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Guardia di Finanza: a Catanzaro operazione “Imponimento”. Arrestati 74 soggetti collegati alla ‘ndrina degli Anello-Furci

Di Fabio Mattei e Michele Toschi

Reggio Calabria. È pesante il colpo inferto questa mattina dai Finanzieri del Comando Provinciale di Catanzaro e da quelli del Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata (SCICO) di Roma.

Operazione congiunta Gdf-Polizia svizzera

I militari, al termine dell’operazione convenzionalmente chiamata “Imponimento”, hanno eseguito 74 arresti nei confronti di altrettanti indiziati che, a vario titolo, sono accusati di appartenere, o comunque di aver favorito, la potente cosca ‘ndranghetista degli Anello-Furci egemone sul territorio che collega la provincia di Lamezia Terme con quella di Vibo Valentia.

Nell’operazione, che ha richiesto l’impiego di 720 militari delle Fiamme Gialle provenienti da Catanzaro, Roma e da altri Reparti territoriali del Corpo, sono complessivamente coinvolti 158 soggetti e ci vuol ampio spazio per citare tutti i delitti (peraltro connotati dall’aggravante mafiosa) che la Procura della Repubblica di Catanzaro ora contesta in capo agli arrestati, reati come: traffico di sostanze stupefacenti, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, turbativa d’asta, corruzione, fittizia intestazione di beni, ricettazione, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione e traffico d’armi, danneggiamenti, traffico di moneta falsa, traffico di influenze illecite, truffe ai danni dell’INAIL nonché reati ambientali; questo per dare un’idea di come gli interessi della cosca Anello-Furci e dei loro accoliti non trascurassero nessun settore criminale pur di “diversificare” i propri business illeciti ed imporre dunque la loro legge, anche dal punto di vista economico, sull’ampia area di territorio calabrese in cui operavano.

L’operazione “Imponimento”, portata a termine dopo anni di complesse attività investigative, ha peraltro visto la preziosissima collaborazione della Magistratura e della Polizia Svizzera i quali, indagando sui gangli che la ‘ndrangheta calabrese aveva allungato sul territorio elvetico, hanno brillantemente coadiuvato gli investigatori italiani nella piena riuscita dell’odierna operazione.

Davvero enorme il patrimonio illecitamente accumulato dal clan grazie alle innumerevoli attività illecite realizzate e che, nello specifico, si sostanzia in qualcosa come 124 terreni, 116 fabbricati, 26 società, 19 ditte individuali, 84 automezzi, 2 moto e diversi rapporti bancari (tutto intestato a soggetti terzi facendo ricorso ai classici prestanome) per un valore complessivamente stimato in oltre 169.000.000 di euro e che è stato sottoposto a sequestro preventivo d’urgenza.

Da notare come, tra i beni immobili chiusi dai sigilli della Procura catanzarese, figurino alcuni tra i più noti villaggi turistici della costa calabra, siti nelle zone di Parghelia (Vibo Valentia), Pizzo Calabro (Vibo Valentia) e Curinga (Catanzaro); strutture turistiche di particolare pregio e che gli inquirenti ritengono fossero nelle dirette disponibilità dei vertici della famiglia Anello-Furci.

Nel corso dell’indagine, che oltre alle intercettazioni telefoniche si è avvalsa delle puntuali dichiarazioni rese da 29 collaboratori di giustizia, sono peraltro emersi gli stretti rapporti d’affari intercorrenti con le altre “famiglie”; rapporti non sempre facili ma che venivano comunque “pacificati” attraverso summit in cui si regolavano le “questioni” inerenti ai settori economici in cui la criminalità organizzata calabrese tenta continuamente di infiltrarsi quali quello turistico, immobiliare, delle forniture di calcestruzzo e di movimento terra, del riciclaggio di automezzi rubati e finanche delle truffe all’INAIL (realizzate attraverso falsi infortuni sul lavoro) peraltro senza tralasciare altre attività tipicamente legate al territorio come quelle dello sfruttamento boschivo, ciò non tanto per rimarcare un senso di appartenenza quanto quello di un dominino di tipo “feudale” su ogni cosa possa generare un profitto assoggettando, con la minaccia esplicita e la violenza di frequenti atti intimidatori, chiunque tenti di ostacolare gli interessi dei clan.

 

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