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Guardia di Finanza e Polizia di Stato: fermate 54 persone accusate di fare parte di una ‘ndrina

Di Marco Lainati

Como. Sono 54 i provvedimenti di fermo di indiziato di delitto che la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato di Como hanno eseguito all’esito di una complessa indagine coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano, affidata alla Squadra Mobile ed al Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, nonché al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como.

Operazione contro la ‘ndrangheta nel Comasco

L’indagine che, ha altresì visto il diretto interessamento della DDA di Reggio Calabria, ha fatto luce su 15 anni di attività criminali perpetrate dalla ‘ndrangheta calabrese in territorio lombardo, specificatamente nella provincia varesina ed in quella comasca, dove tale gruppo della più pericolosa criminalità organizzata ha evidenziato una spiccata “vocazione” imprenditoriale che lo ha portato ad inserirsi abbastanza velocemente nel ricco tessuto economico di quelle zone.

Secondo gli inquirenti, i fermati farebbero a vario titolo parte della cosca ‘ndranghetista dei Molé (una delle famiglie che dominano sulla Piana di Gioia Tauro) i quali, avvalendosi della forza intimidatrice tipica delle organizzazioni di stampo mafioso ma anche delle condizioni di assoggettamento ed omertà indotte nelle loro vittime, hanno realizzato in maniera stabile e continuativa una serie difficilmente quantificabile di gravi delitti quali usura, estorsione, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione, che hanno portato avanti coinvolgendo non pochi imprenditori lombardi costretti a corrispondergli ingenti somme di denaro prima di essere estromessi dalla gestione delle loro imprese.

L’attenzione degli investigatori della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato ha consentito di far luce su tre distinti periodi storici compresi tra il 2007 ed il 2019, nei quali il gruppo ha sviluppato il proprio business criminale partendo da numerosi episodi di estorsione commessi in danno di imprenditori locali, per poi passare al controllo di importanti appalti relativi ai servizi di pulizia resi in favore di grandi imprese; contratti questi che venivano ottenuti grazie all’appoggio garantito da un insospettabile imprenditore – formalmente titolare di cooperative del settore – con le quali veniva progettato ed attuato un sistema fraudolento finalizzato ad ottenere ricavi occulti generati dall’evasione fiscale.

Da notare come nel terzo periodo storico preso in esame i flussi monetari provenienti dall’evasione fiscale fossero però stati bruscamente interrotti da inchieste ed arresti, ma i criminali non si erano comunque persi d’animo tornando ben presto alla commissione di diffuse estorsioni in danno di piccoli e medi imprenditori come anche di privati cittadini.

Secondo i magistrati della DDA milanese sono molteplici i settori economici in cui si erano insinuati gli indiziati, e che oltre a quello delle pulizie li vedeva attivi in quello dei trasporti, della ristorazione e del facchinaggio.

Attività gestite a loro indisturbato piacimento e finanche spolpate delle loro ricchezze come nel caso di un noto ristorante meneghino che, dopo aver drenato notevoli risorse finanziarie dagli indagati e verso gli indagati, si è trovato in una posizione di forte indebitamento con l’Erario che lo ha poi portato al fallimento.

Agli stessi indagati, come accennato sopra, viene altresì contestato l’utilizzo di modalità estorsive condotte con violenza nonché su fatti d’illecita concorrenza commessi in danno di una nota società lombarda che opera nella produzione di bevande, su commesse di trasporto merci illecitamente acquisite nonché sul sistematico utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Per gli stessi inquirenti, tale “società per azioni” ‘ndranghetista non disdegnava neppure i traffici di sostanze stupefacenti con chiare mire espansionistiche verso il territorio svizzero, in particolare nel cantone di San Gallo dove poteva contare su diversi sodali lì stabilmente impiantati, una nuova ramificazione criminosa che è però stata sgominata anche grazie al raccordo informativo ed operativo reso agli inquirenti italiani dall’Autorità Giudiziaria elvetica.

 

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