Italia e in varie parti del mondo, regidici (Umberto I a Monza il 29 luglio 1900, colpito da Gaetano Bresci), uccisioni di uomini politici come il Presidente francese Marie François Sadi Carnot (ucciso il 24 giugno 1894 dall’anarchico italiano Sante Caserio) dopo aver preso parte ad un banchetto pubblico a Lione ed aver tenuto un discorso nel quale preannunciò la rinuncia ad una possibile sua rielezione alla Presidenza della Repubblica.

Gaetano Bresci

O ancora il Presidente americano, William McKinley, ucciso il 6 settembre 1901, dopo aver pronunciato un discorso all’Esposizione panamericana di Buffalo, nello stato di New York, colpito da un anarchico di origine polacca, Leon Czolgosz, che gli sparò con una rivoltella.

Il Presidente americano, William McKinley,

McKinley morì il 14 settembre in seguito alle ferite riportate.

L’elenco è lunghissimo e il risultato, per il movimento anarchico, è quello di mettere tutti questi autori (ed altri) come in un “Panhteon”, esaltando con canzoni (scaricabili anche su You Tube) e scritti le lor azioni.

DALLA STORIA ALLA REALTA’ DI OGNI GIORNO

Riponiamo i libri di storia dell’anarchia negli scaffali della nostra libreria e analizziamo una ricerca dell’EURISPES a cura Emanuele Oddi e pubblicata nel Rapporto Italia 2022.

L’EURISPES ha, infatti, analizzato gli attacchi terroristici condotti in italia nel 2021.

La maggior parte di essi sono stati compiuti e poi rivendicati, in Italia, da formazioni facenti parte dell’ampia e variegata galassia dell’anarco-insurrezionalismo.

Una manifestazione anarchica

Viene così confermato un trend che da tanti anni caratterizza il panorama del fenomeno terroristico nel nostro Paese.

L’accuratissima ricerca di Oddi è stata fatta utilizzando la tecnica dell’Open source intelligence (OSINT) su fonti aperte, il Dark e il Deep Web.

Gli attacchi degli anarcoinsurrezionalisti, rivendicati nel 2021, sono stati complessivamente 26 (-23,5%) rispetto al 2020 quando furono 34.

La stessa analisi è stata condotta per la Francia e la Grecia. Nel 2021 il Paese transalpino è stato lo Stato europeo con il maggior numero di attacchi rivendicati (187 che salgono a 422 se si considera il biennio 2020).

La Grecia, invece, presenta un contesto che dal punto di vista quantitativo con dimensioni maggiormente

contenute, ma sempre più consistenti rispetto al contesto italiano.

Stiamo parlando di 64 attacchi nel 2021 che salgono a 92 se si considera il biennio 2020-2021.

Tuttavia, in Italia e in Francia nel 2021 gli attacchi compiuti dalle formazioni anarco-insurrezionaliste hanno conosciuto una decrescita, mentre la Grecia registra un incremento pari a +146%.

L’ANARCO-INSURREZIONALISMO

Studi dettagliati sull’anarcoinsurrionalismo sono un po’ scarsi.

Quanto scritto da Emanuele Oddi ci fa perciò entrare nele nuove azioni.

Scrive il ricercatore dell’EURISPES: “Nella storia repubblicana italiana, le alterne fortune dei gruppi anarcoinsurrezionalistiche si differenziano dai gruppi politici anarchici per le loro finalità eversive, sono state dettate essenzialmente da due fattori. Il primo è la variabile efficacia dell’azione di contrasto al fenomeno eversivo da parte delle autorità. Il secondo sono le fratture e gli scontri intestini all’eterogenea galassia anarco-insurrezionalista In quest’ottica, i gruppi che operano oggi sul territorio nazionale sono il frutto di un complesso percorso di rimodulazione interna che è proseguito senza soluzione di continuità almeno dagli anni ’70 ad oggi“.

Ovvero mentre una cinquantina di anni fa, “i gruppi anarco-insurrezionalisti italiani sono stati caratterizzati da ampie differenze operative e di metodo che consentono, a posteriori, di individuare almeno due differenti fazioni. La prima è quella di Azione rivoluzionaria (AR), gruppo anarcocomunista,la cui azione era fondata sull’utilizzo esclusivo della lotta armata e sul compimento di attacchi esplosivi con un certo livello di complessità che erano in seguito rivendicati tramite la sigla del gruppo stesso. Alla fazione di AR, si contrapponeva quella rappresentata da uno dei teorici dell’anarco-insurrezionalismo italiano, Alfredo Maria Bonanno. A differenza di AR, secondo Bonanno gli attacchi compiuti dovevano essere delle azioni non complesse e facilmente riproducibili, escludendo de facto attacchi condotti tramite ordigni esplosivi che richiedevano specifiche conoscenze tecniche. Inoltre, sempre secondo Bonanno, gli attacchi dovevano essere certamente rivendicati, ma in forma anonima“.

Un ulteriore elemento di complessità si è aggiunto al panorama anarcoinsurrezionalista italiano nel 1996, quando due soggetti anarchici imputati del Processo Marini hanno inquadrato le proprie azioni in continuità con il progetto eversivo di AR, promuovendo la nascita di “AR combattente”.

