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Deportazione di bambini dall’Ucraina alla Federazione Russa: la Corte Penale Internazionale spicca un mandato di arresto per Vladimir Putin

Di Fabrizio Scarinci

L’AJA. La Corte Penale Internazionale (CPI) ha appena emesso due mandati d’arresto in relazione agli avvenimenti legati al conflitto ucraino: uno per il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin e l’altro per il commissario per i diritti dei minori presso l’ufficio del Presidente della Federazione Russa Maria Alekseyevna Lvova-Belova.

Nello specifico, secondo i giudici dell’Aja, entrambi potrebbero aver avuto un ruolo tale da comportare una responsabilità penale individuale con riferimento alla deportazione illegale di popolazione (e in particolar modo di bambini) dall’Ucraina alla Federazione Russa; azione considerata crimine di guerra dallo Statuto di Roma del 1998 che sarebbe stata posta in essere più volte nei territori occupati del Paese a partire (almeno) dal 24 febbraio 2022.

Operativa dal 2002 (proprio sulla base delle previsioni contenute nel suddetto Statuto), la CPI si configura come il primo ed unico Tribunale internazionale permanente dotato della giurisdizione per perseguire gli individui in relazione alla commissione di crimini contro l’Umanità quali genicidio, crimini di guerra e crimini di aggressione.

La sede della Corte Penale Internazionale

Tuttavia, il fatto che decine di Stati (tra cui le principali potenze mondiali e numerose dittature decisamente poco rispettose dei diritti umani) abbiano scelto di non riconoscere la sua giurisdizione sembrerebbe limitare in modo considerevole la sua capacità di agire.

Perfino nella fattispecie in questione, né la Russia né l’Ucraina risulterebbero parte dello Statuto.

In particolare, se i russi avrebbero apposto la loro firma sul Trattato per poi ritirarla, gli ucraini, pur avendolo firmato, non lo avrebbero ancora ratificato, e, a quanto pare, la CPI starebbe intervenendo essenzialmente sulla base di una sua norma statutaria che consentirebbe agli Stati non membri di accettare, tramite una formale dichiarazione depositata presso la Cancelleria della Corte (procedura che, nel 2014, Kiev avrebbe effettivamente intrapreso), la sua competenza relativamente ai reati elencati pocanzi.

Inoltre, sempre con riferimento al mandato di arresto spiccato nella giornata di oggi, non si può non considerare come, per varie ragioni (non ultima quella per cui l’arresto di Vladimir Putin sarebbe possibile solo in caso di golpe o di sconfitta militare totale della Federazione Russa), l’ipotesi di portare il Capo del Cremlino e il suo commissario per i diritti dei minori di fronte al Tribunale dell’Aja appare, almeno al momento, un’ipotesi del tutto inverosimile.

Per tale ragione, tale mossa dovrebbe essere vista più come un’azione di tipo politico (magari giusta nelle intenzioni, nessuno lo mette in dubbio) che come un vero e proprio atto di natura giudiziaria finalizzato al raggiungimento di risultati concreti.

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