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Giorgio Tirabassi a FDR tra attualità, cinema e AS Roma

L’intervento radiofonico del noto attore e regista

Durante la trasmissione Febbre da Roma di venerdì scorso, condotta da Riccardo Filippo Mancini e Danilo Conforti, è intervenuto l’attore e regista Giorgio Tirabassi. Ecco le sue parole:

Iniziamo dall’attualità, usciamo da un periodo molto complicato e stiamo tutti cercando di immaginare il nostro futuro sperando di tornare il prima possibile alla normalità. Ci sono numerose difficoltà soprattutto nel suo mondo, quello del cinema e del teatro. Lei che è un attore e regista è preoccupato? Come sta vivendo questo periodo?
Ci sono condizioni limitanti, i piccoli teatri o le piccole platee non possono permettersi l’onere di organizzare spettacoli mantenendo le distanze di sicurezza. C’è un po’ di movimento, io dovrei fare dei concerti e dovremmo fare degli spettacoli ma è molto complicato. Chi sta girando lo fa per esigenza perché magari deve finire di girare, facendo uno sforzo immane per portare a termine il lavoro. Ma i lavori nuovi li vedo difficili perché le assicurazioni non assicurano, se non scatta l’assicurazione non si può girare. C’è stato anche chi, in questo periodo, è riuscito ad essere creativo. C’è chi ad esempio ha scritto film o commedie, chi ha organizzato cose per il web anche discretamente però è chiaro che è un periodo difficile. Come sento dire molti gli attori giovani non hanno avuto modo di avere in precedenza grandi guadagni che gli abbiano potuto garantire un periodo di inattività, è un periodaccio.

Tu hai avuto una carriera lunghissima da attore ed ora sei passato dietro la macchina da presa. L’anno scorso è uscito il tuo primo lavoro da regista per quanto riguarda i lungometraggi. Ne: “Il grande salto” sei anche protagonista affiancato da Ricky Memphis, ci parli di questo lavoro, del Tirabassi regista?
È un progetto che avevo da un sacco di tempo, volevo farlo con Ricky perché parlai già al teatro di questi due personaggi. Due rapinatori sfortunati che si interrogano sul destino filosofeggiando. Abbiamo scritto la sceneggiatura con Mattia Torre e Daniele Costantini. La prima versione era un film diciamo abbastanza comico. Dopo di che c’è stata una interruzione perché dovevamo girare ma ci sono stati alcuni problemi. Nella seconda fase ho riscritto con Mattia e Daniele la sceneggiatura portandola in una forma più realistica e siamo approdati ad una commedia vera e propria come è una commedia tradizionale italiana. C’è stato un progressivo lavoro sulla sceneggiatura e alla fine quando siamo arrivati a girare io ero molto convinto e molto contento. Ho fatto tutto senza ansie e problemi e rifarei tutto come è stato fatto.

C’è un personaggio di quelli che hai interpretato al quale sei più affezionato?
Il commissario Ardensi l’ho fatto per tantissimi anni, sei serie sono tante. C’era la possibilità di giocare su questa doppia chiave tra il drammatico che si raccontano nelle storie poliziesche e la linea del commissariato che era realistica e avevamo la possibilità di improvvisare e di dettare battute, è stata la cosa più divertente. Ci sono legato anche perché stando cosi tanto sul set ho imparato le basi di grammatica primaria per poter girare un film infatti i due cortometraggi nel 2001 è stato proprio dopo un anno di esperienza sul set di Distretto di Polizia.
Mi sono divertito molto quando abbiamo fatto Boris, anche Buttafuori di Ciarrapico. Mi sono divertito, per non parlare dell’esperienza di Paolo Borsellino formativa anche dal punto di vista umano, non solo professionale. Ho avuto molte soddisfazioni, ho interpretato molti personaggi che mi hanno divertito e fatto crescere. Il sogno che hai da ragazzo alla fine si è realizzato, il primo sogno era quello di fare l’attore, poi quello di fare l’attore professionista per poi guadagnare e mantenere una famiglia. Lo spauracchio della povertà ti accompagna dall’inizio della carriera e oltre alla bravura serve anche tanta fortuna.

