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Guardia di Finanza: scoperta a Napoli una truffa ai danni del Servizio Sanitario Nazionale. Arrestato un medico di base ed emesse 17 misure cautelari. Coinvolti farmacisti e informatori scientifici

Di Antonella Casazza

NAPOLI.  Un medico agli arresti domiciliari e 17 indagati, è questo l’epilogo di un’attività investigativa eseguita dai finanzieri del Comando Provinciale di Napoli – Nucleo Polizia Economico Finanziaria (PEF), condotta all’interno della sanità pubblica locale e che ha rivelato un diffuso malaffare – messo in atto dai membri di due distinti gruppi criminosi – del quale ne ha fatto le spese il Servizio Sanitario Nazionale oltre che i suoi assistiti.

L’indagine delle fiamme gialle partenopee, coordinata dalla Procura della Repubblica di Nola, ha coinvolto informatori scientifici e sei farmacie – una delle quali municipale – di Pomigliano D’Arco (Napoli) nonché due centri diagnostici della zona, mentre le ipotesi di reato formulate dagli inquirenti sono quelle di truffa aggravata, falsità ideologica, corruzione e associazione per delinquere.

Gli investigatori del Nucleo PEF di Napoli in intercettazione

Secondo gli investigatori, il sistema fraudolento messo a punto dagli indagati del primo gruppo si basava su accordi illeciti tra sanitari, nonché con alcuni informatori scientifici interessati all’azzeramento delle giacenze di magazzino dei prodotti farmaceutici da loro “promossi”. Lo stesso sistema prevedeva infatti il rilascio di ricette mediche prescriventi farmaci in favore di cittadini esenti dal pagamento del ticket, sulle quali comparivano prodotti che però non venivano realmente consegnati agli assistiti in questione, determinando così l’indebito rimborso degli stessi prodotti a carico del SSN, con corrispondente danno per le casse della ASL competente per territorio.

Tali ricette (false) venivano compilate manualmente o elaborate telematicamente dal personale dipendente dello studio medico, oppure da quello delle farmacie.

A questo punto lo stesso personale delle farmacie provvedeva ad asportare le “fustelle” presenti sulle confezioni dei farmaci, per poi andarle ad apporre sulle ricette false che venivano successivamente inviate alla ASL competente per territorio ai fini del pagamento dei suddetti prodotti (in realtà mai venduti).

Gli stessi farmaci non consegnati agli assistiti – ovviamente privati delle loro “fustelle” – venivano così ad essere temporaneamente custoditi all’interno delle farmacie compiacenti, salvo essere poi ritirati dal medico di base arrestato o dai dipendenti del suo studio.

Il secondo gruppo agiva sempre attraverso l’emissione di false ricette ma per esami di laboratorio, sempre in favore di assistiti esenti dal pagamento del ticket sanitario che però non corrispondevano agli effettivi fruitori delle prestazioni sanitarie prescritte; ricette sulle quali comparivano esami non eseguiti oppure esami ulteriori e/o più costosi di quelli richiesti per le esigenze del paziente.

I modus operandi qui descritto contribuiva inoltre ad un precoce esaurimento – già nei primi giorni del mese – dei fondi regionali assegnati alle strutture sanitarie convenzionate con il SSN, costringendo in tal modo i cittadini bisognosi di assistenza sanitaria a pagare per intero e di tasca propria gli esami clinici ai quali avevano diritto.

In relazione all’ampio e dettagliato quadro probatorio fornito dagli investigatori della GDF, il GIP del Tribunale di Nola ha pertanto disposto la misura degli arresti domiciliari per il suddetto medico di base, la sospensione dall’esercizio della professione per un anno per altri due medici oltre che per sette farmacisti, due titolari di centri diagnostici e due infermieri, provvedimenti al quale si affianca il divieto di dimora per un ex farmacista e per due informatori scientifici.

Va in ogni caso rammentato come i destinatari delle suddette misure cautelari debbano essere ritenuti presunti innocenti, fino ad eventuale pronuncia di una sentenza definitiva di condanna che ne dichiari le rispettive responsabilità di carattere penale.

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