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Difesa, esercitazione interforze e interagenzia nell’aeroporto militare di Pratica di Mare per un impiego in caso di calamità naturale. Le Forze Armate dimostrano nuovamente il valore della loro professionalità

Roma (dal nostro inviato). Ogni giorno le nostre Forze Armate concorrono qui in Italia con le le Forze di Polizia e dei Corpi armati dello Stato in tantissime attività, di sicurezza nazionale in primis.

Così come, in caso di calamità nazionali sono pronti ad intervenire a sostegno delle popolazioni colpite. Lo hanno semper fatto, anche quando il nostro vocabolario non conosceva parole come “dual use”.

Se dovessimo andare lontano nella storia dovremmo ricordare il lavoro instancabile di tanti militari negli anni in cui la Protezione civile non era stata neppure immaginata.

Ed oggi, fedeli alle parole “dual use” i militari delle 4 Forze Armate continuano ad aiutare la gente, esprimendo tutta la professionalità acquisita negli anni. In Patria e all’estero.

Lo hanno dimostrato anche ieri in una grande esercitazione nell’aeroporto militare di Pratica di Mare (Roma) alla quale è stato dato un titolo alquanto pomposo: “Duplice uso sistemico: impiego innovativo delle Forze Armate al servizio del Paese”.

Velivoli schierati a Pratica di Mare

Una giornata che, forse per qualche esponente politico presente è stata una “passerella” a circa 20 giorni dal voto per le europee visto che quando si chiedono personale, risorse economiche e sistemi d’arma l’udito è molto scarso. E le Forze Armate vanno avanti con quello che hanno.

Ma loro, i militari lo sanno. Forti della loro professionalità e del loro attaccamento ai valori.

L’ESERCITAZIONE

Lo scenario esercitativo che è stato ipotizzato è stato quello di tsunami che colpiva il litorale romano.

Alle numerose scolaresche presenti è stato spiegato che “l’uso duale sistemico è l’applicazione pratica della capacità di impiegare mezzi e tecnologie della dimensione militare a favore della popolazione e della collettività”. E’ stato illustrato come interagiscono Forze Armate, ministro della Difesa e Dipartimento della Protezione civile, il Ministero per i Beni e le Attività culturali e quelli dell’Istruzione, Università e Ricerca, dell’Ambiente e della tutela del territorio e  ogni altro Dicastero.

Torniamo alla narrazione dell’esercitazione.

Alle 7 del mattino un terremoto di elevata intensità ha colpito il  litorale romano.

E’ stato subito attivato il Comitato Operativo nazionale con compiti di coordinamento delle funzioni operative del Sistema Nazionale di Protezione Civile. Il Comando Operativo Interforze (COI) autorizza l’attivazione di una Joint Task Force.

Viene costituito un posto comando avanzato imbarcato su unità navale con sistemi di collegamento video con le sale operative, capacità di comando e controllo, chirurgia d’urgenza in grado di salvare vite umane direttamente a bordo delle navi e supporto tecnico logistico grazie a delle officine imbarcate.

A questo proposito, come location esercitativa, è stata attivata Nave Etna.

Dichiarata l’emergenza, la nave, impegnata nell’esercitazione Mare Aperto 2019, si è diretta verso l’area del sisma. Immediatamente il Comitato operativo ha attivato sulla stessa unità il Joint Task Force Head Quarter.

Il personale appena imbarcato viene aggiornato sulla situazione in atto e sulla missione assegnata, mentre, il comandante della nave presenta le capacità logistiche e sanitarie disponibili.

Il comando è composto da personale di collegamento tra la Direzione Nazionale della Protezione Civile, le Forze Armate e il Comando Operativo Interforze.

Il pomate di volo diventa il punto dove sono stati portati i “feriti” a bordo di elicotteri. Nell’hangar, ai pazienti viene effettuato il triage dal medico di bordo e dalle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana.

Nella realtà, Nave Etna dispone di un’area sanitaria attrezzata in grado di operare come un vero ospedale.

I “feriti” più gravi sono stati  trasportati direttamente in sala operatoria dopo aver effettuato esami radiologici e di laboratorio o dei primi interventi sulle ustioni. Altri “pazienti”, invece, sono stati evacuati presso le strutture sanitarie terrestri, individuate in collaborazione con la Protezione Civile.

Sempre nel caso reale, il team di chirurgia d’urgenza a bordo è capace di garantire un’assistenza a 1800 uomini per un periodo di circa 20 giorni. Le apparecchiature mediche imbarcate, gli spazi e le professionalità servono ad assicurare il pronto intervento in aree colpite da calamità.

