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Guardia di Finanza: Milano, lotta alla criminalità economica, sono state scoperte due organizzazioni criminali specializzate in reati fallimentari. Emesse 14 misure cautelari e sequestrati beni per 33 milioni di euro

Di Massimo Giardinieri

Milano. Nell’ambito di due distinte attività investigative, i finanzieri del Comando Provinciale di Milano hanno dato oggi esecuzione a due ordinanze di custodia cautelare (emesse queste dai GIP dei Tribunali di Milano e Pavia), che hanno raggiunto 14 soggetti accusati di gravi reati societari, fallimentari, tributari, contro il patrimonio nonché contro l’economia.

L’ennesima operazione delle fiamme gialle a contrasto della criminalità economica, che come detto sopra si è sviluppata sue due diversi filoni investigativi, ha consentito nel primo caso di scoprire un’organizzazione con base a Trezzano sul Naviglio (MI) specializzatasi nella commissione di reati societari, fallimentari e tributari, che metteva in atto attraverso ben 25 società intestate agli onnipresenti “prestanome”.

Secondo gli investigatori della GDF i soggetti finiti nell’indagine, oltre ad essere accumunati dalla componente associativa, avrebbero distratto beni e ingenti somme di denaro dai patrimoni aziendali, oltre che sottratto sistematicamente soldi all’Erario ed all’INPS non ottemperando al pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali, andando per di più a falsificare i bilanci e facendo altresì ricorso all’emissione nonché all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Si è trattato in questo caso di un’indagine particolarmente complessa, che ha visto in prima linea i finanzieri della Compagnia di Corsico e che ha richiesto l’ausilio dei Comandi Provinciali GDF di Varese, Napoli, Salerno e Lecce, ma che ha infine portato all’esecuzione di 9 misure cautelari personali (di cui 3 in carcere e 3 ai domiciliari, 2 di divieto di dimora 1 di obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), a cui si aggiunge il sequestro preventivo di somme per oltre 33 milioni di euro e quello di 127 automezzi.

L’altro filone investigativo, sviluppatosi a seguito di un’indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Pavia, ha invece interessato 10 società operanti nell’hinterland milanese attive nel settore dell’autotrasporto e del commercio di carburante, anche queste formalmente intestate a semplici “prestanome” ma che, nella realtà, sarebbero invece riconducibili ad alcuni membri di una famiglia di Trezzano sul Naviglio (MI).

Anche in questo caso i soggetti finiti nel mirino dei finanzieri sarebbero stati particolarmente abili del distrarre beni societari e somme di denaro destinandoli ad usi personali, ciò sempre ricorrendo all’evasione delle imposte che avveniva attraverso l’interposizione di sempre nuove società create ad hoc per essere poi destinate al solito fallimento, tutto secondo un cliché non nuovo per chi si occupa di scoprire e reprimere queste particolarissime fattispecie criminose.

Guardia di Finanza, Polizia economico finanziaria

Sulla scorta di quanto ricostruito dai militari della GDF, il livello di commistione tra le imprese era tale da innescare una ben collaudata “continuità” tra le società ormai svuotate dei loro beni e quelle appena costituite, con tanto di relativi passaggi di disponibilità finanziarie, di personale dipendente nonché di commesse.

In tal modo i profitti così generati potevano quindi essere dirottati verso le nuove società, nonché immagazzinati nelle casseforti del “gruppo” costituite da imprese immobiliari.

Nel corso delle medesime indagini i finanzieri hanno peraltro scoperto come durante la pandemia i dipendenti delle ditte di autotrasporto e delle pompe di benzina avessero comunque continuato a lavorare nonostante fosse stata versata loro la cassa integrazione da parte dell’INPS (per un importo di 223.000 euro). La somma in questione è stata ovviamente oggetto di specifico sequestro da parte dei finanzieri della Compagnia di Magenta, che hanno al contempo eseguito 5 misure di custodia cautelare (delle quali 3 in carcere e 2 agli arresti domiciliari).

Allo stato per tutti gli indagati vige il principio di non colpevolezza, garantito costituzionalmente sin quando nei loro confronti non sua stata eventualmente sentenziata una condanna definitiva.

 

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