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Cloud Nazionale e infrastrutture a che punto siamo? Forte disattenzione per infrastrutture e cybersecurity

Di William Nonnis*

Roma. Proseguono i lavori del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, per la realizzazione dell’ormai famoso e discusso “Cloud Nazionale”, portati avanti con grande difficoltà e un po’, forse, di disattenzione per concetti tanto importanti, quali le Infrastrutture e la Cybersecurity.

Il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao

Il tutto in un clima di una mancata percezione della centralità, che dovrebbe rappresentare il pilastro, di una corretta informazione/formazione del digitale su larghissima scala sociale, così da poterne consentire a tutti un corretto e consapevole utilizzo nelle attività quotidiane.

Lavori piuttosto nebulosi anche per le dichiarazioni, completamente sconfessate  in queste ore, fatte dal Ministro i primi giorni di settembre, asserenti che, per la costituzione del Polo Strategico Nazionale (PSN), nato per gestire Data Center e Cloud di tutto il nostro Paese, non ci sarebbe stata una gara d’appalto, bensì un partenariato tra settore pubblico e privato, salvo poi, come da fonti del quotidiano “Il Fatto Quotidiano“, reperire proposte e aprire bandi, orchestrando poi, nel frattempo, la scalata delle associate Casse Depositi e Prestiti/Tim, con la partecipazione di Sogei (con modello organizzativo dell’in-House del Tesoro) e Leonardo (ex Finmeccanica).

Ad avvalorare le informazioni del Fatto Quotidiano, anche La Repubblica che afferma, tale cordata, essere in vantaggio su altre due, Fincantieri-Amazon e Poligrafico-Fastweb, mentre è lo stesso Draghi a sostenere, alla platea di Confindustria, che il Governo è in attesa di proposte per l’attuazione del PSN.

A ben guardare, le associate in pole position per la candidatura, già recano insita una grave incongruenza perché, se Sogei è un’aziende interamente italiana attiva nel campo dell’Information Communication Technology ed è controllata dal Ministero dell’Economia, così come Leonardo che, occupandosi di difesa, sicurezza e aerospazio, vede lo stesso Ministero come proprio maggior azionista, non altrettanto può dirsi di Tim che, per il 55% è in mano dei francesi.

Come può dunque uno Stato affidare i suoi dati tanto sensibili, raccolti oltretutto con un impegno economico pari a 1. 900.000.000 euro in ambito del PNRR, ad una società con importante partecipazione straniera?

Chi potrà farsi garante della totale sicurezza delle informazioni del Cloud Nazionale se proprio l’infrastruttura di rete non è totalmente nazionale?

Questione spinosa, che riporta immediatamente all’annosa necessità, non di un mero restyling delle Infrastrutture Critiche italiane, ma di un essenziale rinnovamento e ripensamento delle stesse, in grado di sorreggere l’immane impianto del Digitale che, finalmente anche in Italia, si sta costruendo.

Per Infrastrutture Critiche, si intende tutta quella intelaiatura portante, basilare per il mantenimento delle funzioni vitali della comunità, quali governance, salute, sicurezza e benessere economico/sociale di un Paese.

Le Infrastrutture Critiche che un Paese deve essere assolutamente in grado di controllare (includendo anche la parte fisica) sono: Istruzione, Sanità, Giustizia, Energia (acqua, gas, rifiuti inclusi, Mobilità) che costituiscono i servizi primari per i cittadini e per tutto il sistema industriale e, pertanto, la loro sicurezza è la conditio sine qua non che garantisce la qualità dei servizi e la tutela dei cittadini.

Un Paese deve essere assolutamente in grado di controllare le infrastrutture critiche

Con tale premessa è facilmente constatabile che, evidentemente, nell’ideazione del PSN, è mancata questa prima, necessaria, analisi sullo stato delle nostre odierne Infrastrutture Critiche, che non permetterebbe di raggiungere in totale sicurezza tutti i comuni italiani.

Venendo invece alla parte tecnico/operativa dell’accordo, le prime importanti perplessità provengono dal fatto che, non essendo basata su una infrastruttura di STATO, la cordata di cui fa parte Tim dove appoggerà i servizi e lo scudo per proteggere i dati di circa 200 amministrazioni?

Chi gestirà tutte le informazioni e come verranno gestite?

Domande che, a suon di logica, potrebbero trovare semplice risposta qualora fosse già in essere una nevralgica infrastruttura di STATO, l’avvento della DaD, per l’emergenza pandemica è una delle più facili dimostrazioni di come la mancanza di un’infrastruttura statale, abbia costretto ad affidare l’istruzione dei nostri figli a piattaforme multinazionali, quali Google, Microsoft, ZOOM etc, il cui primo obiettivo, né certamente proprio dovere, è quello di tutelare l’interesse nazionale.