Inoltre, Nave Etna fornisce supporto logistico e capacità di intervento tecnico alle altre navi con officine di elicotteristica, meccanica ed elettro-meccanica. I tecnici dell’officina di bordo hanno simulato la riparazione di un tratto dell’acquedotto danneggiato dal sisma e hanno ripristinato la funzionalità di un piccolo, ma importante, trasformatore di una centrale elettrica.

Ricordiamo che tutte le unità della Marina sono progettate per operare in ambienti contaminati da agenti chimici, biologici e radiologici anche in condizioni critiche.

AERONAUTICA ED ESERCITO IMPIEGATI NELLA DECONTAMINAZIONE

L’impiego degli F35 nell’attività esercitativa di ieri è stato molto importane anche per veder all’opera le qualità di questo aereo. I velivoli sono impiegati in uno scrable. E’ stata riscontrata una traccia radar sospetta e due F35 del 32° Stormo di Amendola (Foggia) sono decollati in meno di 5 minuti.

F-35 scortano un P-180

Guidati dal Comando Operazioni Aeree di Poggio Renatico (Ferrara,) dal 22° Gruppo radar di Licola e, nella fase finale, dal velivolo multi sensore CAEW, viaggiando alla velocità di Mach0.95 hanno intercettato il velivolo: un P180, decollato in emergenza a causa di una avvenuta contaminazione chimica della sua base.

Il velivolo è stato  scortato all’atterraggio sull’aeroporto di Pratica di Mare. Durante la fase di atterraggio del velivolo, gli F35 hanno mantenuto la zona sotto controllo sino allo spegnimento dei motori dell’aereo, per poi rientrare alla propria base.

Assetti dell’Aeronautica Militare e del’Esercito hanno mostrato le capacità di trasporto e trattamento di pazienti affetti da malattie infettive altamente contagiose.
Il trasporto aereo di questi pazienti viene svolto dall’Aeronautica Militare in stretto coordinamento con il Ministero della Salute.

 

Un paziente “contaminato” viene portato in laboratorio

 

Il personale del 7° Reggimento Difesa Chimica Biologica Radiologica Nucleare dell’Esercito nelle attività esercitative di ieri si è occupato del trattamento ed il trasporto via terra.

L’Arma azzurra ha evidenziato l’impiego di un C-130J che ha al suo interno l’isolatore aviotrasportabile ATI e l’utilizzo di personale dell’Unità di Isolamento Aeromedico di Pratica di Mare.

Si tratta di militari altamente specializzate, medici e infermieri.

Abbiamo assistito allo sbarco in assetto di bio-contenimento del malato infetto e al successivo trasferimento presso un’unità sanitaria. In Italia in caso di necessità operano due strutture: lo Spallanzani a Roma ed il Sacco a Milano.

L’esercitazione è continuata evidenziando come nel caso in cui ci sia stato sversamento di materiale tossico pericoloso presso un sito industriale chimico per la produzione e lo stoccaggio di sostanze pesticide venga attivato il COI con il concorso della Protezione Civile.

E venga disposta l’attivazione del Centro di controllo areale CBRN (chimico, biologico, radiologico, nucleare) e l’intervento di un Team specialistico del 7° Reggimento Difesa CBRN “Cremona” dell’Esercito.

Dato il contesto, è stato spiegato, è stato deciso di effettuare una ricognizione con l’impiego di un assetto CBRN su Veicolo Blindato da Ricognizione, che è in grado di impiegare strumentazione ad altissima tecnologia.
Il veicolo dispone di un sistema di filtro di pressurizzazione in grado di proteggere il personale da un eventuale contaminazione esterna.

Un veicolo blindato da ricognizione del 7° Reggimento Genio

E’ in grado di rilevare ed identificare isotopi radioattivi, agenti chimici da guerra e sostanze tossiche di origine industriale, campionare pulviscolo in sospensione e raccogliere campioni nel luogo dell’evento per la successiva analisi in laboratorio.

Il team specialistico è costituito da una squadra di 4 militari: il pilota, il comandante di squadra, l’operatore principale che impiega la strumentazione e l’operatore secondario che effettua l’attività di campionamento.

L’Aeronautica Militare ha simulato la decontaminazione di un velivolo effettuato da un team CBRN del 3° Stormo dell’Aeronautica Militare, reparto che esprime “capacità logistiche di proiezione aeronautiche” utilizzando tecnologie e mezzi che sono impiegabili sia per scopi militari sia per esigenze civili e utili per la collettività, in caso di grandi eventi e calamità, come è accaduto in occasione del terremoto in Centro Italia e del G7 a Taormina.

Il velivolo è un P180 decollato in emergenza a causa di una avvenuta contaminazione chimica della base aerea.

Dopo l’atterraggio, il velivolo potenzialmente contaminato, è stato condotto in una piazzola isolata per avviare le procedure di decontaminazione e consentire la discesa in sicurezza dell’equipaggio che, trattandosi di un’evento simulato, non è presente a bordo.

