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Libano, un Paese che punta sull’edilizia per far ripartire l’economia. Militari UNIFIL nel mercato di Tibnine per essere vicini alla gente

Shama (Libano del Sud) – dal nostro inviato. Spesso le leggi dell’economia sono semplici. Ed una lo è piu’ di tutte: quando riparte l’edilizia si muove denaro, si creano posti di lavoro e riparte lo sviluppo.

Qui nel Libano del Sud questo lo si può toccare con mano. Giriamo embedded con i militari della Brigata Julia, impiegati nella missione delle Nazioni Unite UNIFIL (per le nostre Forze Armate è denominata Operazione Leonte XXIV, per raggiungere il comune di Tibnine.

Mappa dei confini del Libano.

Lungo la strada come una sequenza fotografica i nostri occhi registrano le immagini di tante grandi ville, alcune appena terminate ed altre in via di costruzione.

Appare molto chiaro l’investimento economico che i proprietari hanno fatto. Sono libanesi che vivevano e lavoravano all’estero e che sfruttando un lungo periodo di pace con Israele hanno deciso di tornare nel loro Paese? Sono seconde case, dove magari trascorrerci le vacanze? Non lo sappiamo.

Abbiamo avuto modo di ascoltare, tra l’altro, giovanissime ragazze libanesi parlare in un perfetto inglese.

Possiamo percepire che oggi, qui nel Libano meridionale, si respira un’aria diversa, rispetto al passato.

In un territorio che vive di agricoltura vedere la presenza di ristoranti, hotel significa che c’è il desiderio, tra la gente di tornare alla normalità. E, sicuramente, per le nuove generazioni c’è tanta voglia di lasciare chiuse nelle pagine della Storia le guerre civili, la lotta con Israele.

Ma a tutto questo fa da contraltare la presenza dei “pillars”, dei piloni che costituiscono i 60 chilometri della blu’ line, i 10.360 militari dell’UNIFIL provenienti dalle Forze Armate di 41 Paesi (l’Italia è il secondo Stato contributore con 1072, l’Indonesia è il primo con 1290; ultima la Corea con 333 soldati), le bandiere dei partiti di Amal e degli Hezbollah collocate lungo le strade o issate sui muri delle case dei vari paesini, le immagini dei caduti libanesi negli scontri con gli israeliani.

Militari italiani in Libano

Arriviamo nella storica cittadina di Tebnine, il cui nome significa forza e protezione. Il suo castello domina l’abitato.

L’entrata al castello di Tebnine

Qui convivono cristiani di rito greco cattolico con i mussulmani. La parrocchia è stata costruita con il contributo dell’UNIFIL.

La moschea di Tibnine

Tibnine è ricca d’acqua. Ha una terra molto fertile dove vengono coltivati legumi, uva, meloni, olive, tabacco.

Ogni venerdì si svolge un mercato che, secondo alcuni storici risale al 1892. E’ un luogo di incontro non solo per il commercio ma anche per la gente. Le donne di tutte le età fanno acquisti, alcune accompagnate dai figli. Il profumo ed il colore delle spezie e di altri generi alimentari si confonde con molti prodotti.

 

E nella stessa giornata di venerdì, da qualche settimana i militari dell’UNIFIL del settore Ovest svolgono l’attività di “market walk”. Ovvero passeggiano nel mercato e, se vogliono, possono fare acquisti.

Donne libanesi al mercato

Si tratta di un grande contributo che i caschi blu’ danno all’economia locale.

Una bancarella nel mercato di Tibnine

 

In questo modo Tibnine intende uscire dal periodo buio della guerra del 2006, quando la città subì gravissimi danni.

E per uscire da questo tunnel, l’amministrazione locale intende puntare sulla cultura, con corsi di formazione di lingue per i giovani, gli anziani, i docenti.

Perchè la conoscenza porta sulla strada della pace.

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