Tornando alla realizzazione del Polo Strategico Nazionale, oltre al gruppo di Tim, abbiamo detto essere in circolazione anche il nome di un’altra cordata con Amazon tra i partecipanti e da ciò, si intuisce bene che, vista la maestosità dei colossi del web, ossia dei cinque possessori del potere economico planetario, ( i GAFAM: Google, Amazon, Facebook, Apple, MIcrosoft), sarà imprescindibile, considerando l’incalcolabile valore economico delle informazioni che il Polo dovrebbe contenere, una loro, più o meno diretta, intromissione.

In una faccenda che dovrebbe essere meramente di ordine ed interesse nazionale, per la suscettibilità del nostro immenso patrimonio dati, possibile non si abbia visione e consapevolezza, da parte della classe dirigente, del terreno minato su cui si sta edificando il gigantesco contenitore di informazioni di un intero Paese?

E ancora, se si è finalmente sentita la necessità di tutelare l’enorme capitale dei dati nazionali e proteggere la popolazione italiana con la creazione della nuova Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), come è possibile pensare di veicolare l’intero pacchetto di informazioni estremamente sensibili, a società private estere (Tim) o, peggio, ai giganti GAFAM,“dittatori” del mercato del Web?

Di qui, il necessario corollario, che dovrebbe indurre il Governo e i propri Ministri, a scegliere ognuno per il proprio ambito, ma in particolar modo in quello, oggi, nevralgico tecnologico e digitale, una task force di altissima competenza ed eccellenza, così da ridurre i rischi catastrofici, diun salto nel buio, come quello che rischiamo di fare con il Polo Strategico Nazionale.

Professionalità, capacità, esperienza, perizia, preparazione ed una visione lungimirante, nella politica ed in tutti i suoi risvolti, sono solo l’antefatto necessario per guidare uno Stato, poiché ogni decisione ed azione svolta, avranno ripercussioni e ricadute sociali nevralgiche, stabilendo il grado di benessere, o meno, di un’intera popolazione, salvaguardandola da, oppure sovraesponendola a pericoli gravissimi.

La questione risorse e capitale umano, in quest’ottica, si fa dunque essenziale per poter formare e, sussueguentemente permettere di informare/formare la comunità in toto sulla materia del Digitale, disponendo di Professionisti e Formatori di eccellenza, in grado di traghettare in sicurezza, nel mare magnum e spesso pericoloso, seppur ricchissimo di straordinarie opportunità, tutto il Paese, in una nuovissima epoca.

L’intero settore dell’Istruzione, seguendo anche le direttive UE in merito, in Italia andrebbe profondamente ripensato e plasmato su una realtà oggi in nodale trasformazione, in cui le materie dello scibile non sono più a comparti stagni, ma fluide ed interconnesse tra loro.

La Digitalizzazione ha aperto finestre su immensi panorami vergini, tutti ancora da esplorare; ha offerto prospettive e visuali profondamente nuove, che non si limitano a mere questioni tecniche o matematiche, ma coinvolgono totalmente l’Uomo, riconsiderandone filosoficamente, antropologicamente e sociologicamente il senso più profondo.

Il cambiamento in atto ha necessità prima di tutto di essere compreso, poi studiato e analizzato ed in ultimo messo in pratica, solo dopo una perfetta e globale preparazione, in Italia ancora difficile da reperire.

Per questo associazioni, come EvoDigitale, attive in ambito nazionale con percorsi formativi di altissimo livello i (il più conosciuto Blockchain Elite), rappresentano oggi un’ottima realtà per un approccio professionale, ma anche e soprattutto umano, per chi vuole cavalcare l’onda dell’ inevitabile trasformazione in atto, piuttosto che esserne sommerso per mancanza di conoscenza e strumenti critici appropriati.

Non solo un programma interattivo che formi nuove generazioni di professionisti, sulle variegate discipline, che stanno già defluendo le une nelle altre, ma un’elaborazione del tutto nuova di un Progetto Uomo, oltre che Digitale, che non può essere scissa, però, da tutta la storia plurimillenaria dell’umanità.

Una formazione senza più limiti fisici di geografie date dalla presenza , come l’emergenza pandemica ha insegnato a fare, ma che, altresì, abbia docenti, assolutamente in grado di muoversi in ambito digitale, garantendo standard di sicurezza (nei limiti delle facoltà in loro possesso dovute come abbiamo visto alle Infrastrutture Critiche), rendendo lezioni online fruibili in ogni angolo del pianeta, con grande vantaggio anche di relazioni sociali ed umane di ampio respiro.

Un nuovo modo di praticare cultura, interagente ed immersivo che, proprio come il digitale, si muove e permea di sé ogni ambito umano.

Un nuovo Progetto Umano, dicevamo, in cui la sostenibilità si fa coscienza e sensibilità portante del #buonfuturo per #tutti che si sta, con tanto impegno, studio e determinazione costruendo.

*Full Stack & Blockchain Developer, esperto Blockchain prima per il Ministero della Difesa ora per Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile)

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