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Guardia Costiera, celebrati i 30 anni di nascita dell’articolazione tecnico-operativa del Corpo delle Capitanerie di Porto. Scopo fondamentale: salvare le vite umane in mare

Roma. La Guardia Costiera compie 30 anni. Fu istituita nel 1989 quale articolazione tecnico-operativa del Corpo delle Capitanerie di Porto.

La Guardia Costiera compie 30 anni

Il Corpo nasce ufficialmente con un Regio Decreto del 20 luglio 1865. La Guardia Costiera, così come noi la intendiamo, tuttavia, appartiene a un’epoca più recente.

Con un decreto interministeriale dell’8 giugno 1989 viene attribuita, ufficialmente, la denominazione di “Guardia Costiera” ai reparti tecnico-operativi del Corpo.

Con la legge numero 147 del 3 aprile 1989 l’Italia ratifica la Convenzione di Amburgo del 1979 sul soccorso marittimo che, trovando attuazione in un Regolamento emanato con il DPR numero 662 del 1994, individua nell’attuale Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti l’autorità nazionale responsabile dell’esecuzione della Convenzione, affidando al Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera la responsabilità e il coordinamento dei servizi di ricerca e salvataggio in mare nell’ambito dell’intera regione di interesse, che si estende ben oltre i confini delle acque territoriali, per un’area ampia circa 500 mila chilometri quadrati.

Con un decreto interministeriale dell’8 giugno 1989 viene attribuita, ufficialmente, la denominazione di “Guardia Costiera” ai reparti tecnico-operativi del Corpo.

A questa attribuzione, negli anni successivi, farà seguito l’adozione della tradizionale livrea bianca e del logo, ormai noto, raffigurante una fascia tricolore con al centro un’àncora nera su campo circolare bianco.

Per celebrare questa ricorrenza, a Catania, si è tenuta, un’esercitazione di soccorso in mare, che ha visto l’impiego di mezzi aerei e navali nonché la presenza di figure specialistiche come gli aerosoccorritori e soccorritori marittimi della Guardia Costiera.

E’ stata anche dedicata una giornata di studio nella quale è stata ripercorsa la storia della Guardia Costiera: un’istituzione moderna, che fonda le proprie radici nelle attività di carattere amministrativo connesse con gli usi civili e produttivi del mare, organizzata oggi con mezzi aeronavali e tecnologie all’avanguardia, con uomini e donne che operano ogni giorno in favore della collettività.

L’evento, al quale ha partecipato il comandante Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino, si è svolto alla presenza degli ex comandanti e vice comandanti generali, dei comandanti regionali e del personale del Corpo insignito della Medaglia d’oro.

Il comandante Generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera, Ammiraglio Ispettore Capo Giovanni Pettorino

Grazie anche alla preziosa testimonianza dei decani del Corpo, è stato tracciato un breve quadro delle condizioni storiche che hanno portato alla creazione della attuale Guardia Costiera italiana e degli eventi più importanti che hanno contraddistinto il suo percorso operativo: dalla missione in Albania (1991), la prima compiuta fuori dai confini nazionali, allo sventato disastro ambientale della nave “Rhodanus” sulle coste della Sardegna (2010), passando per i soccorsi effettuati nel Mediterraneo centrale, alle navi Costa Concordia (2012) e Norman Atlantic (2014).

Particolare commozione, ha suscitato tra tutti i presenti, il ricordo del comandante Natale De Grazia, medaglia d’Oro alla memoria, morto il 12 dicembre 1995 mentre indagava, con la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, su una complessa attività ambientale legata a traffici illeciti operati da navi mercantili nel Mediterraneo.

LA COMPONENTE NAVALE

Nei primi anni ’60 vennero prese decisioni determinanti per il futuro delle Capitanerie. Il Governo italiano si apprestava a ratificare la Convenzione internazionale sulla sicurezza della vita umana in mare adottata a Londra il 17 giugno 1960 (SOLAS ’60 – Safety Of Life At Sea).

Un mezzo naval in attività

La convenzione introduceva la prescrizione per ogni Stato aderente di dotarsi di un’organizzazione dedicata per il soccorso della vita umana in mare.

