“Thank God It’s Friday” è la frase più ripetuta e twittata (#TGIF) nel giorno che solitamente chiude la settimana lavorativa. Ma non questa settimana. Questa settimana è “Venerdì 17“.
So che ora stai facendo gli scongiuri, toccando ferro o altro (se sei un maschietto!!).
Come lo affronti? Cornetti e amuleti in tasca, stai attento a non passare sotto le scale, ai gatti neri che ti attraversano la strada per non moltiplicare la “sfiga”?
Ma come nasce la leggenda del Venerdì 17 che porta sfiga?
Ci sono varie ipotesi a riguardo:
- chi dice che era odiato dai seguaci di Pitagora perché è tra il 16 e il 18, numeri considerati perfetti per la rappresentazione dei quadrilateri 4×4 e 3×6;
- chi che nasca tutto ai tempi degli antichi romani, che nel 9 D.C. persero contro i germani, nella battaglia della Foresta di Teutoburgo, le legioni dalla 17, 18 e 19;
- i Vangeli sostengono che il Diluvio Universale iniziò il 17;
- in latino il numero 17 si scrive XVII, anagramma di VIXI, sono vissuto, dicitura riportata sulle tombe dei defunti dell’antica Roma;
- nella smorfia napoletana il 17 significa “‘A’ desgrazia” , la disgrazia.
Io non soffro di Eptacaidecafobia (paura del numero 17) e non sono mai stato superstizioso. Nemmeno gatti neri, specchi rotti e scale non mi hanno mai fatto paura.
Ma come affrontare un “Venerdì 17“?
Io lo affronto come tutti gli altri giorni. Sorriso stampato in faccia, musica a palla e vado a fare il mio. Quello che deve accadere, accadrà ugualmente.
Eduardo De Filippo diceva:
“Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male.
Buon Venerdì 17 a tutti!!
A.
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