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NATO. Riunione dei consiglieri per la Sicurezza Nazionale dei Paesi membri: ribadito il sostegno a Kiev. Sullivan conferma la volontà statunitense di continuare con gli aiuti

Di Fabrizio Scarinci

BRUXELLES. Una vittoria russa in Ucraina comporterebbe non solo il rischio di causare un notevole indebolimento della credibilità dell’Occidente ma anche quello di indurre attori quali Cina, Corea del Nord e Iran a tenere una condotta sempre più aggressiva nei confronti dei propri vicini o degli stessi partner dell’Alleanza Atlantica.

È questo, in sostanza, il principale concetto ribadito durante la riunione dei consiglieri per la Sicurezza Nazionale dei Paesi della NATO tenutasi ieri pomeriggio a Bruxelles in vista del prossimo vertice di luglio a Washington.

Come hanno, infatti, confermato il Segretario Generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg e il consigliere per la Sicurezza Nazionale statunitense Jake Sullivan durante una conferenza stampa congiunta tenuta a margine dell’incontro, la riunione in questione si sarebbe configurata come un’importante occasione per fare il punto riguardo alle principali minacce per la sicurezza dell’Occidente e dei suoi alleati nell’ambito del sempre più instabile scenario internazionale contemporaneo, approfondendo, in modo particolare, i rischi connessi alla crescente assertività dei regimi di Mosca, Pechino, Pyongyang e Teheran.

Un momento della conferenza stampa

Al fine di affrontarle, si è voluto ancora una volta ribadire l’importanza di rafforzare la strategia globale della NATO e di approfondire la cooperazione in ambito strategico con partner di altri continenti come Australia, Giappone, Nuova Zelanda o Corea del Sud.

Per quanto concerne, invece, le capacità militari dei Paesi dell’Alleanza, è stata ancora una volta sottolineata la necessità di perseguire con decisione il loro rafforzamento attraverso maggiori stanziamenti per la Difesa.

Proprio con riferimento a tale obiettivo, secondo Stoltenberg nel corso degli ultimi mesi sarebbero stati compiuti alcuni importanti passi nella giusta direzione, con accordi industriali volti all’acquisto di munizioni per un valore totale di 10 miliardi di dollari.

Il Segretario Generale ha poi ricordato come la NATO stia ora tenendo la “Steadfast Defender”, ossia la più grande esercitazione militare da decenni, soprattutto allo scopo di mostrare ai russi la propria determinazione a difendere il territorio dei Paesi membri e di fare in modo che il Cremlino non commetta “errori di calcolo” in tal senso.

Forze aeree della NATO in esercitazione

Entrando nei dettagli inerenti il conflitto ucraino, Stoltenberg ha, invece, sottolineato come i Paesi dell’Alleanza Atlantica siano riusciti, impiegando una frazione, tutto sommato, neanche troppo grande dei loro budget militari, a fare in modo che le forze di Kiev distruggessero una buona parte dello strumento militare invasore (che, tra le altre cose, avrebbe finora perso centinaia di aerei ed elicotteri, migliaia di mezzi corazzati e, soprattutto, circa 300.000 uomini).

Di conseguenza, facendo anche riferimento al dibattito attualmente in corso negli USA riguardo alla necessità di proseguire con il finanziamento dello sforzo bellico di Kiev, nonché alle palesi difficoltà che, da qualche mese a questa parte, affliggono lo strumento militare ucraino, egli ha auspicato che il sostegno occidentale non venga meno nel prossimo futuro.

Sulla sua stessa lunghezza d’onda anche Jake Sullivan, che, rispondendo alle domande di alcuni giornalisti, ha ribadito come gli Stati Uniti debbano necessariamente fornire agli ucraini le risorse indispensabili per continuare a resistere.

All’indirizzo del consigliere per la Sicurezza Nazionale è, però, arrivata anche una domanda, posta dal Joe Barnes del “Daily Telegraph”,
riguardo ad una presunta intervista che il noto giornalista di Fox News Tucker Carlson, molto critico riguardo all’invio di aiuti all’Ucraina, starebbe per fare al Presidente russo Vladimir Putin.

Tale domanda, a cui Sullivan ha risposto sostenendo la generale compattezza del popolo americano a sostegno di Kiev, ha, però, aperto un importante squarcio riguardo a cosa potrebbe accadere qualora Donald Trump tornasse alla Casa Bianca.

L’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump

Come noto, infatti, l’ex Presidente repubblicano ha sostenuto, per molto tempo, l’ipotesi di un riavvicinamento russo-americano finalizzato ad evitare il rafforzamento delle relazioni tra Mosca e Pechino (e, volendo, anche a migliorare la capacità di Washington di contenere le iniziative della Repubblica Popolare).

Egli ha, quindi, continuato a supportare l’idea di una mediazione anche in seguito all’attacco di Putin nei confronti dell’Ucraina, sostenendo in più occasioni (con il suo ben noto modo di fare) che se fosse stato ancora Presidente sarebbe riuscito ad ottenere una tregua tra Mosca e Kiev “in un solo giorno”.

Alla luce di ciò è, quindi, verosimile che, qualora venisse rieletto, egli cercherebbe di ammorbidire la posizione americana nei confronti della Russia sia al fine di trovare un compromesso, sia allo scopo di intraprendere un percorso di dialogo che possa, col tempo, sganciarla dalla Cina.

Naturalmente, questa prospettiva non manca di suscitare ansie tra i sostenitori dell’attuale politica di aiuti in favore di Kiev, che temono una convergenza russo-statunitense sulla pelle degli ucraini (e, più indirettamente su quella della NATO).

Detto molto francamente, però, anche alla luce della situazione venutasi a creare sul campo (ancora molto frustrante per Mosca malgrado le attuali difficoltà ucraine), nonché delle gravissime crepe interne mostrate nei mesi scorsi dalla Federazione Russa (basti pensare all’ormai arcinoto “affaire Prigozhin”), non è ancora del tutto chiara la ragione per cui, pur al netto degli attuali tatticismi, un’eventuale Amministrazione Trump dovrebbe cedere su tutta la linea (magari facendosi anche umiliare dal Cremlino) rispetto ad una faccenda divenuta ormai di primaria importanza per la stessa credibilità strategica di Washington.

Ciò detto, quello che, al momento, resta comunque fondamentale, a prescindere dalla rielezione o meno di Donald Trump, è che l’Alleanza continui a far sì che Kiev possa difendersi nel modo più efficace possibile. Anche perché, se poi si vorrà trattare con i russi (come, tra l’altro, sarebbe incline a fare non solo l’ex Presidente ma anche una parte consistente degli apparati militari statunitensi), sarà bene cercare di farlo a partire da una posizione di forza.

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