Sull’aeroporto, sempre a fini esercitativi, sono state incrementate le misure di protezione individuale CBRN (chimiche-biologiche-radiologiche-nucleari) del personale.

L’aereo è stato parcheggiato e messo in sicurezza da parte del personale di linea. La squadra per la Decontaminazione Aeromobili, composta da tre operatori, effettua l’ingresso in piazzola a bordo del

T-MAV, Veicolo Tattico Multiruolo Aviotrasportabile, utilizzato per la decontaminazione di aeroplani o elicotteri di tutte le dimensioni.

Si tratta di un sistema mobile di decontaminazione CBRN di velivoli aerotattici multi-proiettabile e con funzionalità aggiuntive di de-icing e spalaneve per piste di atterraggio forniti di piattaforma aerea elevabile per permettere all’operatore di intervenire sulle parti alte del velivolo e di un sistema di decontaminazione di grande capacità alimentato da cisterna per l’acqua.

LA TASK FORCE DEI CARABINIERI DELLA TUTELA PATRIMONIO CULTURALE

Anche la Task Force “Unite4Heritage” dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio culturale , inserita nel Sistema Nazionale di Protezione Civile, è composta da militari e da funzionari del Ministero per i Beni e le attività culturali ha partecipato all’esercitazione, effettuando un intervento di recupero di beni culturali.

Tecnici del NIBAC rimpallano le opere servite per l’esercitazione

L’intervento in emergenza è consistito nella messa in sicurezza e trasporto, presso un deposito temporaneo, dei beni culturali mobili recuperati all’interno del Museo “Civico del Mare”.

E’ stato impiegato un drone dell’Arma per la ricognizione, il sorvolo e la verifica del danno subito dall’immobile. Un cordone di sicurezza della scena delle operazioni è stato garantito dai Carabinieri della 1^ Brigata Mobile.

In particolare, grazie ai cataloghi informatici del Ministero l’attività ha avuto modo di fare evidenziare la capacità di recuperare documenti, libri, dipinti, sculture e beni culturali ecclesiastici di particolare interesse storico-artistico.

IL GENIO DELL’ESERCITO

E’ stata trasmessa al pubblico con un collegamento streaming con Pratica di Mare, un’attività condotta dal 2° Reggimento Pontieri impiegato nelle aree terremotate di Civitella del Tronto (Teramo).

L’intervento, effettuato con l’impiego di macchine movimento terra, ha visto la demolizione di un vecchio edificio scolastico reso inagibile dai vari eventi sismici.

E’ stata prima interessata l’ala est dell’edificio scolastico con l’impiego di 2 escavatori dotati di pinza frantumatrice e benna rovescia. E’ stata irrorata acqua per abbattere le polveri che si sprigionano nel punto di taglio della pinza.

E’ stata poi effettuata la demolizione dell’ala ovest e la sistemazione dei materiali di risulta per la successiva rimozione a cura di una ditta civile con la chiusura del cantiere.

Il 2° Reggimento Pontieri è un’unità del Genio dell’Esercito che come le altre della stessa Forza Armata, può essere impiegata sia in attività addestrative e operative in Italia e all’estero sia in intervenire in soccorso alla popolazione colpite da calamità naturali.

Questo reparto, unico su tutto il territorio nazionale, ha tra le sue capacità quella di gittare ponti su appoggi fissi e di ponti galleggianti per il ripristino della viabilità.

L’IMPIEGO DEGLI ALPINI 

Lo scenario dell’esercitazione di ieri ha previsto anche che, a seguito della richiesta di soccorso per il crollo di alcuni edifici posti in un’area molto difficile da raggiungere, sia inviato un nucleo della Squadra Soccorso Alpino Militare del 9° Reggimento Alpini de l’Aquila che si avvicina al luogo dell’intervento a bordo di un mezzo BV-206 s7, veicolo appositamente progettato per il trasporto di personale e di materiale su tutti i tipi di terreno

Le Squadre Soccorso Alpino Militare delle Truppe Alpine svolgono operazioni di recupero dispersi o infortunati in qualsiasi tipologia di ambiente, soprattutto in quello montano innevato e in zone impervie.

Sono specializzate a portare assistenza a persone o comunità isolate in caso di pubbliche calamità mediante equipaggiamento da sci alpinismo o in progressione su pareti rocciose grazie alle elevate capacità tecniche dei suoi componenti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

LUNEDI’ SARA’ PUBBLICATO SUL NOSTRO MAGAZINE UNO SPECIALE SULL’ESERCITAZIONE 

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Written by Report Difesa

Quotidiano di geopolitica e di sicurezza nazionale ed internazionale.

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