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Operazione antimafia, sei fermati dai Carabinieri per un omicidio nel Vibonese

Vibo Valentia. Sono sei i fermati perché indiziati di delitto a Limbadi (Vibo Valentia). Nella note scorsa, i Carabinieri del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e della Compagnia di Tropea hanno eseguito i provvedimenti emessi d’urgenza dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nei confronti di altrettanti soggetti residenti e/o domiciliati nel comune calabrese.

Operazione dei Carabiniieri oggi nel Vibonese

I fermi sono scaturiti dalle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e del ROS (Raggruppamento Operativo speciale) a seguito dell’omicidio di Matteo Vinci e del grave ferimento di suo padre Francesco Antonio Vinci, lo scorso 9 aprile.

Le indagini dell’Arma hanno consentito di individuare ed identificare i componenti della famiglia Mancuso (Salvatore, Rosaria, suo marito Domenico Di Grillo, le figlie della coppia Lucia e Rosina ed il genero Vito Barbara). Tutti sono stati ritenuti direttamente interessati, oltre all’omicidio di aprile anche al tentativo di omicidio perpetrato ai danni di Francesco Antonio Vinci lo scorso 30 ottobre 2017 sempre a  Limbadi, in cui lo stesso era stato vittima, sotto la minaccia di una pistola, di una feroce aggressione con un forcone ed un’ascia.

L’inchiesta ha svelato svelando gli interessi criminali dei fermati, ha consentito agli inquirenti di appurare che i tutti i violenti fatti criminali perpetrati rientravano in un feroce piano estorsivo dei Mancuso ai danni dei Vinci, in atto dal 2014, finalizzato all’acquisizione della vasta proprietà terriera di quest’ultimi confinante con quella dei Mancuso determinati all’acquisizione ad ogni costo della proprietà, tanto da ricorrere per il raggiungimento dello scopo a qualsiasi mezzo tra cui l’eliminazione fisica di tutti coloro che avessero intralciato il loro disegno criminale.

Nel complesso le attività svolte hanno consentito, durante la fase investigativa, di procedere all’arresto per detenzione di armi e munizioni di due dei fermati di oggi, Domenico Di Grillo nell’immediatezza dell’attentato del 9 aprile, trovato in possesso di un fucile da caccia con 40 proiettili acclusi e di Rosaria Mancuso  con una pistola ed un fucile automatico con oltre 200 proiettili di vario calibro, armi che erano a loro disposizione.

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