Per iniziativa del Generale Michele Carnino, Ispettore Generale dell’epoca, il Ministero della Marina Mercantile fece osservare che il Codice della Navigazione all’articolo 69 già affidava la funzione del soccorso in mare ai comandanti di porto, per cui era sufficiente adeguare la dotazione di mezzi nautici delle Capitanerie di porto per attuare il servizio dedicato.

Fu quindi varato un programma per dotare il Corpo di mezzi navali in grado di operare anche in presenza di condizioni meteo-marine sfavorevoli, i cosiddetti mezzi “ogni tempo”.

Nel 1998, per conferire una maggiore visibilità ai mezzi navali, venne disposta l’adozione della tipica livrea bianca in sostituzione della precedente colorazione grigia mimetica.

La legge 413 del 30 novembre 1998 permise la realizzazione di una classe di pattugliatori da 50 metri e il rinnovo della linea dei mezzi. Partendo dalle migliori unità sperimentate negli anni precedenti, si decise di ridurre le classi puntando a una maggiore standardizzazione dei mezzi e alla costituzione di un’efficiente maglia SAR con prontezza operativa H24.

Oggi sono circa 600 i mezzi navali della Guardia Costiera dislocati lungo gli 8 mila chilometri di coste.

Ai Pattugliatori d’altura della Classe Fiorillo, antesignani delle Unità maggiori del Corpo, dal 2013 si sono affiancate tre nuove unità dotate di propulsione diesel e diesel-elettrica, in grado di operare a bassi regimi, con consumi ridotti e un basso impatto ambientale.

Si tratta, nello specifico, delle due multiruolo gemelle – Dattilo (CP 940) e Diciotti (CP 941) – e del Supply Vessel Gregoretti (CP 920), particolarmente adatto a svolgere attività di controllo sulla pesca marittima, ma con spiccata capacità di impiego anche in contesti SAR.

A queste ultime si vanno ad aggiungere le Motovedette della Classe 800 e della Classe 300 (destinate all’attività di ricerca e soccorso in mare), le Motovedette e le Classi 2000, 500, 600 e 700 (impiegate principalmente per attività di polizia marittima, vigilanza pesca, soccorso aereo e tutela dell’ambiente marino).

LA COMPONENTE AEREA

La componente aerea della Guardia Costiera trae origine dall’attuazione della legge 979 del 1982 “Disposizioni per la difesa del mare”, che prevede un potenziamento del servizio di vigilanza e soccorso in mare svolto dal Corpo.

Il 1° Nucleo aereo di Sarzana (La Spezia) viene costituito con un decreto interministeriale (Difesa e Marina mercantile) il 23 maggio 1988; l’attività operativa inizialmente si svolse nella sede provvisoria di Guidonia (Roma) col supporto del 303° Gruppo di volo dell’Aeronautica Militare.

Un elicottero della Guardia Costiera

Nel dicembre del 1991, presso la sede del 1° Nucleo aereo che ora si trova a Sarzana (La Spezia), viene costituita la 1^ Sezione volo elicotteri.

Il 19 settembre 1989 inizia a Catania l’attività operativa del 2° Nucleo aereo (decreto legge del 24 maggio 1989), nell’organigramma del quale – e siamo nel 2006 – confluisce la 2^ Sezione volo elicotteri (decreto dirigenziale del Comando Generale numero 692 del 27 giugno 2006).

Nel 1990, a seguito della comparsa di consistenti aggregati di mucillagine in Adriatico e a causa dell’incalzante emergenza generata dai flussi migratori provenienti dall’Albania, si decide di istituire presso l’aeroporto di Pescara il 3° Nucleo Aereo.

Poi, il 21 gennaio 2016, nell’ambito di un progetto di potenziamento del servizio aereo SAR (Search and Rescue) viene costituta a Pescara la 3^ Sezione volo elicotteri.

Il 17 luglio 2018, presso l’aeroporto militare di Decimomannu (Cagliari) inizia l’attività operativa della 4^ Sezione volo elicotteri, grazie alla quale la Guardia Costiera è ora in grado di garantire H24 un servizio di ricerca e soccorso più rapido ed efficiente, anche nella vasta area di mare che circonda la Sardegna, colmando un gap strategico importante con riferimento alla presenza della componente aerea sull’isola e rafforzando notevolmente la propria capacità operativa in quell’area cosi delicata e decentrata rispetto al resto del territorio nazionale.

