Carabinieri: all’aeroporto di Roma Fiumicino i ROS arrestano il ricercato rumeno Prichici Staia. E’ considerato vicino all’associazione mafiosa “Società Foggiana”

Roma. E’ stato arrestato, oggi, dai Carabinieri del ROS all’aeroporto di Roma il ricercato rumeno Prichici Staia, estradato dalla Romania, in esecuzione del Mandato di Arresto Europeo emesso nel novembre 2020.

I Carabinieri dei ROS impegnati in un’operazione antimafia

Il latitante, sfuggito all’ordinanza di custodia cautelare scaturita dall’operazione “GRANDE CARRO” dell’ottobre dello scorso anno e localizzato in Romania su attivazione del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) è ritenuto responsabile di plurimi episodi di truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche in ambito dell’Unione Europea e di falsità ideologica in concorso.

Tutte le ipotesi sono aggravate dalle finalità mafiose per aver agevolato l’associazione mafiosa denominata “Società Foggiana”.

L’indagine “Grande Carro”, condotta dai Carabinieri del ROS e del Comando per la Tutela Agroalimentare, ha consentito di documentare i delitti di associazione di tipo mafioso, riciclaggio, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione illegale di armi/esplosivi, truffe per il conseguimento di erogazioni pubbliche (anche con riferimento a quelle UE) ed altri delitti, tutti con l’aggravante mafiosa.

L’indagine è stata avviata dal ROS dopo la cattura in Romania del latitante foggiano Francesco Russo  (avvenuta il 3 luglio 2013; l’uomo era stato ondannato all’ergastolo) si è concentrata sulle dinamiche criminali riconducibili alla “Batteria SINESI-FRANCAVILLA” della Società foggiana, organizzazione mafiosa sviluppatasi alla fine degli anni ’80 nella provincia di Foggia ed evolutasi nel corso degli anni, verso un modello di “mafia degli affari”.

Le complesse indagini hanno evidenziato:

• l’esistenza ed operatività di una articolazione della suddetta “Batteria” attiva a Foggia, Orta Nova (Foggia), Ascoli Satriano (Foggia) e Cerignola (Foggia), con interessi su Rimini e l’alta Irpinia, nonché in Bulgaria, Romania e Repubblica Ceca;
• i ruoli e funzioni degli affiliati all’interno della consorteria, rispondente a Francesco Delli Carri, uno storico esponente della Società foggiana e a suo fratello Donato. In questo contesto sono emerse pure le figure di Aldo Delli Carri, cugino di Francesco e Donato. Il quale, sempre secondo le indagini, era impegnato nel reinvestimento dei proventi illeciti nel settore immobiliare e nelle truffe per l’indebita percezione di contributi per l’agricoltura erogati dall’UE e dalla Regione Puglia;
• i rapporti dei “Delli Carri” con esponenti della criminalità garganica e di Canosa di Puglia (BAT) grazie ai quali hanno potuto esercitare le proprie attività illecite in quelle aree.

Sotto il profilo delle attività criminali, è emersa una forte pressione estorsiva esercitata dal sodalizio a carico di aziende agricole, ditte di trasporti e di onoranze funebri, società attive nella realizzazione di impianti eolici e nel settore delle energie alternative, costrette al versamento di percentuali sui ricavi/lavori ottenuti, nonché ad affidare in subappalto ad aziende riconducibili al sodalizio.

Il complesso delle attività ha svelato, inoltre, un complesso e sofisticato sistema di truffe finalizzate all’indebita percezione dei fondi per l’agricoltura dell’Unione Europea.

Gli indagati, anche con la connivenza di alcuni funzionari pubblici compiacenti, avevano percepito indebitamente, tra il 2013 ed il 2018, contributi per complessivi 13,5 miliardi di euro veicolati attraverso i cosiddetti “PIF – Progetti integrati di filiera”.

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