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Crisi USA/Iran: si attende la rappresaglia. Un confronto diretto ad alta intensità resta comunque improbabile

Di Fabrizio Scarinci

WASHINGTON. Con il passare delle ore si moltiplicano le ipotesi su quali azioni gli USA potrebbero intraprendere al fine di rispondere al recente attacco condotto dai miliziani filo-iraniani del gruppo Kataib Hezbollah contro la postazione “Tower 22”.

Ovviamente, con tre morti e ben 34 feriti, è certamente probabile che allo studio ci sia qualcosa di più di qualche “semplice” raid contro gli autori dell’azione.

Un Carrier BattleGroup dell’US Navy. Nel corso di un’eventuale rappresaglia unità simili a queste potrebbero certamente avere un ruolo

Ciononostante, anche alla luce delle recenti dichiarazioni rilasciate dal Presidente Biden sul fatto che la regionalizzazione del conflitto in Medio Oriente non rientri tra gli interessi degli USA, risulta piuttosto difficile immaginare che Washington stia davvero per lanciare un’operazione su vasta scala contro l’Iran.

Del resto, se si pensa alla cautela con cui Washington ha cercato di muoversi fino a questo momento al fine di contenere le azioni dei vari “proxies” di Teheran nella regione, l’ipotesi che essa possa, ora, scegliere di cambiare rotta in modo così radicale ed impiegare ingenti quantitativi di risorse potenzialmente utili in altri contesti al fine di gestire un confronto diretto con Teheran appare decisamente remota.

Tra Ucraina, Taiwan e Penisola Coreana, le “gatte da pelare” sono, infatti, già troppe e, malgrado le sue immense riserve di idrocarburi e la sua straordinaria posizione strategica (pensiamo solo all’importanza del Mar Rosso e del Canale di Suez), per gli USA la regione mediorientale resta comunque un teatro di secondo piano rispetto a Europa e Indopacifico.

Di conseguenza, malgrado il grave attacco subìto, è molto probabile che la Casa Bianca non intenda spingersi oltre una sorta di “punizione limitata”, che potrebbe prendere corpo con l’eliminazione di qualche figura particolarmente prominente dell’apparato di sicurezza iraniano (cosa che, peraltro, Israele ha già fatto diverse volte nel corso degli ultimi mesi) o con la conduzione di qualche azione finalizzata a colpire le unità di Teheran dislocate al di fuori del Paese.

Un F/A-18 Hornet della Marina statunitense. Tali velivoli potrebbero essere impiegati per condurre attacchi di precisione

Certo, poi c’è anche l’eventualità che Teheran opti per una qualche forma di reazione anche di fronte ad operazioni di carattere limitato. Del resto andò così anche in seguito all’uccisione del Generale Soleimani.

A quanto pare, però, in quell’occasione gli iraniani si sarebbero comunque premuniti di avvertire gli iracheni, specificando quali delle installazioni militari USA presenti sul loro territorio avrebbero bersagliato con i loro missili. Gli iracheni avrebbero, a loro volta, avvertito gli americani e nessuno si sarebbe ferito nel corso dell’azione.

Se anche ora un’eventuale reazione sarebbe di tipo essenzialmente simbolico come accaduto nel 2020, chiaramente, non è dato saperlo, anche se, al netto della considerevole abilità che Teheran ha finora dimostrato nel manovrare i suoi proxies contro gli USA e i loro alleati, l’eventualità che essa possa davvero insistere nell’alimentare un’escalation diretta con Washington sembrerebbe da escludersi nella maniera più assoluta (e se si cerca qualche indizio a riguardo lo si può certamente trovare nel fatto che, ieri, gli stessi miliziani del gruppo Kataib Hezbollah abbiano annunciato di voler interrompere le proprie azioni contro i militari americani).

A tal proposito, non si può, infatti non sottolineare come, quantunque non siano in grado (almeno per il momento) di lanciare i propri Abrams su Teheran allo scopo di attuare un “regime change”, le forze statunitensi presenti nella regione sarebbero comunque in grado di rispondere in modo estremamente duro (anche sullo stesso territorio della Repubblica Islamica) ad ogni eventuale azione ostile da parte dell’ apparato militare iraniano.

E questo, naturalmente, lo sanno fin troppo bene anche dalle parti di Teheran.

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