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Guardia di Finanza: Padova, sequestrati 10 milioni di articoli di bigiotteria provenienti dalla Cina ma privi delle prescritte indicazioni merceologiche

Di Aldo Noceti

Padova. Il tutto è partito nell’ambito delle normali attività volte alla tutela del mercato dei beni e dei servizi, ma il sequestro che ne è derivato non ha certo dimensioni comuni visto che ha riguardato circa 10.000.000 di prodotti di bigiotteria tra collane, anelli, braccialetti e catenine, tutti sprovvisti delle prescritte indicazioni riportanti la denominazione legale o merceologica, il paese di produzione nonché la presenza di eventuali sostanze o materiali pericolosi per la salute degli utilizzatori, così come previsto dal c.d. Codice del Consumo.

Ad operare nella circostanza sono stati i finanzieri del Comando Provinciale di Padova, ed il sequestro giunge praticamente alla vigilia dei classici saldi di fine stagione, ovvero in un momento in cui il consumatore è maggiormente indotto ad acquistare generi ed accessori di abbigliamento a prezzi scontati o comunque più a buon mercato.

Nel caso qui descritto, fondamentale si è rivelata un’attenta analisi di rischio (peraltro integrata da una parallela azione informativa nonché di osservazione) che ha permesso ai militari delle fiamme gialle di accentrare le loro attenzioni verso un operatore economico della zona, specializzato proprio nel settore del fashion jewellery, nonché operante presso un importante centro commerciale all’ingrosso del capoluogo patavino.

GDF – sequestro prodotti non sicuri

Il quantitativo di merce in questione importato direttamente dalla Cina, che come detto sopra non recava le prescritte indicazioni merceologiche, è stato così sottoposto a sequestro nonché messo a disposizione della Camera di Commercio per le determinazioni di propria competenza.

Alla stessa Camera di Commercio è stata inviata la segnalazione che i finanzieri operanti hanno redatto nei confronti del titolare dell’esercizio commerciale oggetto dei controlli, e che ora sarà chiamata a valutare anche l’irrogazione della prevista sanzione amministrativa (il cui importo può superare i 25.000 euro).

Quasi scontato ma comunque non inutile sottolineare come questo particolare tipo di interventi, oltre a tutelare la clientela (che in questa occasione sarebbe stata principalmente costituita da giovani), si inquadra in un più ampio contesto di polizia economico-finanziaria che mira a preservare i legittimi interessi delle imprese rispettose delle regole, nonché delle loro maestranze il cui impiego è fortemente minacciato da queste  distorsive forme di concorrenza che puntano ad immettere sul mercato generi a basso costo, realizzati però con criteri costruttivi scadenti – spesso riproducendo illegittimamente forme e marchi di note griffe mondiali – peggio ancora ricorrendo a materiali e vernici aventi potenziali effetti tossici, o comunque utilizzati in percentuali decisamente eccedenti rispetto a quanto previsto dalla normativa europea.

 

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