Nelle ultime settimane Netflix ha mandato in diretta la serie: “Boris”. È partita una petizione per far partire una quarta stagione di Boris. Dopo tanti anni tu che ne pensi? Ti fa sorridere la cosa o ci hai pensato?
Non saprei, a me piacerebbe l’idea e come l’ho fatta ogni anno con molto piacere la rifarei. Lavorare con quegli autori è stato sempre bello e e l’ho fatto sempre molto volentieri. Quando il gruppo interagisce bene e si instaura un rapporto speciale tra gli interpreti, come successe con Distretto di Polizia e appunto Boris, escono fuori grandi lavori. Poi non lo so, vedremo. Con la scomparsa di Mattia Torre (nel luglio del 2019 ndr) non credo possa essere semplicissimo ripetere quell’esperienza, non so quale sia l’umore degli altri due autori, non è stata semplice la perdita di Mattia. Io comunque parteciperei molto volentieri a un nuovo Boris.

Lei come vede questa Roma di Fonseca? Che ne pensa?
Io non saprei perché quando si parla della Roma è come parlare di metafisica. Individualmente alcuni sono fortissimi poi quando vedi le partite degli anni precedenti e vedi che hai dato via campioni come Benatia, Salah sale il rammarico perché in quelle squadre c’erano dei campioni. Mi sembra che ogni volta qui bisogna sempre ricostruire la squadra, poi questa grande pausa mi ha fatto dimenticare anche i giocatori (ride n.d.r). Zaniolo ora è recuperato, Perez è davvero forte ma l’importante è che non vinca la Lazio. Scherzo, lo dico agli amici Laziali, che ne ho tanti purtroppo, che hanno fatto un anno pazzesco. Anche lì guarda come gira la squadra, Immobile quando tocca palla segna. Io sono molto sportivo e quindi dirò una cosa che farà inorridire i tifosi ma la Lazio se lo meriterebbe questo scudetto. Per scaramanzia diciamo che lo vince la Lazio
(ride, ndr). Io non sento le radio, non mi informo quindi sono rimasto alle ultime partite con in mezzo un buco di tre mesi e speriamo che adesso riprendano le fila, perché le squadra ogni tanto c’ha dei lampi fantastici ma dietro certi svarioni..Io non sono così tecnico, capito, guardo ma vado di passione godo e soffro. Figurati io ho cominciato con Ginulfi, Scaratti, Petrelli, Salvori, Bet, Santarini, Cappellini, Del Sol, Zigoni, Cordova, Amarildo. È sempre stato così, io ero un fan di Aldo Bet, era uno stopper che veniva dal Milan e con Santarini formava una coppia incredibile. Amavo il gioco di Cordova. È stata sempre in salita, poi abbiamo avuto questo grande regalo di nome Francesco Totti, senza togliere nulla a Giannini che era fantastico e Di Bartolomei. La Roma è una cosa diversa da Milan, Juve e Inter…Noi siamo sempre stati una squadra che ci ha fatto soffrire ma anche godere e quando godi, anche se poco, godi il triplo.

Il Giorgio tifoso, cosa chiederebbe a Pallotta?
Io non so come funziona, sembra il Pentagono o la Cia. Io vorrei un presidente che possa amare la squadra e la città, non a caso le soddisfazioni più belle le abbiamo avute con Viola e con Sensi, serve progettualità. Se poi vogliamo giocare in borsa, fare il gioco delle plusvalenze…So che Pellegrini potrebbe andare al Psg, insomma vediamo. Per esempio il Napoli anche mantenendo più o meno la stessa rosa ha faticato molto.
Poi voi fate bene a fare la trasmissione perché è il vostro lavoro ma spesso le notizie sono davvero poche.

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Written by Veronica Sgaramella

Nata a Roma nel Luglio 1990, laureata in Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione presso La Sapienza. Coordinatrice, redattrice e inviata di Yepper Magazine, precedentemente redattrice per Vocegiallorossa, poi collaboratrice e speaker @ 1927 On Air - la storia continua, in onda su Centro Suono Sport. Opinionista periodica sportiva a Gold TV. Ora co-conduttrice di Frequenze Giallorosse (ReteneTVision). SocialMente attiva, amo leggere, viaggiare e immortalare attimi.

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