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Israele: le Forze Armate rimedieranno presto ai fallimenti iniziali ma l’attacco di Hamas potrebbe comunque avere pesanti conseguenze politiche

Di Fabrizio Scarinci

TEL AVIV. Stando a quanto comunicato dai vertici dell’ala armata di Hamas, a più di ventiquattr’ore all’inizio dell’operazione “Alluvione al-Aqsa” diversi gruppi di miliziani palestinesi sarebbero ancora presenti oltre i confini della Striscia nelle località di Ofakim, Sderot, Yad Mordechai, Kfar Aza, Be’eri, Yeted e Kissufim, dove starebbero ingaggiando pesanti combattimenti con le forze di Tel Aviv.

Il tutto mentre il numero delle vittime israeliane sarebbe salito a circa 500 morti e 2000 feriti.

Cartina che mostra le aree in cui sarebbero penetrati i miliziani palestinesi

Tale situazione, pressoché inimmaginabile anche solo fino all’altro ieri, rappresenta certamente un enorme fallimento sia per i servizi segreti di Tel Aviv (Mossad e Shin Bet), che sembrerebbero essere stati completamente colti di sorpresa, sia per i vertici dell’apparato militare, che, anche in assenza di particolari allarmi da parte dell’Intelligence, avrebbero, forse, dovuto mantenere, a ridosso di un territorio difficile come quello di Gaza, capacità di reazione molto più efficaci di quelle effettivamente schierate.

A molti, questa colossale debacle di Tel Aviv ricorda molto da vicino la famosa guerra dello Yom Kuppur, di cui proprio in questi giorni ricorre il cinquantesimo anniversario.

Due F-4 Phantom II dell’aviazione israeliana durante la guerra dello Yom Kuppur

Anche in quell’occasione, infatti, Israele fu colto quasi completamente di sorpresa da un attacco su vasta scala lanciato congiuntamente da Egitto e Siria con il supporto di altri Paesi arabi, e, quantunque le IDF si sarebbero dimostrate capaci di resistere e passare al contrattacco in meno di due settimane, nel corso dei primissimi giorni a Tel Aviv si temette davvero di essere sull’orlo di una sconfitta totale.

Rispetto ad allora, la buona notizia è certamente costituita da fatto che Hamas non è altro che un gruppo terroristico dotato di limitatissime capacità convenzionali infiltratosi con forze leggere in territorio nemico solo grazie ad un elevatissimo effetto sorpresa; ragion per cui si può facilmente prevedere che tutti i suoi miliziani ancora presenti sul suolo israeliano siano comunque destinati ad essere schiacciati nel giro di un brevissimo lasso di tempo.

Un carro armato Merkava dell’Esercito israeliano.

 

D’altro canto, però, l’obiettivo dei combattenti palestinesi non era certo quello di cancellare dalle mappe l’intero Stato Ebraico, e il fatto che abbiano catturato decine di ostaggi potrebbe già essere considerato un importantissimo successo; se non altro per l’enorme potere di ricatto che essi potrebbero conferire all’organizzazione terroristica nei confronti di Tel Aviv.

Se a questo, poi, si aggiunge anche il fatto che l’attacco in corso potrebbe avere l’effetto di minare il percorso di normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita, si capisce come, pur non disponendo di grandi capacità militari, i terroristi di Hamas potrebbero comunque ottenere degli importantissimi obiettivi di carattere politico.

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