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Festa della Liberazione: il 25 aprile a Milano, una data e una città legate indissolubilmente da 79 anni. Le manifestazioni di ieri funestate da filo palestinesi contro i rappresentanti della Brigata Ebraica

Di Aldo Li Gobbi

MILANO (nostro servizio particolare).  Il 25 aprile 1945 da Milano, sede dal 7 febbraio del 1944 del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale ) Alta Italia, partì l’appello all’insurrezione armata della città.

La prima pagina del Il Popolo

 

Il 22 aprile 1946, su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, il Re Umberto II, tramite decreto, dichiarò il 25 aprile 1946 Festa nazionale  “a celebrazione della liberazione del territorio italiano”.

La ricorrenza venne celebrata anche negli anni successivi e fu istituzionalizzata nel 1949, insieme al 2 giugno, Festa della Repubblica.

La resa delle Forze Armate tedesche in Italia e delle altre forze al loro comando fu firmata a Caserta il 29 aprile e divenne operativa il 2 maggio.

La firma della resa a Caserta

Le esecuzioni e i regolamenti di conti, conseguenze della sanguinosa guerra civile, scatenatasi dopo l’annuncio dell’Armistizio l’8 settembre 1943  e la successiva costituzione della Repubblica Sociale italiana (RSI), formalizzata il 23 settembre 1943, continuarono per settimane.

Una data simbolica, celebrata nella sua città simbolo da 79 anni in modo controverso.

Ferite mai rimarginate, una Memoria mai condivisa tornano protagoniste, a Milano più che in qualsiasi altra città.

Memoria non solo  di una  guerra civile tra fascisti e antifascisti, ma anche delle divisioni tra gli stessi partiti che costituivano il CLN  e tra le formazioni partigiane  di diversa ispirazione politica, che spesso, ma non sempre, collaborarono lealmente e comunque attraverso compromessi che sarebbero stati inevitabilmente sciolti a guerra finita.

E questa Memoria divisiva, confusa e poco coltivata , diventa, ogni 25 aprile, strumento ideale di lotta politica per scontrarsi, più che confrontarsi,  sui temi della politica interna e delle crisi internazionali.

Quale migliore occasione di rievocare i sacrifici e il sangue versato dai padri e dai  nonni per legittimare le proprie posizioni politiche e delegittimare quelle degli avversari che questo martoriato 25 aprile ?

Come tutti gli anni il Comune ha organizzato una serie di commemorazioni nei luoghi simbolo della Resistenza milanese.

 

Il 23 aprile una doverosa cerimonia presso il  Cimitero Britannico di Trenno, seguita dal tradizionale appuntamento, con la presenza anche di rappresentanze delle scuole, al Campo della Gloria del Cimitero Maggiore, dove riposano molti partigiani milanesi e dove una serie di lapidi e targhe ricordano tutti i caduti, in Italia e all’estero, appartenenti alle Forze Armate Regolari durante la Guerra di Liberazione , gli internati militari e i deportati civili.

Il 25 mattina una corona d’alloro è stata posta al Monumento alla Guardia di Finanza in Piazza Tricolore in memoria del Colonnello Malgeri e dei finanzieri che, su ordine del CVL (Corpo volontari della libertà) del Generale Raffaele Cadorna, liberarono la Prefettura, il Municipio e il Comando Militare della RSI.

In seguito corone sono state poste a Palazzo Marino sotto la lapide della Medaglia d’Oro al Valor Militare della Città, alla Loggia dei Mercanti, al Sacrario dei Caduti milanesi di tutte le guerre e in Piazzale Loreto al Monumento che ricorda le 15 vittime della rappresaglia nazifascista del 10 agosto 1944.

I rappresentanti della sezione ANCFARGL al Sacrario

Cerimonie rapide e  sobrie, alle quali hanno partecipato  autorità civili e militari, associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, ma poco note e partecipate dalla cittadinanza.

In rappresentanza del Governo, il solo ministro Roberto Salvini ha presenziato alla deposizione della corona al Sacrario.

Una Santa Messa è stata organizzata da ASSOARMA e dalla delegazione dell’Istituto del Nastro Azzurro in Memoria di tutte le vittime militari e civili del conflitto, come segno di pacificazione nazionale.

Il presidente del Nastro Azzurro provinciale Generale Arnaldo Cassano alla Santa Messa in onore di tutte le vittime militari e civili del conflitto

La manifestazione del pomeriggio, il corteo partito da Corso Venezia per giungere in Piazza del Duomo, dove erano previsti i discorsi celebrativi, ha invece riscosso una grande partecipazione, stimata dagli organizzatori in oltre centomila persone.

