Di Antonella Casazza
CROTONE. Gli agenti della Polizia di Stato e dai finanzieri della Sezione Operativa Navale della di Crotone hanno dato stamani esecuzione all’ordinanza cautelare applicativa della custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Crotone, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un cittadino siriano fortemente indiziato di aver avuto un ruolo nel tragico naufragio avvenuto nelle acque di Steccato di Cutro il 26 febbraio scorso.
Lo straniero è infatti accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, naufragio colposo di imbarcazione adibita a trasporto di persone, nonché del reato di morte come conseguenza del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il provvedimento restrittivo giunge al termine delle indagini condotte dagli agenti della Squadra Mobile di Crotone unitamente ai finanzieri della locale Sezione Operativa Navale i quali, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica crotonese, hanno lavorato incessantemente durante tutto questo tempo per individuare i membri dell’organizzazione responsabile di quella traversata, conclusasi con l’affondamento del caicco “Summer Love” e la morte di 94 persone che aveva a bordo.
Quella stessa traversata, per la quale erano stati imbarcati 180 migranti di varie nazionalità, era partita dalle coste turche con l’imbarcazione denominata “Luxury 2”, ma durante la navigazione nel mare Egeo si verificò un’avaria che richiese la sostituzione della citata barca con il citato caicco, fatto giungere in loco e condotto da due scafisti turchi.
Uno dei due scafisti fu fermato nell’immediatezza della sciagura, mentre l’altro venne successivamente arrestato in Austria in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso (MAE) dall’Autorità Giudiziaria italiana.
A seguito di quell’avaria fu dunque effettuato il trasbordo dei migranti tra le due imbarcazioni, mentre il “Summer Love” proseguiva nella rotta verso le coste italiane avvalendosi di altri quattro scafisti, due di origine pakistana incaricati della gestione dei passeggeri (anch’essi sottoposti a fermo di polizia giudiziaria), un quinto di origine turca (deceduto nel corso del naufragio), nonché l’ultimo di origine siriana che si era subito allontanato dal luogo del naufragio facendo perdere le proprie tracce.
Le dichiarazioni rese agli investigatori dai migranti sopravvissuti alla sciagura, le immagini acquisite dai telefoni cellulari e dai dati estrapolati dal Sistema Automatico di Riconoscimento Immagini (SARI), hanno però fornito agli inquirenti la prova dell’esistenza di un sesto scafista ancora non identificato.
Proprio l’utilizzo del citato sistema di tracciamento facciale (SARI), attraverso il quale si è potuto comparare il volto del ricercato con quello di altri soggetti tratti in arresto in Italia dopo il 26 febbraio 2023 per reati connessi l’immigrazione clandestina, è stato dunque determinante per giungere alla sicura identificazione del siriano. Un dato peraltro rafforzato dal doppio riconoscimento, avvenuto a distanza di mesi, che alcuni migranti superstiti hanno confermato agli investigatori.
Doppio perché, oltre alle immagini impresse nella loro memoria ed a quelle della memoria digitale, la conferma della sua identità è giunta anche dalle foto segnaletiche.
Da rilevare come il provvedimento di arresto sia stato notificato allo stesso indagato presso la Casa Circondariale di Lecce, dove già si trovava in quanto destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Lecce, nell’ambito dell’operazione “Astrolabio” condotta dalla Guardia di Finanza leccese nel gennaio dello scorso anno.
Con l’individuazione del sesto ed ultimo scafista può dunque ritenersi chiuso il cerchio intorno ai responsabili del naufragio di Cutro.
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L’articolo Guardia di Finanza e Polizia di Stato: arrestato il sesto ed ultimo scafista presente nel naufragio di Cutro in cui perirono 94 migranti proviene da Report Difesa.
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