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Terrorismo: Polizia di Stato e Carabinieri arrestano due albanesi e un italiano. Sono accusati di avere fatto rapire Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini

Brescia. Operazione antiterrorismo, oggi, in provincia di Brescia.

Un momento dell’operazione di oggi

La Polizia di Stato e i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari di Roma su richiesta del Gruppo Antiterrorismo della Procura della Repubblica capitolina, nei confronti di tre persone.

Sono finiti in manette due albanesi residenti nella provincia di Brescia e un italiano.

Uno degli arrestatiant

Nello stesso contesto operativo, sono state disposte perquisizioni sia nel Bresciano che in Germania.

Qui è stato interessato dal provvedimento un altro italiano, lì domiciliato.

L’attività si è svolta nell’ambito di un Ordine d’Indagine Europeo indirizzato dalla Procura di Roma al suo collaterale di Costanza.

Si è arrivati agli arresti dopo la conclusione delle indagini condotte dal Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri (ROS), dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato (SCICO) e dalla Squadra Mobile di Brescia, in relazione ai sequestri di persona commessi in danno dei connazionali Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini.

 

I soldi sequestrati

Entrambi furono rapiti in Turchia tra aprile e ottobre 2016 e tenuti prigionieri in Siria sino ad aprile-maggio 2019 ad opera dell’organizzazione terroristica Hay’at Tahrir a-Sham.

Gli arresti odierni sono il risultato di complesse indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Roma nel corso di un significativo periodo di tempo intercorrente tra il rapimento di Sergio Zanotti, risalente a metà aprile 2016, e il febbraio 2020, a conclusione di un’ultima fase di intensi accertamenti condotti a seguito della liberazione anche di Alessandro Sandrini (a maggio 2019), allorquando si poteva operare senza rischiare di nuocere all’incolumità dei nostri connazionali.

Le indagini hanno fatto emergere l’operatività, nella provincia di Brescia, di un gruppo di soggetti di varia nazionalità a carico dei quali grava un grave quadro indiziario in ordine all’ipotesi di sequestro di persona a scopo di terrorismo.

Quanto è stato evidenziato anche considerati i numerosi punti di similitudine tra i due rapimenti tratti dall’analisi comparativa di ciascuna delle due vicende, è che i componenti di questa compagine abbiano pianificato l’invio in Turchia di Zanotti e Sandrini con il fine ultimo di creare il presupposto perché in quel Paese, in un’area a poca distanza dal confine con la Siria, altra articolazione del gruppo procedesse al rapimento dei due, da cui seguiva una prigionia quasi triennale gestita, sin dalle primissime fasi, da elementi appartenenti alla formazione Hay’at Tahrir a-Sham.

In tutta questa storia uno degli albanesi è considerata una figura centrale.

E’ colui che faceva da punto di riferimento per le altre persone coinvolte nei fatti.

Egli è presente in termini operativi in entrambi i sequestri ed è colui che personalmente avrebbe indotto Zanotti a partire per la Turchia attirandolo in quell’area con il pretesto di acquisire una partita di dinari iracheni fuori corso.

Inoltre è presente all’Aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) il 3 ottobre 2016, allorquando Sandrini accompagnato nello scalo bergamasco vi giunge per imbarcarsi sul volo che l’avrebbe portato in Turchia.

I tre arrestati sono stati localizzati nella stessa area aeroportuale anche il 25 settembre 2016, la giornata nella quale l’organizzazione tentava di far partire il suo secondo sequestrato (Sandrini risulta essere il terzo, mentre Zanotti il primo).

Si tratta di un imprenditore in difficoltà economiche anch’egli della provincia di Brescia che, all’ultimo minuto, in aeroporto, ha deciso di desistere dalla pericolosa decisione di andare in Turchia, facendo fallire i piani di coloro che ne avevano ordito la partenza che molto verosimilmente era da considerarsi prodromica anche al suo rapimento.

Sandrini, com’è stato accertato nel corso delle indagini, era stato un ripiego, reclutato dall’indagato italiano e da uno dei due albanesi per sostituire il rinunciatario alla partenza, spedito in Turchia nel giro di poco più di una settimana da quel 25 settembre.

Sono in corso mirati accertamenti per identificare l’imprenditore di Rezzato al fine di poterlo ascoltare quanto prima.

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