L’organizzazione dell’evento è affidata alla presidenza provinciale dell’ANPI in rappresentanza del Comitato permanente antifascista contro il terrrorismo e per la difesa dell’ordine repubblicano, al quale aderiscono le diverse Associazioni Partigiane e l’Associazione Nazionale ex Deportati.

Il presidente provinciale dell’ANPI, Primo Minelli ha recentemente sostituito Roberto Cenati, dimessosi per non condividere il termine “genocidio” utilizzato dall’ Associazione nazionale per definire la reazione israeliana all’attentato del 7 ottobre scorso.

Il lodevole quanto complicato tentativo di far partecipare pacificamente alla manifestazione la Comunità Ebraica Milanese e le centinaia di sostenitori  della “Palestina libera” è purtroppo fallito, nonostante l’atteggiamento sinceramente pacifico della stragrande maggioranza dei partecipanti alla manifestazione.

La Comunità Ebraica Milanese non ha avuto riscontro alla richiesta che lo slogan  di “cessate il fuoco” proclamato dall’ANPI, fosse accompagnato da un’altrettanto decisa richiesta di liberazione degli ostaggi.

I rappresentanti del Museo della Brigata Ebraica hanno deciso comunque di sfilare, accompagnati da esponenti di vari partiti.

A Milano gruppi filo palestinesi contestano i combattenti della Brigata Ebraica

Solo l’intervento deciso della Polizia di Stato e del servizio d’ordine dell’ANPI hanno, però, evitato che insulti e lanci di oggetti degenerassero in una vera e propria aggressione da parte di alcuni partecipanti al corteo e del gruppo di sostenitori della causa palestinese che si era assiepato sotto il palco, già prima dell’arrivo del corteo.

Più della metà dei partecipanti sono stati bloccati all’esterno della piazza per motivi di sicurezza e non hanno potuto ascoltare gli interventi di Minelli, del sindaco Sala , dello storico Scurati, del regista Pif, (pseudonimo di Pierfrancesco Diliberto), del segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri, del presidente dell’ANED Dario Venegoni, del direttore scientifico della FIAP Andrea Ricciardi, della direttrice dell’Archivio Storico del Lavoro CGIL Debora Migliucci e del presidente nazionale ANPI Gianfranco Pagliarulo.

Minelli ha ricordato i 25 aprile della sua giovinezza quando tutti i milanesi festeggiavano uniti per ricominciare a dividersi il giorno successivo,

Il sindaco ha accusato il Governo di minacciare la Costituzione nata dalla Resistenza, e ha poi dato la parola allo storico Scurati che ha lamentato la censura autoritaria subita e letto il suo monologo che tutti già conoscevano.

Pif ha sottolineato come i morti di guerra civile, così come i morti di mafia,non siano tutti uguali: gli sbagliati restano per sempre sbagliati.

La Festa della Liberazione appartiene alla sinistra, al centro ed anche alla destra, a patto che si dichiari sinceramente antifascista.

Il presidente dell’ANED , dopo aver ricordato i crimini del nazifascismo, pur condannando la reazione del Governo israeliano, ha ricordato l’atrocità dell’attentato del 7 ottobre, venendo subissato dai fischi dei filo palestinesi.

Il rappresentante della FIAP ha sottolineato la collaborazione tra le varie anime della Resistenza italiana.

Infine Pagliarulo, in nome dei partigiani che hanno liberato l’Italia dai nazifascisti, ha chiesto il cessate il fuoco immediato in Palestina e la restituzione della Cisgiordania.

Nel frattempo un centinaio di nostalgici di tutte le età, più del doppio dell’anno scorso,  si ritrovava al campo X del Cimitero Maggiore, dove riposano un  migliaio di caduti appartenuti alla RSI, buona parte giustiziati dopo il 25 aprile del 1945.

Quando, in un altro 25 aprile,  l’allora sindaco Gabriele Albertini, decise di visitare il campo X,  si tolse la sciarpa tricolore, affermando di farlo a titolo personale.

Fu cacciato a male parole: “I nostri morti sono i veri  italiani , torna con la tua sciarpa dagli altri, i traditori”.

In Piazza del Duomo , terminati i discorsi, è sceso il sole freddo di una falsa primavera ed è salita la colonna sonora con le note di Bella Ciao che si sono alternate con quelle di Katyusha.

Un passante mi ha chiesto cosa rappresenti il labaro dell’Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate della Guerra di Liberazione e poi, stupito, come mai non ci sia traccia di rappresentanti delle  centinaia di migliaia di statunitensi, britannici, polacchi, canadesi, neozelandesi caduti nel corso della “Campagna d’Italia”.

 

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