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Navi madre in acque italiane? Scontro a fuoco ed arresto dell’equipaggio

Di Marco Pugliese

Lampedusa (Agrigento). L’arrivo di un barchino sospetto a Lampedusa (Agrigento) con 40 tunisini a bordo ha allertato le forze di polizia marittima presenti sull’isola.

La Guardia Costiera è subito intervenuta per verificare in zona non vi fossero delle navi madre.

Questa infatti è una tecnica che gli scafisti tunisini operano tra coste italiane ed africane.

S’avvicinano alle nostre coste simulando la pesca e nel frattempo danno appoggio ai barchini (di norma a traino).

A poche miglia da Lampedusa sono stati  individuati tre pescherecci.

Le tre imbarcazioni si trovavano in acque italiane e soprattutto simulavano la pesca.

L’alt è stato subito intimato ma ignorato.

La Guardia Costiera, dotata solo d’armamento leggero personale, ha richiesto l’intervento di motovedette della Guardia di Finanza (che dispongono di armamento costituito da una mitragliatrice MG 42 calibro 7,62 NATO e da 5 pistole mitragliatrici M12S calibro 9 mm Parabellum).

La GdF ha subito predisposto l’invio del PV 7 “Paolini” del Comando Operativo Aeronavale e di una vedetta del Reparto Operativo Aeronavale della Guardia d Finanza di Vibo Valentia, entrambe a Lampedusa.

L’inseguimento, durato alcune ore, è stato filmato da velivoli del Comando Operativo Aeronavale e dell’Agenzia Europea Frontex.

“Ma il peschereccio non solo non consentiva l’abbordaggio, ma metteva in atto una serie di manovre elusive tali da mettere in pericolo l’incolumità degli stessi militari che cercavano di salire”, spiegano le Fiamme Gialle in un comunicato.

L’operazione di oggi a Lampedusa (foto da Il Giornale)

Il motopesca aveva calato le reti a 9 miglia circa (in acque territoriali italiane) dalla costa di Lampedusa, il tutto per simulare una pesca.

Ma si è dato alla fuga appena intercettato dalla Guardia Costiera.

L’ unità italiana è stata costretta ad aprire il fuoco a scopo intimidatorio, nonostante questo  il peschereccio in questione, il “Mohamed Ahmed”, ha proseguito la sua corsa in acque internazionali, è stato abbordato e bloccato (anche grazie alla cima di tirabordo finita nell’elica) dai militari delle Fiamme Gialle e condotto scortato a Lampedusa.

(QUI il video dell’abbordaggio  https://www.ilgiornale.it/video/cronache/inseguimento-motovedetta-gdf-e-peschereccio-tunisino-spari-1893494.html)

Arrestato il comandante, con l’accusa di resistenza e violenza contro nave da guerra e rifiuto di obbedire a nave da guerra.

Non si registra nessun ferito da ambo le parti e questo grazie all’intervento professionale degli operanti.

Motovedetta della Guardia Costiera

A Lampedusa le segnalazione riguardanti queste motopesca tunisine avvistate in acque italiane si susseguono da tempo, l’impressione è che non si tratti di pesca illegale ma d’altro.

Pare che tali imbarcazioni siano in realtà punti d’appoggio logistico della rete attiva tra Italia e il Paese nord africano.

Un’ organizazzione gestisce gli sbarchi tramite “barchini” sulle nostre coste (le navi madre risultano spesso pescherecci impegnati in pesca “simulata”).

L’operazione si è conclusa con un successo ma la zona in questione rimane caldissima, forse urge rafforzare il pattugliamento del mare intorno a Lampedusa anche con l’ausilio della Marina Militare.

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