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Guardia di Finanza: a Napoli scoperta una bancarotta fraudolenta ed eseguito un sequestro da oltre 4 milioni di euro nei confronti di due coniugi e della loro figlia

Di Antonella Casazza

NAPOLI. Un sequestro preventivo per un ammontare di 4.200.000 euro è stato eseguito dai finanzieri del Comando provinciale di Napoli – su disposizione del GIP del Tribunale partenopeo – nei confronti DI due coniugi e della loro figlia, indagati per concorso in bancarotta fraudolenta.

La misura cautelare trae origine da pregresse indagini che gli investigatori delle Fiamme Gialle avevano condotto in merito a ripetute azioni distrattive, messe in atto tra il 2017 e il 2022 dall’amministratore/liquidatore di una società operante nel settore della produzione di energia elettrica.

Le indagini della GDF di Napoli hanno portato al sequestro preventivo di 4.200.000 euro

Secondo gli inquirenti il liquidatore, sebbene potesse compiere soltanto atti necessari alla cessazione dell’attività d’impresa, avrebbe invece continuato ad operare attraverso operazioni che, in larga parte, puntavano allo svuotamento delle casse della società, già in evidente stato di dissesto finanziario e le cui ultime risorse sarebbero state fraudolentemente trasferite in favore dello stesso liquidatore nonché dei membri della sua famiglia.

Secondo quanto emerso dalle indagini il principale indagato, per dare una veste di regolarità alle operazioni distrattive, aveva assunto figure non tecniche nel settore della manutenzione degli impianti elettrici, tra cui la moglie (per la quale è stato sottoscritto un contratto a tempo indeterminato con uno stipendio lordo mensile di oltre 12 mila euro ed un bonus di ingresso di 50 mila euro) e la figlia (per la quale era invece prevista una retribuzione mensile di 5.700 euro lordi, integrati da un bonus di ingresso di 30 mila euro).

Inoltre, l’amministratore in questione aveva stipulato contratti di manutenzione ordinaria e straordinaria tra la società ormai in liquidazione e un’altra azienda di famiglia.

Anche in questo caso si è trattato di rapporti contrattuali privi di una reale giustificazione causale, atteso che la società incaricata della manutenzione non ha mai eseguito alcun intervento di questo tipo affidando invece il tutto a terzi soggetti.

Da notare, inoltre, come il principale indagato, unitamente alla moglie, abbiano rinunciato a riscuotere il consistente credito di quasi 710 mila euro maturato a fine 2022, questo dopo l’apertura della procedura fallimentare, palesando così una più che evidente commistione d’interessi tra le società amministrate.

A completare un quadro indiziario, sono infine giunti numerosi bonifici di rilevante entità ma privi di giustificazione causale (per complessivi 971 mila euro) provenienti dai conti della società in liquidazione e diretti a quelli dei coniugi indagati oltre che della figlia.

Le condotte distrattive in argomento, messe evidentemente in atto per non corrispondere quanto dovuto alle controparti creditrici, hanno dunque concorso a determinare passivo fallimentare che sfiora gli 11 milioni di euro.

Resta in ogni caso inteso che i provvedimenti giudiziari eseguiti sono stati disposti in sede di indagini preliminari avverso i quali sono ammessi i previsti mezzi di impugnazione, mentre le persone raggiunte dalle richiamate misure sono da ritenersi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

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