LE COMPONENTI SPECIALISTICHE

Il 1° gennaio 1995 nasce a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) il 1° Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera. Salvaguardia della vita umana in mare, conservazione del patrimonio storico-archeologico, tutela delle risorse ittiche e soprattutto difesa dell’ambiente e dell’ecosistema marino: questi in sintesi i principali compiti a cui sono chiamati ogni giorno i sub della Guardia Costiera, che ad oggi contano 5 nuclei operativi distribuiti su tutto il territorio nazionale: oltre a San Benedetto del Tronto, anche Napoli, Messina, Cagliari e Genova.

Le molteplici esigenze del Corpo, tuttavia, hanno portato negli anni a un incremento delle componenti specialistiche, arricchendole di nuove figure professionali.

Partiamo da quella dell’Aerosoccorritore marittimo. E’ una figura professionale altamente specializzata istituita il 12 ottobre 2009 con un ordine di servizio del comandante generale, poi formalizzato dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti con  il decreto interministeriale numero 371 del 7 novembre 2011.

L’Aerosoccorritore, che è parte integrante degli equipaggi degli elicotteri della Guardia Costiera, si forma presso il “Nucleo Addestramento Ala Rotante” di Sarzana, e grazie al suo operato è possibile recuperare in sicurezza naufraghi e infortunati anche in condizioni limite.

C’ poi la figura del Soccorritore marittimo (Rescue Swimmer). Essa è stata istituita con il decreto ministeriale numero 405 del 9 agosto 2017, a firma del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Il Soccorritore marittimo è chiamato a intervenire direttamente in acqua, con una tempestiva e qualificata azione di salvataggio operando, all’occorrenza, anche in zone precluse a qualunque mezzo nautico o in condizioni critiche.

Ed ancora per potenziare le capacità della Guardia Costiera nel campo della tutela ambientale, grazie a uno studio congiunto tra il Corpo delle Capitanerie di Porto e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), nel 2011, sono entrati in servizio i LAM (Laboratori Ambientali Mobili) che, con la loro capacità d’impiego operativo, permettono l’accertamento speditivo delle violazioni a danno dell’ambiente marino e costiero, competenza assegnata al Corpo dal decreto legislativo numero 152 del 2006.

Dal 23 marzo 2017 la Componente LAM si è arricchita di un nuovo laboratorio “fisso” ubicato presso la Capitaneria di Porto di Roma Fiumicino.

Si tratta di uno strumento operativo dotato di una maggiore capacità analitica e di contrasto agli inquinamenti marini e costieri.

I CENTRI VTS

La Guardia Costiera italiana assicura, inoltre, una costante attività di prevenzione e vigilanza del traffico marittimo, avvalendosi di avanzati sistemi tecnologici come il VTS (Vessel Traffic Services) e il VTMIS (Vessel Traffic Management Information System).

Il VTS è un sistema di gestione in tempo reale dei dati inerenti al traffico marittimo nell’ambito delle acque coperte dal servizio. Ogni singola autorità VTS è istituita con un apposito decreto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, all’interno del quale viene specificata l’area di competenza e le eventuali prescrizioni operative. Grazie all’impiego di sofisticati sensori (Radar, AIS, TVCC), che permettono un interscambio di comunicazioni tra navi e centri di controllo, i VTS consentono un notevole incremento della sicurezza della navigazione e della tutela ambientale.

Il VTMIS è, invece, un sistema integrato di raccolta ed elaborazione dei dati rilevati dai VTS periferici, nonché di quelli provenienti dagli altri sistemi di monitoraggio gestiti dal Corpo.

Grazie al VTMIS i dati raccolti possono essere condivisi con altre organizzazioni ed enti della Pubblica Amministrazione, come pure con gli altri Stati dell’Unione Europea e in ambito internazionale.

Questi avanzati sistemi di monitoraggio, consentono alle sale operative della Guardia Costiera di disporre di informazioni in tempo reale, che permettono loro di gestire in maniera più sicura ed efficiente le dinamiche afferenti alla sicurezza della navigazione.

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