“Il progetto di AR combattente – ricorda il ricecatore  – ha riscontrato diffuso interesse da parte di alcuni esponenti di rilievo del panorama anarco-insurrezionalista italiano, determinando nel 2003, dopo circa cinque anni di gestazione, la nascita della Federazione Anarchica Informale (FAI)”.

Con la sua fondazione, a differenza di quanto accaduto dagli anni ’70, dai primi anni 2000 il fronte anarco-insurrezionalista in Italia è stato composto da almeno tre anime tra loro spesso contrastanti e raramente convergenti.

C’era, infatti,la Federazione narchica informale (FAI) che proponeva come unica via perseguibile quella della lotta armata condotta tramite attacchi esplosivi. Poi c’era la fazione fedele alla teorizzazione di Bonanno che sosteneva azioni anonime e riproducibili e, infine, i gruppi maggiormente radicalizzati della lotta NO TAV, definiti anche anarchici sociali o, dispregiativamente, cittadinisti.

Il logo NO TAV

Nel 2012, a seguito della gambizzazione di Roberto Adinolfi, manager di Ansaldo Nucleare, da parte della FAI, il gruppo anarcoinsurrezionalista nato nel 2003 e che aveva costruito solidi legami internazionali, fu isolato per un uso della violenza ritenuto eccessivo.

Il ferimento di Roberto Adinolfi, manager di Ansaldo Nucleare

“In seguito – evidenzia ancora Oddi – per circa 10 anni la FAI è stata soggetta ad una profonda ristrutturazione che porta, tramite un ciclo di incontri programmatici, ad un confronto interno circa gli aspetti teorici e ideologici del gruppo che ne determinavano una postura intransigente, parzialmente ereditata da AR”.

Grazie a questo percorso che il ricercatore definisce di “rebranding”, tra il 2010 e il 2015 la FAI è riuscita a costruire canali di apertura anche con altri gruppi estremisti italiani come i NO TAV.

Un primo frutto di questa rivisitazione sono gli attacchi condotti tra il 2015 e il 2016 contro le ditte che collaboravano con i Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE).

Quelli compiuti tra il 2015 e il 2016 sono stati caratterizzati da una metodologia forte, ma da rivendicazioni anonime, indicando l’acquisizione, da parte della FAI, di nuove linee operative.

“L’efficacia e la valenza propagandistica di tali azioni – sostiene ancora Oddi – hanno portato tra il 2017 e il 2018 alla redazione di due documenti programmatici Per un giugno pericoloso del giugno 2017, seguito nel 2018 da L’autismo degli insorti”.

Nei quali si definisce il raggiungimento di una sintesi tra le diverse anime del movimento  anarcoinsurrezionalista italiano (Federazione anarchica informale, NO TAV, gruppi antagonisti).

Il logo della Federazione Anarchica informale

Una sintesi secondo cui le formazioni anarchiche italiane devono cooperare tra loro, operare su base locale e incrementare la conflittualità locale, ricorrendo a militanti esperti e a militanti giovani.

Dal punto di vista metodologico viene indicato l’impiego di specifici ordigni esplosivi/incendiari e sono valutate come accettabili le azioni di sabotaggio, di danneggiamento così come gli atti vandalici e gli imbrattamenti.

Nonostante tale sintesi, i singoli gruppi hanno preservato una propria identità autonoma e la formazione che costituisce la principale minaccia è ad oggi quella della FAI che tra il 2003 e il 2020, secondo i dati riportati dalle autorità, avrebbe rivendicato circa 67 attacchi esplosivi/incendiari, cui si sommerebbero gli attacchi rivendicati anonimamente, ovvero senza sigla, e gli attacchi non rivendicati.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Come scrive Emanuele Oddi, oggi, le attività dei gruppi anarco-insurrezionalisti in Italia si sostanziano su due livelli.

Il primo livello è la costante infiltrazione “di soggetti afferenti a tali gruppi tra le fila delle manifestazioni di protesta, con una particolare predilezione per le manifestazioni studentesche e dei lavoratori dipendenti. Il secondo, è il compimento di azioni asimmetriche di matrice terroristica”.

Gli attacchi condotti vengono rivendicati non più per telefono alle Agenzie di stampa, ai giornali o alle radio cosiddette di movimento ma attraverso Internet.

Questi documenti possono essere pubblicati su almeno tre tipologie differenti di piattaforme: siti di controinformazione, social media (Facebook), chat social (Telegram).

A livello europeo, i gruppi anarco-insurrezionalisti operano in molteplici Paesi e tra gli stessi sussistono momenti di confronto teorico e ideologico, scambi di expertise paramilitari e rapporti di carattere finanziario volti a sostenere i gruppi ritenuti affini.

In quest’ottica, è usuale che le azioni condotte in Europa siano rivendicate tramite molteplici piattaforme, locali e straniere, sia per conferire maggiore risonanza all’azione, sia per aggirare l’azione di contrasto, anche online, delle Forze dell’Ordine.

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